Economia

Caricatore, anzi “cavetto unico”: una direttiva dirigista e anti-mercato

Assurdità e contraddizioni dell’ultima trovata Ue: misura “ad aziendam” e innovazione “commissariata”. Politici, tecnici e funzionari pagati per sostituirsi al mercato

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Guerra? Crisi energetica senza precedenti? Inflazione, prevista al 1,5 per cento, che viaggia attorno al 10? Tutti argomenti importanti, ma non abbastanza da distogliere il Parlamento europeo da un’altra questione, ben più fondamentale.

Questa volta non si tratta delle banane col codice CN ex 0803, visto che la lenta evoluzione del frutto rende tutt’ora attuale la legislazione del 1994, quella che imponeva che la corona fosse ben tagliata, non smussata o strappata, senza frammenti di stelo e che la lunghezza minima fosse di 14 cm.

Nell’ottobre del 2022 l’attenzione è invece rivolta ai grovigli di cavetti “USB”, una seccatura insopportabile per gli europarlamentari.

Lo abbiamo letto ovunque: nella seduta del 4 ottobre il Parlamento europeo ha approvato con 623 voti favorevoli e 13 contrari una direttiva che… appunto, che cosa dice?

Secondo i titoli che abbiamo letto in questi giorni (“La Ue dice sì al caricatore unico“, la Repubblica) sembrerebbe una lotta al proliferare dei caricatori, ma entrando nel merito emerge che si tratta di altro.

L’iniziativa è stata illustrata al Parlamento con enfasi teatrale dal maltese Alex Agius Saliba (S&D), subito seguito dall’immancabile commissaria Margrethe Vestager, che ha ripetuto gli stessi concetti, ma con sorriso bonario ha anche concesso un periodo di transizione di due anni.

Non il caricatore ma il cavetto

Per una volta la cattiva comprensione del cuore della norma non è colpa dei giornali e delle radio (poco abituati ad andare oltre i titoli, come ormai regola generale): la direttiva si intitola effettivamente “A Common Charger for Electronic Devices”.

Piccolo problema: all’interno dei documenti si parla invece di connettori USB e di protocolli di comunicazione. E non di caricatori: probabilmente annunciare una direttiva sui cavetti sarebbe sembrato troppo poco ecologico e inoltre sarebbe risultato difficile convincere il mondo della quantità immensa di CO2 risparmiata, stimata in 600 “kilotonnellate” di “emissioni equivalenti”.

Ecco quanto scritto nel briefing PE 689.819 del luglio 2022: “I consumatori hanno più caricatori rispetto ai bisogni e questo eccesso ha causato 11.00 tonnellate di e-waste e 600 kilotonnellate di emissioni CO2 equivalenti nel 2018”. Il concetto non è ben spiegato, non si capisce cosa sia equivalente a cosa.

Certamente un caricatore in eccesso, che riposa in un cassetto, non produce nessuna emissione. E altrettanto certamente l’inutile produzione di uno nuovo prodotto crea indirettamente CO2 vera e non equivalente.

Una misura ad aziendam

Cosa impone dunque questa nuova regolamentazione? In sostanza costringe Apple a cambiare il connettore agli iPhone (e a fornire un cavetto differente dall’attuale).

Certo, il nome della società californiana, una delle fissazioni di Margrethe insieme a Google e Facebook, non è mai fatto nei documenti ufficiali. Ma l’illustrazione presente in essi parla chiaro: da un lato i buoni, le varianti USB, ormai tutte sostituite dall’USB Type C.

Dall’altro un cattivo, reo di usare un cavetto “proprietario”. Chi è? Dall’immagine non ci sono dubbi: l’Apple di iPhone, il più caro degli apparati mobili, il simbolo stesso degli sprechi dell’economia capitalista.

Chi avesse dei dubbi controlli il colore dei cavi: tutti neri come il Zhongshan suit tranne l’ultimo, mostrato nel colore bianco scelto da Steve Jobs stesso ai tempi del primo iPod.

La direttiva in dettaglio

Al punto (9) del testo votato si legge: armonizzare protocolli e “interfacce di caricamento” (cavetti e connettori ndr) per assicurare la comodità del consumatore, ridurre i rifiuti industriali ed evitare la frammentazione del mercato.

La parola “frammentazione”, sempre connotata negativamente, verrà poi ripetuta numerose volte nel documento. In passato il “problema” della frammentazione è sempre stato risolto dal mercato stesso.

Nel caso dei due standard per il colore televisivo (il francese SECAM e il tedesco PAL) i produttori hanno quasi subito iniziato a mettere sul mercato televisori multistandard, mentre per le videocassette (VHS vs Betamax) sono stati i consumatori stessi a decidere, optando in gran numero per il primo. Non era stato necessario, in altre parole, pagare politici, tecnici e funzionari per scrivere e far votare un documento “virtuoso”.

Ed eccoci ai rimedi, al punto (10). “It is therefore necessary to impose requirements”. Tradotto “è dunque necessario imporre dei requisiti”: imporre ai produttori cosa produrre e vendere.

La prima misura imposta è “unbundling the sale of charging devices from the sale of radio equipment”, che vuol dire separare la vendita del caricatore da quella dei telefoni. I produttori, obbligati a non inserire nelle confezioni i caricatori, ma non ad abbassare di conseguenza i prezzi, ringraziano.

Il cuore del provvedimento è dal punto (11) in poi: impone lo standard EN IEC 62680-1-3-2021, in sostanza il connettore USB-C. Vengono quindi citati in merito i molti vantaggi dell’USB-C, tra i quali permettere di caricare i telefoni addirittura a 240W (fast charge).

Chi ha scritto la direttiva non era troppo ecologista, o forse non si aspettava un inverno in cui dovremo risparmiare energia in ogni modo: in merito attendiamo dunque una contro-direttiva che vieti i caricatori troppo potenti.

Innovazione commissariata

Molti hanno obiettato che questa imposizione avrebbe bloccato l’innovazione: la tecnologia corre e l’USB-C attuale non sarà per sempre la soluzione migliore. Ma la commissione ha pensato anche a questo:

“The power to adopt acts in accordance with Article 290 of the Treaty on the Functioning of the European Union should therefore be delegated to the Commission in respect of amending categories or classes of radio equipment and the specifications relating to the charging interfaces and charging communication protocols for each of them and amending the information requirements regarding the charging interfaces and charging communication protocols. It is of particular importance that the Commission carry out appropriate consultations during its preparatory work, including at expert level, and that those consultations be conducted in accordance with the principles laid down in the Interinstitutional Agreement of 13 April 2016 on Better Law-Making”.

In questo lungo bla bla bla si dice in pratica che se gli standard evolvono la commissione farà partire delle consultazioni preventive con esperti del settore, da effettuare in base all’accordo del 13 aprile 2016 (qualunque cosa questo significhi).

Chiaro il pensiero sotteso? L’industria non deve permettersi di innovare autonomamente, ma sottoporre le sue idee ad un comitato che deciderà cosa sia accettabile per gli europei. O forse gli elettori europei nel 2024 decideranno che è ora di cambiare aria, come già stanno facendo in diverse nazioni europee.

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