Donne iraniane che non possono nemmeno viaggiare, ma le progressiste italiane sbraitano per un ministero

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Samira Zargari, coach della nazionale di sci alpino iraniana non potrà giungere in Italia per i mondiali di Cortina. Non perché bloccata da qualche impedimento fisico, ma come riportato anche dai giornali italiani è stata fermata da impedimenti “burocratici” iraniani.

In questo caso, per “burocratici”, ci riferiamo alla decisione del marito della Zargari di non concedere alla moglie il nullaosta per lasciare il Paese. Un permesso necessario perché, al di là di quanto afferma la Repubblica Islamica sul rispetto della parità di genere, in Iran le donne non hanno diritti reali, se non per concessione maschile. Compreso il diritto di viaggiare nel mondo, condizionato appunto alla firma di un “protettore” maschio, che può essere il padre, un fratello o il marito a seconda dei casi. Della violazione dei diritti umani delle donne in Iran, tra l’altro, abbiamo parlato su Atlantico Quotidiano solo qualche giorno fa.

La notizia dell’impedimento della Zargari è giunta in Italia nelle stesse ore in cui le esponenti del Pd lamentavano la loro assenza dalla delegazione di ministri del loro partito nel Governo Draghi. Nelle stesse ore in cui, addirittura, per reclamare i loro “diritti” di presenza ministeriale, le esponenti Dem – guidate da Laura Boldrini – minacciavano un nuovo Aventino. Salvo poi farsi rispondere da Draghi che la vera parità di genere non dipende dalle quote rosa imposte dalla legge, ma da condizioni competitive tra i generi (ovvero non basta essere donne per guadagnarsi un posto nell’Esecutivo…).

Nessuna di queste illustri progressiste italiane, però, ha pensato nelle stesse ore di pubblicare un tweet in sostegno di Samira Zargari. Di iniziare una petizione in suo favore e di consegnarla all’ambasciatore iraniano in Italia, che proprio alcuni giorni fa pretendeva di illustrare agli italiani i traguardi raggiunti dall’Iran dalla rivoluzione fondamentalista di Khomeini nel 1979.

A dedicare un tweet al caso di Samira Zargari, invece, sono state le “cattivissime” esponenti parlamentari di Lega e Italia Viva: le senatrici Pucciarelli, presidente del Comitato diritti umani, Lucia Borgonzoni e Daniela Sbrollini (tweet ripreso poi dall’account ufficiale di Italia Viva).

Insomma, le rappresentanti donne portate in Parlamento dai “pericolossissimi” due Matteo sono stati capaci di andare oltre il loro orticello, per denunciare l’abuso dei diritti umani nei confronti di una donna iraniana. Le altre, quelle che fanno tanto rumore sui giornali, non riescono proprio ad andare oltre una concezione per “quote” della parità di genere, pretendendo quindi – di diritto – una poltrona ministeriale.

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