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Dal Salone del Libro cacciata una casa editrice, invitati regimi fascisti e antisemiti

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Il Salone del Libro di Torino, come stranoto, ha fatto parlare di sé per l’esclusione della casa editrice Altaforte, vicina al gruppo Casapound, che ha dato alle stampe un libro-intervista al ministro dell’interno Matteo Salvini. Mentre si discuteva del caso Altaforte, però, al Salone del Libro altri discutibili attori sfruttavano l’occasione per allargare le loro relazioni ed espandere le loro ideologie. Parliamo del regime iraniano: a Torino, infatti, tra gli stand, il vice direttore della Fiera Internazionale del Libro di Teheran – tale Ghader Ashena – ha incontrato il presidente del Salone del Libro Silvio Viale.

Durante l’incontro, Ashena ha ricordato come l’Italia sia stato l’ospite d’onore della Fiera del Libro di Teheran nel 2017 e ha auspicato che l’Iran sia l’ospite d’onore del Salone del Libro di Torino nel 2020. Per parte sua, Viale – invitato da Ashena in Iran – ha elogiato la prima partecipazione iraniana al Salone di Torino.

Quella dell’Iran come invitato d’onore al Salone del Libro di Torino è una idea lanciata dall’ambasciata italiana a Teheran che, come sponsor principale, ha l’ex ministro dei beni culturali Massimo Bray (come scritto dal quotidiano La Stampa, l’11 agosto del 2018). Secondo il giornale torinese, infatti, questo folle progetto sarebbe stato portato avanti da Bray sin dal periodo in cui egli era ministro, “corroborando così un’intesa avviata già all’epoca del Governo Letta”. Ne parlammo anche qui su Atlantico.

L’idea di avere il regime iraniano come ospite d’onore del Salone del Libro nel 2020 è una vera e propria vergogna. Ad essere onorata, infatti, non sarebbe l’immensa cultura iraniana e le decine e decine di scrittori che – periodicamente – vengono censurati dal Ministero della Cultura di Teheran, perché non in linea con l’ideologia al potere. No! Ad essere onorato sarebbe un regime che, come noto, finanzia il terrorismo internazionale, considera la vita della donna metà di quella dell’uomo, tiene in carcere decine di prigionieri politici, colpevoli di aver protestato in favore dei diritti umani, contro la pena di morte, o di aver rifiutato di diventare agenti dell’intelligence iraniana. 

Ad essere onorato sarebbe il regime che ha condannato a 33 anni di carcere (e 148 frustate) l’avvocatessa Nasrin Sotoudeh; ad essere onorato sarebbe il regime che ha condannato alla pena capitale Ahmadreza Djalali, ricercatore medico iraniano che ha lavorato anche all’Università del Piemonte Orientale, accusato di spionaggio, ma in realtà colpevole di non essere diventato un agente dell’intelligence iraniana in Europa; ad essere onorato sarebbe un regime che, in base alla Sharia, condanna al carcere donne che protestano contro l’obbligatorietà del velo (imposto alle bambine sin dai sette anni); ad essere onorato sarebbe un regime che, di legge, permette il matrimonio delle minorenni sin dall’età di tredici anni; ad essere onorato sarebbe un regime che, considerato il numero di abitanti, ha la percentuale più alta di condanne a morte (superiore alla Cina); ad essere onorato sarebbe un regime che, pubblicamente, invita alla cancellazione dalle mappe lo Stato d’Israele e nega l’Olocausto; ad essere onorato, infine, sarebbe un regime che ha riempito il Medio Oriente di milizie armate e che non si è fatto scrupolo, in questi mesi, di organizzare attentati contro oppositori anche in Europa (fortunatamente falliti). 

Questo scempio quindi deve essere assolutamente evitato, non solo dalle forze politiche e culturali vicini alla destra, ma soprattutto da quelle vicine alla sinistra. Lo devono fare proprio in nome di quella Costituzione che considerano sacra e di quell’antifascismo che, se veramente ha ancora un senso, non può legittimare in alcun modo un regime fondamentalista che della repressione e della violenza politica ha fatto un suo drammatico cardine.

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