Il caso Daisy ha dimostrato ancora una volta che l’arena pubblica italiana è un ring. E non ci riferiamo solo alla politica, perché anche l’informazione ha avuto una parte importante nella recente scazzottata tra presunti razzisti e presunti buonisti. Sì, perché buona parte dei media, nonostante i carabinieri avessero fin da subito escluso il movente razzista, ha immediatamente bollato il lancio di uova contro l’atleta come razzismo. Ed è ricominciato il ritornello di sempre: con Salvini accusato di razzismo e fascismo, che replica deridendo i buonisti-rosiconi con il Rolex. Morale della favola: questa volta il ministro degli interni aveva ragione. Il gesto era semplicemente una ragazzata commessa, tra gli altri, anche dal figlio di un esponente del Pd di Vinovo. Un autogol non da poco.
Ma attenzione, Salvini non è un santo. Alimentando una propaganda martellante ha costruito un messaggio radicale che mira a mettere in luce soprattutto i reati commessi da immigrati, meglio se clandestini. Questo marchingegno che permea i suoi social quotidianamente facilita l’identificazione dell’immigrato con il criminale. In un processo implicito, che si muove sottilmente tra le pieghe del suo flusso comunicativo, cova una certa intolleranza. Intolleranza (non certo razzismo) che trova, però, un solido fondamento nella quotidianità di chi vive situazioni di degrado magari in quartieri periferici. Bisogna essere chiari: ci sono zone del Paese in cui lo Stato è completamente assente, dove la sicurezza e la tranquillità sono una chimera. Dove una cattiva gestione dell’immigrazione ha portato gli immigrati, privi di qualsiasi occupazione, a delinquere diffusamente.
Come uscire da questo perenne conflitto? Con il buonsenso, merce rara nella politica odierna. Ritrovare un terreno comune sul quale impostare il dibattito pubblico sarebbe un primo passo molto importante. Salvini potrebbe moderare la veemenza dei propri messaggi, a patto che la sinistra riconosca una volta per tutte che un’immigrazione fuori controllo può diventare una bomba sociale. E poi eliminando tutte le tossine che inquinano l’arena pubblica, a partire dalla delegittimazione sistematica dell’avversario con strumentali accuse di fascismo e razzismo. Aspettative forse troppo elevate, ma che renderebbero meno rovente quest’estate.