Esteri

Ucciso Shinzo Abe, architetto dell’alleanza Quad per contenere Pechino

L’ex premier era una figura ancora centrale nella politica giapponese. L’attentato nel pieno della campagna elettorale, domenica si vota per la Camera Alta

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L’ex primo ministro Shinzo Abe, uno dei politici di spicco nella storia del Giappone del Dopoguerra, è morto, all’età di 67 anni, dopo essere stato colpito da colpi di arma da fuoco mentre stava tenendo un discorso nella città di Nara, davanti alla stazione di Yamato Saidaiji.

A due giorni dal voto

Quale primo ministro più longevo del Giappone e figura ancora centrale della politica nipponica, l’assassinio di Abe, appena due giorni prima delle elezioni per la Camera Alta, sta creando grande scompiglio nel Paese e i politici di ogni schieramento condannano l’attacco come un affronto alla democrazia.

“Sono profondamente rattristato e senza parole”, ha detto il primo ministro Fumio Kishida aggiungendo che “abbiamo perso un grande leader che amava la nazione, guardava al futuro e ha ottenuto grandi risultati in vari campi per il futuro di questo Paese, e dobbiamo difendere elezioni libere e giuste, che sono alla base della democrazia. Dirò questo alla gente fino all’ultimo momento della campagna”.

L’assassino

La polizia ha arrestato l’assassino che ha agito, verso mezzogiorno ora locale, nonostante il Giappone abbia una delle normative sul controllo delle armi più severe al mondo. L’ex primo ministro è morto nel pomeriggio. Il capo del governo ha disposto che i ministri, che stavano conducendo la campagna elettorale, rientrassero immediatamente nella capitale e ha riunito il suo gabinetto.

L’assassino pare sia stato un ufficiale della forza di autodifesa marittima per tre anni fino al 2005 circa. Yamagami, così si chiama l’uomo arrestato, sembra abbia utilizzato nell’attacco un’arma fatta in casa, in quanto la circolazione di armi in Giappone è praticamente nulla, in completa antitesi con quanto avviene negli Usa.

Dalle prime dichiarazioni ufficiali traspare che questo evento potrebbe avere grandi ripercussioni negative per la politica della regione (Asia-Pacifico e non solo).

Le politiche di Shinzo Abe

Abe era un politico polarizzante e sebbene abbia affrontato, come tutti i politici di vertice, sia elogi sia critiche a livello nazionale per le sue opinioni conservatrici e nazionaliste, e per il suo modo di governare, è stato anche l’artefice di un aumento della presenza e dell’importanza del Giappone sulla scena mondiale.

In un’era di accresciuta proiezione esterna sia militare sia economica della Cina Popolare, Abe è stato l’architetto chiave dell’accordo Quad – un’alleanza a scopo di sicurezza tra Giappone, Stati Uniti, Australia e India – e nella regione dell’Indo-Pacifico portatore di una diplomazia basata sui valori della democrazia e dello stato di diritto.

Durante il suo lungo mandato come capo del governo di Tokyo (2012-2020), tutti nel mondo politico internazionale gli hanno riconosciuto di aver riportato stabilità nella politica giapponese, dopo un periodo in cui i premier cambiavano praticamente ogni anno.

Sul fronte della politica estera, Abe, a differenza della maggior parte degli altri leader mondiali, ha anche stretto un buon rapporto personale con l’ex presidente Donald Trump e ha contribuito a stabilizzare i legami del Giappone con il suo principale alleato in un periodo caratterizzato da tensioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e alcuni partner.

Abe era noto per le sue politiche aggressive, tra le quali la riforma della Costituzione pacifista per chiarire lo status legale delle forze di autodifesa. Anche dopo le dimissioni, era stato esplicito sull’espansione della difesa, esortando il governo ad aumentare il relativo budget al 2 per cento del Pil.

In politica economica, è noto per l’Abenomics: un notevole allentamento monetario e la spesa fiscale nella speranza di rinvigorire l’economia interna e ridistribuire la ricchezza.

Le dimissioni

Nell’agosto 2020, si era dimesso per motivi di salute ed è stato sostituito da Yoshihide Suga. Dopo le dimissioni Abe è diventato un leader della più grande fazione del Partito liberal-democratico, esercitando un’influenza significativa all’interno del partito, mentre sul piano internazionale è rimasto un amico dell’America e nello specifico, come già indicato, aveva ottimi rapporti con l’ex presidente Trump.

La campagna elettorale

Come noto il Giappone andrà al voto il 10 luglio e la campagna elettorale si è concentrata sull’economia: da un lato la corsa dei prezzi – una inflazione inedita per il Giappone degli ultimi vent’anni – e dall’altro il progetto governativo per rilanciare la crescita.

Inoltre, la campagna elettorale si è svolta in un periodo in cui il Giappone comincia timidamente ad alleggerire le restrizioni anti-Covid.

Centrale è stato anche il tema della risposta giapponese alla guerra russo-ucraina e alle crescenti minacce provenienti dalla Cina Popolare e dalla Corea del Nord.

Tra due giorni saranno in palio 248 seggi: 50 col proporzionale e tutti gli altri in collegi uninominali maggioritari. Principale avversario del Partito liberal-democratico è il Partito costituzionale democratico, che ha anche presentato mozioni di sfiducia contro il governo e contro il presidente della Camera dei rappresentanti.

Nelle prossime ore dunque capiremo come le elezioni saranno influenzate dal brutale assassinio.