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Dalla Corte Suprema un duro colpo all’agenda green di Biden

L’Epa non ha l’autorità di imporre gli standard di emissioni alle centrali elettriche. Spetta al Congresso. Così la Corte Suprema ferma di fatto la transizione green

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Dalla Corte Suprema arriva il terzo siluro in pochi giorni all’agenda liberal. Dopo armi e aborto, stavolta tocca all’agenda green trovare un autorevole ostacolo nei giudici costituzionali Usa.

Ad essere colpiti sono i superpoteri dell’Epa (Environmental Protection Agency – Agenzia per la protezione ambientale).

Limiti ai poteri del governo federale

Anche in questo caso, come già nella decisione di ribaltare la sentenza Roe vs Wade, la Corte non entra nel merito delle politiche, ma rimette i poteri del governo federale al proprio posto.

Dando ragione agli Stati repubblicani e alle compagnie di combustibili fossili, nella sentenza West Virginia vs. Epa, i giudici hanno stabilito 6 contro 3 che l’Epa ha oltrepassato la legislazione sulle emissioni di gas serra, quando nel 2015 ha cercato di limitare le emissioni delle centrali elettriche a carbone.

“Il Congresso non ha conferito all’Epa il potere di elaborare limiti di emissione”.

Un’agenzia federale non può andare oltre i poteri che le sono stati conferiti dal legislatore. Il potere esecutivo non può spingersi fino al punto di imporre da solo nuove normative ambientali.

Il pronunciamento riduce drasticamente l’autorità dell’Epa nel limitare le emissioni di gas serra. Un duro colpo all’agenda green dell’amministrazione Biden. In pratica, infatti, l’Agenzia non può approvare regolamenti così radicali da costringere alla “transizione” interi settori senza una ulteriore deliberazione del Congresso.

“Limitare le emissioni di anidride carbonica a un livello tale da costringere una transizione a livello nazionale dall’uso del carbone per generare elettricità potrebbe essere una ‘soluzione sensata alla crisi del giorno'”, afferma il presidente della Corte John Roberts nel suo parere di maggioranza. “Ma non è plausibile che il Congresso abbia concesso all’Epa l’autorità di adottare da sola un tale schema normativo nella sezione 111 (d). Una decisione di tale portata e conseguenza spetta al Congresso stesso o a un’agenzia che agisce in base ad una chiara delega di quell’organo rappresentativo”.

Stop alla transizione green

Dunque, il governo federale non può, tramite l’Epa, decidere quanta Co2 può essere emessa dalle centrali elettriche. L’autorità di decidere gli standard delle emissioni spetta solo al Congresso. Una sentenza che sia pure indirettamente impone uno stop al piano dell’amministrazione Biden di azzerare le emissioni entro il 2035 e dimezzarle entro un decennio.

La reazione della Casa Bianca

Non l’ha presa bene la Casa Bianca: “Si tratta di un’altra decisione devastante“, ha ammesso un portavoce, aggiungendo che la Corte “mira a far tornare indietro il nostro Paese”.

Il Clean Power Plan di Obama

Il caso nasce dal Clean Power Plan del 2015 dell’amministrazione Obama, che mirava a ridurre le emissioni delle centrali elettriche. Il piano fu bloccato dalla Corte Suprema già nel 2016, fu quindi sostituito dall’amministrazione Trump con il meno estremo Affordable Clean Energy (ACE), a suo volta fermato dai giudici della Corte d’appello del Distretto di Columbia.

Con l’insediamento di Biden, tuttavia, l’Epa aveva dichiarato di non voler ripristinare il Clean Power Plan, ma di voler sviluppare e attuare un proprio piano.

Oggi la Corte ha stabilito che la legge su cui questi piani governativi si basavano, il Clean Air Act, non conferisce all’Epa l’autorità di imporre alle centrali elettriche limiti alle emissioni tali da trasformare il settore, che devono essere fissati dal Congresso.

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