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Ecco chi c’è dietro la “droga dell’Isis” sequestrata a Salerno: Hezbollah e il regime siriano

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“La droga dell’Isis”, così è stato definito il mega carico di anfetamine Captagon scoperto mercoledì scorso al porto di Salerno – un plauso a loro – dagli 007 dell’Agenzia delle Dogane, il Gico della Guardia di Finanza e la Dda di Napoli. Oltre 80 milioni di pasticche, per un valore di almeno 1 miliardo di euro. Che l’Isis sia dietro tutto questo è possibile, ma che solo i miliziani del Califfato siano responsabili di questo mega traffico di droga, un sogno persino per Pablo Escobar, è assai improbabile.

È vero infatti che l’Isis produce droga in Siria in laboratori chimici clandestini, ma è altrettanto vero che senza un qualche sostegno esterno, i jihadisti del Califfato non sarebbero in alcun modo in grado di mettere in piedi un traffico di simili dimensioni, soprattutto ora che sono costretti di fatto a vivere in caverne tra la Siria e l’Iraq. Dunque, la domanda da porsi ora è: chi c’è veramente dietro quel mega carico? La risposta definitiva arriverà, semmai sarà possibile accertarlo, solo dalle inchieste ufficiali, ma è possibile azzardare qualche ipotesi.

Dietro quel carico potrebbero esserci il regime siriano e i suoi alleati, in primis Hezbollah. Il Captagon, infatti, non è solo la droga dell’Isis, ma è tra le droghe più diffuse in Medio Oriente. Solitamente, passa sotto le aree della Siria controllate dal regime di Assad, e in particolare dal suo alleato Hezbollah. Aree vicine al confine libanese: laboratori clandestini in cui viene prodotto il Captagon, come ha rilevato l’esperto Tobias Schneider del Global Public Policy Institute, sono stati individuati a sud di Homs.

Guardando a ritroso, scopriamo che fu proprio il regime siriano, nel novembre del 2018, a sequestrare un carico di droga partito dalla regione occidentale di al-Qusayr, controllata dal 2013 da Hezbollah, e diretto verso il porto di Latakia. Il sequestro fu interpretato dagli esperti come una spaccatura tra alcune frange del regime siriano e Hezbollah (fratture che oggi si sono ampliate).

In particolare, sostiene ancora Peter Schneider, a gestire il narcotraffico con Hezbollah e Isis era Maher Makhlour – ricco cugino di Assad, da sempre vicino all’Iran – che qualche mese fa ha defezionato per una inchiesta per evasione fiscale iniziata nei suoi confronti. Per gli esperti, dietro l’inchiesta aperta da Bashar al Assad, ci sarebbero le fratture tra Mosca e Teheran sul controllo della Siria. Ancora: lo scorso aprile, la dogana saudita ha confiscato un carico di oltre 40 milioni di anfetamine Captagon, la cui provenienza era chiaramente legata al regime siriano. Il carico era nascosto in un container che ufficialmente trasportata tè, gestito da una compagnia vicina agli Assad.

Già nel 2016, il Journal of International Affairs della Columbia University evidenziava come il narcotraffico di Hezbollah godesse della connivenza di parte dei militari siriani. Secondo l’articolo, dopo la guerra del 2006 contro Israele, Hezbollah avrebbe aumentato la produzione di anfetamine per rimetterei i conti dell’organizzazione terroristica in ordine. Con lo scoppio della guerra in Siria, i laboratori di produzione si sarebbero spostati dalla Valle della Bekaa – dove ufficialmente Hezbollah combatte il narcotraffico – all’interno della Siria. Secondo Elizabeth Tsurkov del Foreign Policy Research Institute, ad essere coinvolta nel narcotraffico sarebbe la Quarta Divisione dell’esercito siriano, quella comandata da Maher al-Assad, fratello del dittatore siriano Bashar al Assad.

Insomma, che ciò che è rimasto dell’Isis, per quanto pericoloso, sia in grado di produrre da solo questo quantitativo di anfetamine, caricarlo su mezzi di trasporto, portarlo liberamente verso Latakia e imbarcarlo verso l’Europa, è altamente improbabile. Soprattutto perché tutti i porti siriani sono sotto il controllo del regime di Assad e dei suoi alleati (Russia e Hezbollah in testa).

D’altronde, sono anni che la DEA – l’agenzia antidroga del Dipartimento di Giustizia americano – aveva lanciato nel 2008 un progetto ad hoc per combattere il narcotraffico di Hezbollah (progetto di cui faceva parte anche l’Italia). Secondo la DEA, Hezbollah trafficava droga in mezzo mondo, dal Medio Oriente all’Europa, passando per l’America Latina dove godeva (e gode) del sostegno delle locali comunità libanesi, soprattutto nella Tri-Borders Area.

Quel progetto, secondo quanto riportato da Politico nel 2017, venne interrotto dall’amministrazione Obama, nell’ambito della strategia di appeasement con il regime iraniano.

I fatti sopra esposti rendono altamente improbabile la definizione di “droga dell’Isis”, per quanto riguarda il carico sequestrato a Salerno. Più correttamente, dovrebbe essere definita come droga che prova (ancora una volta) i rapporti tra il Califfato e il regime siriano (d’altronde fu la stessa Ue, nel 2015, a sanzionare il businessman George Haswani, uomo di Assad, per il suo ruolo nel traffico di petrolio tra Damasco e Isis).

Quanto scoperto a Salerno dovrebbe far ricredere chi, ancora oggi, ritiene che a sconfiggere l’Isis in Siria e Iraq siano stati gli iraniani e Hezbollah. Teheran e il Partito di Dio hanno fatto i loro interessi, ovvero difeso i confini della Repubblica Islamica, davanti all’avanzata del Califatto. Una volta garantito questo, hanno portato avanti (e portano ancora avanti), traffici illeciti con il Califfato che mettono direttamente a repentaglio la sicurezza dell’Europa e di tutto l’Occidente.