Esteri

Il disperato tentativo di Macron e Scholz di prendersi un po’ di scena

Sul dossier Ucraina francesi e tedeschi non guidano, seguono a fatica “l’ordine Nato”. Per questo Meloni ha sbagliato a reagire irritata

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L’iniziativa del presidente francese Emmanuel Macron di invitare il presidente ucraino Zelensky a Parigi per una cena insieme al cancelliere tedesco Scholz, prima di proseguire verso Bruxelles, altro non è che un patetico tentativo dell’asse franco-tedesco di esibire un protagonismo sul dossier Ucraina che in realtà non c’è mai stato – e ancora non c’è.

Già imbarazzate dalla scelta di Londra come prima tappa del suo tour europeo, Parigi e Berlino rischiavano di venire oscurate del tutto, quindi hanno pensato di ritagliarsi un angolino sulla scena.

Zelensky

Dal punto di vista di Zelensky, il trilaterale aveva perfettamente senso, dato il peso politico e militare dei due Paesi – che l’Italia, obiettivamente, Draghi o non Draghi, non ha. Abbiamo offerto e possiamo offrire un importante contributo, ma non abbiamo né i Leopard tedeschi né i Leclerc francesi (che Macron non ha ancora sbloccato).

Detto questo, il presidente ucraino ha mostrato di conoscere molto bene le attuali gerarchie in Europa, per ciò che è di suo interesse, e infatti si è recato prima a Londra, consapevole che se i britannici danno luce verde ai caccia e ai missili a lunga gittata, come è stato per i tank, Parigi e Berlino non possono far altro che seguire.

L’asse franco-tedesco in difficoltà

Dovrebbe essere evidente a tutti ormai la difficoltà dell’asse franco-tedesco a dettare la linea sul dossier Ucraina. Dall’inizio del conflitto francesi e tedeschi più che guidare, hanno seguito – e con affanno. Sono stati i più riluttanti sia con gli aiuti militari che sui passi politici, come la concessione all’Ucraina dello status di Paese candidato all’ingresso nell’Ue.

Il ruolo guida dell’Europa, militare e politico, è stato assunto da Regno Unito (pur al di fuori dell’Ue) e Polonia, sotto la regia Usa, mentre la Germania ha piuttosto subìto il pressing degli alleati Nato.

A pesare gli stretti legami energetici ed economici con la Russia, la dipendenza dell’Europa dal gas russo di cui Berlino porta le maggiori responsabilità.

L’ordine Nato

Come abbiamo più volte osservato su Atlantico Quotidiano, la guerra in Ucraina ha riportato gli Usa, e con essi “l’ordine Nato”, in Europa. E Nato vuol dire Washington e Londra. L’Ue a guida franco-tedesca, che ci ha portati quasi in braccio a Putin, ne è uscita ridimensionata, il peso di Londra e Varsavia è cresciuto e si è aperta per l’Italia una finestra di opportunità per quell’hub mediterraneo del gas che Berlino e Bruxelles avevano sempre boicottato privilegiando l’hub imperiale russo-tedesco.

La cenetta organizzata da Macron non può minimamente competere con la visita assai più strutturata di Zelensky a Londra. Ricevuto con tutti gli onori a Downing Street dal premier Rishi Sunak e a Buckingam Palace da Re Carlo III, ha parlato ai parlamentari britannici nella millenaria Westminster Hall e infine ha visitato insieme a Sunak una base militare nel Dorset dove vengono addestrati i soldati ucraini, incassando un’apertura alla fornitura di jet da combattimento e un impegno all’arrivo dei Challenger 2 entro marzo. Ulteriore pressione su Parigi e Berlino.

L’errore di Meloni

Per tutti questi motivi, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sbagliato a mostrarsi irritata, bollando come “inopportuno” l’invito di Macron a Zelensky. Forse ha dato troppo peso ai giornali italiani.

Così facendo, ha implicitamente ammesso di averlo vissuto come un’esclusione, uno sgarbo, offrendo ancor di più il fianco alle critiche, mentre in termini relativi l’incontro parigino rivelava le difficoltà di Parigi e Berlino, più che di Roma. Invece di una uscita stizzita, Meloni avrebbe dovuto semmai liquidare il caso con una battuta ironica.

Qualcuno ha ripescato la foto di Mario Draghi insieme a Macron e Scholz in treno verso Kiev, ma in realtà nemmeno Sua Competenza è stato sempre invitato alle “cene” franco-tedesche e almeno in un paio di occasioni si è parlato di esclusione anche dell’Italia draghiana. In effetti, quella foto è quasi un’eccezione, perché in quei giorni Draghi era stato decisivo nel convincere i due ad annunciare la candidatura di Kiev all’ingresso nell’Ue.

Un “ruolo particolare”

Come ha risposto Macron all’appunto di Meloni? Ricordando che Francia e Germania “hanno un ruolo particolare da otto anni sulla questione ucraina”. Su questo non ha tutti i torti il presidente francese: da otto anni sono impegnate (soprattutto la Germania) a spianare la strada all’invasione russa, riuscendo nell’obiettivo.