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I Difensori della Libertà

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Luciano Pellicani è uno dei rari sociologi italiani della politica i cui lavori sono pubblicati (in inglese) negli Stati Uniti, nel cui mercato editoriale solo il 3% dei titoli sono traduzioni di testi di autori stranieri. E’ anche uno dei rari professori italiani che non ha un proprio sito web per pubblicizzare se stesso ed i suo lavori sulla rete. Non ne ha bisogno data la sua fama in Italia ed all’estero. Gli è sufficiente la scheda (concepita per uso degli studenti) che gli mette a disposizione la Libera Università degli Studi Sociali Guido Carli (LUISS) di Roma dove insegna dal 1984 ed ora è ‘professore emerito’.

Il tema centrale dei lavori di Pellicani è stata l’analisi (sui testi originari) delle contraddizioni e soprattutto dei pericoli del marxismo e di tutte le altre forme di totalitarismo. Ha riscoperto il ‘socialismo liberale’ che in Italia era stato messo da parte sin dagli anni dell’opposizione al fascismo (quando avevano prevalso i massimalismi di impronta marxista). E di ‘socialismo liberale’ ha nutrito per oltre un decennio il Centro Studi Mondoperaio ed il mensile dallo stesso nome da lui diretto.

I Difensori della Libertà
di Luciano Pellicani
Rubettino 2018, collana “Zona Franca”
pag. 135 – 13 Euro

Dopo avere sviscerato per decenni i rivoluzionari di professione, i nemici della modernità (e dell’occidente), i pericoli insiti nelle ‘società dei giusti’, la genesi del capitalismo, i volti del totalitarismo, i cattivi maestri e tanti altri temi ad essi correlati, il suo ultimo libro è un agile volumetto (135 paginette) dedicato a I Difensori della Libertà. Non solamente è lo sbocco naturale di oltre cinquanta anni di ricerche ma è un saggio quanto mai opportuno e diretto non soltanto agli studiosi ma al grande pubblico, di quelle che un tempo venivano chiamate ‘le persone colte’. Non solamente – come ricorda lo stesso Pellicani – ‘ dopo avere vinto la sua secolare lotta contro l’assolutismo dell’Antico Regime, il liberalismo, lungo tutto il Novecento, ha dovuto fronteggiare una terrificante minaccia, quella dei movimenti rivoluzionari di massa – bolscevismo, fascismo, nazismo- determinati a radere al suolo la civiltà dei diritti e delle libertà’, ma il nuovo millennio non è iniziato in meglio. Da un lato, il fondamentalismo islamico è in guerra aperta contro i valori della civiltà occidentale – di cui il liberalismo è il cardine. Da un altro, in Paesi e società che parevano volersi integrare nel mondo liberale (in cui hanno chiesto di essere ammessi) risorgono nazionalismi e sciovinismo illiberali. Da un altro ancora, anche in società che sembravano avere ormai forti radici liberali, nascono, a motivo, in una certa misura, di un’immigrazione inattesa e molto rapida, oltranzismi ed intolleranze.

Quindi, è necessario, oltre che opportuno, ricordare gli intellettuali che si opposero ‘alla tentazione totalitaria in un contesto ideologico dominato da una sfrenata ed inquietante passione nichilistica’. Per alcuni aspetti, il volume ha una struttura simile a quello a firma dell’allora senatore del Massachusetts John Fitzgerald Kennedy (a cui andò il Premio Pulitzer per il 1957) Profiles in Courage (edito in italiano alcuni anni dopo con il titolo Ritratti del Coraggio) . In Profiles in Courage vengono tratteggiati gli aspetti salienti di otto uomini politici americani che hanno preso decisioni politiche coraggiose, e non ‘popolari’. In I Difensori della Libertà, invece, ci sono i ritratti di otto intellettuali europei che nei decenni in cui dominava il pensiero illiberale nelle sue varie forme e guise, si sono opposti alla ‘dottrina prevalente’: Benedetto Croce (ossia la religione della libertà), Guglielmo Ferrero (i geni invisibili della città), José Ortega y Gasset (la rivolta contro il liberalismo), Simone Weil (il mito della rivoluzione), Raymond Aron (la tentazione totalitaria), Friedrich von Hayek (la via della schiavitù), Norberto Bobbio (i valori del socialismo liberale), Giovanni Sartori (il mercato e la democrazia).

Di questi ‘difensori della libertà’, Pellicani fornisce, nel libro, un distillato del pensiero. Sono autori che Pellicani ha studiato per decenni. Quando ci incontrammo, all’inizio degli Anni Ottanta, al mio rientro in Italia dagli Stati Uniti, veniva generalmente accreditato, anche presso gli economisti, come colui che aveva fatto conoscere José Ortega y Gasset, sino ad allora quasi ignoto ed ignorato nel nostro Paese. Ho il ricordo, poi, di conversazioni con Giovanni Sartori (per diversi anni sposato con una mia cugina) che a New York, nel suo magnifico appartamento di Central Park West, mi descriveva Pellicani come uno degli intellettuali che considerava più vicini.

Il distillato è, quindi, ciò oggi più preme fare conoscere. Quindi di Croce si sottolinea l’enfasi sulla ‘natura politico-religiosa del liberalismo’ in contrapposizione alla ‘formidabile offensiva’ sferrata da Marx (anche essa con un afflato quasi mistico). Di Ferrero , l’accento sulla ‘legittimità democratica’ come unico rimedio contro i totalitarismi. Di Ortega y Gasset, la ‘superiorità di vita pubblica’ della democrazia liberale rispetto ad altre forme (sinora conosciute) e le insidie – ‘la ribellione delle masse contro il liberalismo un’inquietante invasione verticale dei barbari’. Di Simon Weil i nessi tra la rivoluzione – ‘quella di Ottobre ha rafforzato i poteri che già sotto lo zarismo erano gli unici: la burocrazia, la polizia e l’esercito’ – e la Gnosi. Di Raymond Aron, il risalto sugli aspetti ‘distruttivi’ del marxismo e la bancarotta planetaria del sistema ‘che definiva se stesso socialismo realizzato’. Di von Hayek, la trascendenza del liberismo dalla sfera economica: ‘gli individui devono essere trattati come fini e non come mezzi’. Di Bobbio, la rilevanza etica e storico-politica del socialismo liberale. Di Sartori , il collegamento tra mercato e democrazia. E’ un libro breve. Ma da leggere con attenzione, da meditare e da fare leggere. In questa fase in cui (molti non se ne accorgono) le libertà sono in pericolo.