Economia

Prezzi del gas? Sorpresa: i mercati ignorano i vertici Ue

Non un miracolo di Draghi, né l’inesistente price cap: ecco cosa ha fatto scendere i prezzi del gas e perché il pericolo non è scampato

Economia

Durante il regno di Luigi XIV il ministro delle finanze francese Jean-Baptiste Colbert ricevette la visita di una delegazione di commercianti di Bordeaux. Subito chiese loro: “Cosa posso fare per voi?” ottenendo una risposta netta: “Ci dimentichi e ci lasci fare il nostro lavoro”.

Questo aneddoto ci è tornato in mente dopo l’intervista all’amministratore delegato di Axpo Simone Demarchi, trasmessa da Quarta Repubblica lunedì 24 ottobre.

Siamo infatti andati immediatamente a verificare un po’ di dati storici sul mercato del gas e abbiamo ricontattato il nostro esperto in materia, Davide Cornaggia (@ominodelgas). Scoprendo che le folli bollette che stiamo pagando sono state causate proprio dai politici europei, quelli che dopo il vertice del 20-21 ottobre si dicono trionfanti per aver introdotto un “price cap” che in realtà non esiste.

I dati

Partiamo dai dati dell’European Energy Exchange (EEX) che proprio Cornaggia ci aveva indicato come punto di riferimento. EEX “opera e connette mercati sicuri, liquidi e trasparenti” nel campo di energia e derivati.

Vi si trovano dati riguardanti il mercato spot, che esprime la situazione fisica attuale e quelli relativi al mercato futures che rispecchia le aspettative degli operatori sulla situazione futura, anche al fine di coprire i rischi dovuti alle possibili variazioni a venire.

Concentriamoci sull’indicatore “month ahead”: si vede come a partire da agosto era in atto una costante discesa dei prezzi del gas al megawattora (MWh). Osserviamo cosa accade alla data del vertice europeo, attorno al 20 ottobre: il prezzo – che era in discesa – risale leggermente subito prima dell’incontro, per poi riprendere la sua lenta discesa (con tre giorni di ritardo).

Lunedì 24 ottobre il future TTF (il famoso mercato olandese) ha poi chiuso a 93,35 euro/MWh. Sotto i 100 euro, come hanno titolato i quotidiani, attribuendo il merito a Mario Draghi, quasi avesse emesso un secondo “whatever it takes”.

Chi volesse approfondire le dinamiche può analizzare i dati storici disponibili qui, mentre chi volesse divertirsi a conoscere i dati in tempo reale, aggiornati ogni 15 minuti, può cliccare qui.

Dunque, una continua discesa, in totale contrasto con le fosche previsioni della passata primavera.

I mercati ignorano i vertici Ue

Cosa ha causato questa discesa? Ecco l’opinione di Cornaggia:

“I mercati in realtà ignorano totalmente le conclusioni del vertice europeo, chiunque lo pensi prende un granchio colossale: i prezzi stanno scendendo perché ci sono temperature record per il periodo (a ottobre 17,7° contro una media stagionale di 12,2 ndr), perché abbiamo navi GNL vendute a termine (coi prezzi alti) che fanno la fila per scaricare e perché letteralmente non si sa dove mettere il gas. Martedì abbiamo osservato prezzi negativi sul mercato olandese, c’è chi pagava per poter vendere gas”.

I prezzi pazzi di fine agosto

Ma eccoci all’osservazione principale:

“La retorica europea sugli stoccaggi pieni è stata la causa scatenante dei prezzi pazzi di fine agosto, tutti volevano un numero (stoccaggi al 90 per cento) da spendere politicamente e ci si è lanciati in una corsa all’acquisto totalmente inutile. Avrebbe avuto più senso cominciare a stoccare quando le temperature sarebbero scese tanto da non avere richiesta di energia per l’aria condizionata (di draghiana memoria, ndr)“.

Anche il Financial Times in un articolo di inizio settimana avvallava questa analisi, aggiungendo altre informazioni interessanti. In primo luogo, la domanda di gas è stata durante i mesi di settembre-ottobre del 20 per cento inferiore a quella abituale, permettendo di riempire gli stock europei praticamente solo tramite l’utilizzo del “gas naturale liquefatto” (il gas russo avrebbe contribuito solo per il 9 per cento, contro un 40 per cento del passato)

Riserve strategiche

Perché le riserve non vengono riempite al 100 per cento oggi che, come abbiamo visto, il gas è così “economico”? Henning Gloystein, direttore delle risorse per l’Eurasia Group (“prima azienda dedicata esclusivamente ad aiutare gli investitori e i decisori aziendali a comprendere l’impatto della politica sui rischi e le opportunità nei mercati esteri”) ha spiegato che oltre il 90 per cento di riempimento la pressione diviene talmente elevata da rendere difficile aggiungere altro gas, con il risultato che quello in eccesso viene venduto al mercato spot a prezzi ancora più bassi. Una specie di circolo virtuoso, potremmo dire.

Pericolo scampato? Non proprio

Dunque, le riserve sono piene e, come mostra il grafico pubblicato mercoledì 26 ottobre da Bloomberg, mai c’è stato tanto LNG in mare in attesa di compratori. Il pericolo di un inverno al freddo potrebbe apparire scampato.

Ma occorre fare i conti con alcuni fatti. In primo luogo, un inverno particolarmente freddo potrebbe causare uno svuotamento di queste riserve prima della prossima primavera. In secondo luogo, l’inverno 2022-2023 … non sarà l’ultimo.

Queste riserve erano state riempite ben prima del blocco voluto da Putin e il sabotaggio di Nord Stream 1 rende difficile immaginare che possano essere nuovamente riempite la primavera prossima.

In pratica, se decideremo di stare al caldo questo inverno potremmo dover stare molto al freddo in quello prossimo. Oppure possiamo scegliere di conservare le risorse e restare “abbastanza” al freddo già a partire da quest’anno, visto che pare molto improbabile che l’LNG possa coprire il deficit di circa 50 miliardi di metri cubi di gas russo che ci veniva fornito annualmente.

Problemi immani

Chiudiamo con le considerazioni finali di Davide Cornaggia:

“Prima o poi il freddo arriva e in realtà senza gas russo avremo problemi immani, la capacità di stoccaggio disponibile è fissata dalla fisica, non si può creare in un mese. Per ora siamo molto fortunati con il meteo, ma se arriveranno ondate di freddo i problemi che per ora sembrano non esistere torneranno a farsi vivi. E i prezzi a termine (“month +2 e +3” qui, ndr) ce lo confermano.

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