Luigi Di Maio, un po’ a sorpresa o forse no, ha deciso di scusarsi pubblicamente con Simone Uggetti, ex sindaco Pd di Lodi, e lo ha fatto mediante una lettera a Il Foglio. Uggetti fu accusato di turbativa d’asta ed arrestato nel 2016. Durante la campagna elettorale, risalente sempre a quell’anno, per il rinnovo delle amministrazioni di importanti città come Roma, Torino, Napoli, Milano e Bologna, il Movimento 5 Stelle cavalcò con la solita virulenza forcaiola la vicenda giudiziaria del primo cittadino di Lodi. Uggetti fu additato al pubblico ludibrio sui social e in diverse manifestazioni di piazza, e l’attuale ministro degli affari esteri non fu meno violento, dal punto di vista verbale, degli altri pentastellati. Per la cronaca, Simone Uggetti è stato assolto in appello, ed oggi Di Maio ritiene di dovergli delle scuse, ammettendo che l’aggressione politica e mediatica del 2016 fu, sono parole sue, grottesca e disdicevole.
Cambiare idea può essere a volte salutare, e se un manettaro riesce a tornare alla ragione, ciò non è mai da rifiutare a priori. Tuttavia, siamo davvero in presenza di una sincera conversione garantista da parte del Giggino nazionale, oppure si tratta di una piccola mossa opportunistica e politicante? È lecito avere qualche dubbio circa la buonafede del titolare della Farnesina. Intanto, c’è ancora, e pesa parecchio, il caso giudiziario di Ciro Grillo, figlio del ben più noto Beppe. Forse dalle parti del Movimento 5 Stelle ci si vuole prendere una pausa, smettere per un periodo di sventolare le manette davanti a tutti. “Arrendetevi, siete circondati”, così urlavano nelle piazze del Vaffa negli anni “migliori” del grillismo. Il destino ha poi voluto che fosse proprio Beppe Grillo ad apparire come “circondato”, quasi alla pari di un dittatore disperato che lancia i suoi ultimi proclami dal proprio bunker.
La presunta colpevolezza o l’altrettanto presunta innocenza di Ciro Grillo sono materia esclusiva degli inquirenti, ma quel video pubblicato dal fondatore del M5S a difesa del proprio pargolo, rimarrà una pagina sguaiata e poco edificante. È possibile che i pentastellati siano andati a lezione dai loro quasi alleati del Partito democratico. Ovvero, anziché essere garantisti sempre e con tutti, con Ciro Grillo e con chiunque si trovi coinvolto in inchieste giudiziarie, si preferisce rivendicare garanzie e diritti dell’imputato soltanto per i propri sodali politici o famigliari. Per tutti gli altri, a maggior ragione se si tratta di avversari dotati di un capitale elettorale ingombrante, si fa finta di nulla o peggio ancora, si tifa per le procure e il tintinnio di manette.
L’ex sindaco di Lodi appartiene al Pd, ma se egli fosse stato, per dire, della Lega o di Fratelli d’Italia, avremmo assistito ugualmente alla sedicente svolta garantista di Luigi Di Maio? Forse no, perché a quest’ultimo e ad una parte almeno del Movimento 5 Stelle, a cominciare da Grillo, interessa andare d’accordo, il più possibile, soprattutto con il Pd. Grillini e piddini faticano a costituire una alleanza uniforme in tutto il territorio nazionale (si prevede infatti una coalizione giallorossa un po’ a macchia di leopardo per le prossime amministrative), e le scarse doti da tessitore di Enrico Letta non aiutano. Ma sia i primi che i secondi sanno di non potersi permettere delle corse in solitaria. La logica dei numeri, impietosa ad ogni sondaggio, impedisce di ammainare la bandiera giallorossa.
Il buon Di Maio, che evidentemente ha imparato a conoscere qualche aspetto della politica, si adegua. Il suo spessore politico e culturale non ha registrato grandi miglioramenti negli ultimi anni e resta nella media di quello di tutti gli altri pentastellati, ma egli ha recepito almeno le regole della sopravvivenza politica fine a sé stessa. Rimanere a galla il più possibile, abbracciando tutto e il contrario di tutto, e tentando pure di oscurare persone che dovrebbero essere vicine come Giuseppe Conte, lo strano leader del M5S. Giggino ha accettato ogni diktat da parte di Grillo, si è fatto piacere Matteo Salvini per poi scoprire di amare in realtà il Pd. Oggi si ridisegna come garantista e chissà, fra qualche tempo si professerà anche liberale e liberista…