Domenica scorsa le autorità turche hanno arrestato Maryam Shariatmadari. Il suo nome non dirà molto a chi non segue le questioni iraniane, ma Maryan è nota in Iran per aver pubblicamente protestato contro il velo obbligatorio, togliendosi l’hijab in strada nel 2018 e venendo ovviamente arrestata con violenza dalle autorità khomeiniste.
Maryam, all’epoca studentessa di ingegneria informatica presso l’Università Amir Kabir, è stata accusata di istigazione alla prostituzione e propaganda contro il regime, e condannata ad un anno di carcere. Rilasciata su cauzione, Maryam ha deciso di scappare, cercando rifugio in Turchia. Qui, purtroppo, il regime di Erdogan invece di accoglierla l’ha arrestata e ora minaccia di rispedirla in Iran, dove ovviamente verrebbe immediatamente sbattuta in prigione.
L’arresto della Shariatmadari ha ovviamente provocato la reazione indignata degli attivisti, in particolare quella di Masih Alinejad, giornalista iraniana rifugiata negli Stati Uniti, ormai diventata la voce internazionale delle donne che lottano contro il velo obbligatorio. Per la cronaca, in Iran l’hijab è imposto alle bambine sin dall’età di sette anni e lo stesso matrimonio è consentito per le ‘ragazze’ sin dall’età di 13 anni, previo consenso dei genitori.
La Turchia è da tempo accusata di respingere i rifugiati politici iraniani che giungono clandestinamente per sfuggire alle persecuzioni del regime clericale sciita. Sinora, però, le denunce delle ong non sono servite a nulla, anche perché non sono state accompagnate da forti posizioni di condanna da parte Ue. Il caso della Shariatmadari preoccupa notevolmente e rappresenta una sfida per tutte le democrazie europee. Maryam ha lottato per i suoi diritti e per questo è stata arrestata e costretta ad abbandonare il suo Paese. Ora rischia di essere rispedita a Teheran e ricevere una pena ancora più dura di quella inflittale nel 2018. Il governo Conte, anche in considerazione dei buoni rapporti che vanta di avere con la Turchia, dovrebbe intervenire, convincendo Erdogan a non estradare la ragazza e concedendo a Maryam l’asilo politico in Italia.