Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento di Davide Rossi, ex assessore alla cultura del Comune di Fano e della Provincia di Pesaro-Urbino
È vero che la storia non si fa con i se e con i ma, però, siccome qui siamo ancora alla cronaca, proviamo ad azzardarlo questo se. Se in questo momento a gestire l’emergenza coronavirus avessimo avuto Matteo Salvini ministro degli interni, in quale scenario ci saremmo trovati? Mi riferisco alle misure pesantemente restrittive delle nostre libertà personali ed economiche che Conte, il Pd e i 5 Stelle ci hanno imposto. Mi riferisco alla sospensione a tempo indeterminato delle garanzie costituzionali che tutt’ora stiamo subendo. Se non ci fosse stata la stravagante crisi di agosto dello scorso anno, avremmo avuto Matteo Salvini a gestire dal Viminale questa fase emergenziale. Sicuramente non sarebbe sparito dalla scena, come è accaduto con l’attuale ministro Lamorgese, e certamente non avrebbe lasciato mano libera al solo Conte. Avrebbe esercitato in pieno la sua funzione di ministro competente sulle forze dell’ordine e, probabilmente, avrebbe anche lui (almeno in una prima fase) sostenuto il lockdown. Mi sembra, questo, uno scenario più che realistico.
Però mi chiedo: come avrebbero reagito i Fazio, le Repubblica, i Tg3 e tutto lo schieramento mass mediatico radical chic, a sostenere a spada tratta, come stanno facendo oggi, le misure privative delle nostre libertà? Come avrebbero fatto a convincere i loro ascoltatori e lettori che il ministro Salvini stava agendo “per il loro bene”? Fino al giorno prima passavano le giornate a ritrarre il leader della Lega come un pericoloso antidemocratico, un neofascista, un ministro da stato di polizia. Ora, avrebbero potuto rimangiarsi tutto questo ed applaudire alla repressione poliziesca di questo periodo? Se gli elicotteri dei carabinieri, i droni e i posti di blocco li avesse dispiegati il governo con Salvini al Viminale, come avrebbero potuto sostenere che tutto ciò fosse giustificato e legittimo? Sono certo che si sarebbero trovati in una condizione di imbarazzo insostenibile. Il milieu culturale e politico della sinistra non avrebbe potuto reggere una situazione di questo genere.
Ed allora? Non si vuole sostenere che la crisi di governo di agosto sia stata agevolata per preparare quello che stiamo vivendo. Però, non possiamo ignorare che la storia recente italiana ci insegna che quando c’è da fare un lavoro “sporco”, lo si lascia fare alla sinistra, affinché il mondo culturale e gli opinion maker dominanti lo possano difendere e spiegare al “popolo”. Ricordate la guerra per il Kosovo e i bombardamenti su Belgrado? Pochi mesi prima cadde il governo Prodi e nell’ottobre 1998 divenne presidente del Consiglio per la prima volta un ex comunista: Massimo D’Alema. Nel marzo 1999, l’Italia concesse le basi per il bombardamento: un ex comunista che partecipava alla guerra contro un Paese ex comunista. Nel novembre 2011, al culmine della crisi dello spread, Mario Monti, su nomina dell’ex comunista Napolitano e con l’appoggio determinante dell’ex comunista Pd, divenne presidente del Consiglio, esautorando il legittimo governo di centrodestra presieduto da Silvio Berlusconi. Sappiamo bene poi quali pesanti misure economiche impose Monti agli italiani, fra gli applausi dell’establishment.
È un dato di fatto che, dai primi mesi dello scorso anno, i 5 Stelle hanno assunto tutta una serie di posizioni politiche che hanno reso difficile alla Lega la permanenza al governo: il no alla Tav e alle grandi opere, il no alla Flat Tax, l’imposizione di misure giustizialiste, ma soprattutto la svolta europeista, con il sì alla riforma del Mes e il voto a favore di Ursula Von der Leyen. Le provocazioni e le critiche al capo leghista da parte dei grillini erano quotidiane e crescenti, tanto che un po’ tutti ci chiedevamo come avrebbe fatto il governo a reggere. E difatti non resse, Salvini fu quasi costretto a fare la crisi. Il Pd era già pronto. Nessuno ci avrebbe creduto che 5 Stelle, Pd e Renzi avrebbero fatto un governo assieme dopo essersi insultati fino al giorno prima (il Partito di Bibbiano e compagnia bella…). Eppure lo fecero.
Dulcis in fundo, lo vogliamo ricordare il rapporto privilegiato coltivato dai 5 Stelle e da Conte con la Cina? Il memorandum d’intesa sulla Via della Seta fu firmato da Conte fra le legittime proteste degli Usa e della Lega e gli sperticati ringraziamenti di Di Maio agli aiuti cinesi per l’emergenza sanitaria sono sotto gli occhi di tutti. Di Battista in queste ore si spinge addirittura a dire che la Cina vincerà la “terza guerra mondiale” senza sparare un colpo (bontà sua) e l’Italia dovrà ringraziare Di Maio e i 5 Stelle per averla schierata al suo fianco. Insomma, la Cina ha già il controllo su una quota rilevante del potere politico italiano, in barba alle tradizionali alleanze occidentali del nostro Paese. A ciascuno le proprie conclusioni.