Dichiarazioni euroconcilianti non basteranno al centrodestra per far cadere i veti dei Pasdaran dell’europeismo
Si stenta a definirlo “dibattito” quello a destra sulla cosiddetta Italexit – e chi vi scrive le preferisce per ovvi motivi la variante Libertalia, suggerita in passato da Ambrose Evans-Pritchard, giornalista inglese ma simpatetico alle inquietudini neo-risorgimentali italiane.
Si stenta perché si svolge in un Paese che conserva solo esteriormente i tratti della democrazia, e nel quale è pertanto inutile persuadere i propri concittadini del valore di questa o quella causa: i Guardiani della Costituzione, omologhi dei Pasdaran in Iran, tollerano ormai a fatica che vogliate mettere becco sull’operato delle amministrazioni regionali, figuriamoci sulle questioni fondamentali.
E si stenta perché si svolge a destra, in uno schieramento largamente sprovvisto di potere istituzionale, sicché si è costretti a parlarsi subissati dagli insulti di una platea d’onore per nove decimi ostile: “Folli! Irresponsabili! Trogloditi! Sabotatori putiniani!”.
Avendone prodotto una rappresentazione così pessimistica, sarà comprensibile ai più se per una volta in quel dibattito eviteremo di metter piede. Molto più utile ci sembra invece segnalare l’esistenza di isolate figure, nell’establishment italiano e di conseguenza anche in qualche giornale, apparentemente illusesi che dichiarazioni euroconcilianti da parte del centrodestra potrebbero finalmente consentire l’instaurazione di una equa “democrazia” dell’alternanza in Italia. Noi ci permettiamo di osservare che non solo si fanno insistenti in sede internazionale gli inviti ad aumentare imposte su consumi e patrimonio, ma già da marzo e giugno sono previsti summit europei in cui sarebbero gradite ingenti concessioni italiane per avviare il completamento dell’unione bancaria secondo le linee indicate da Olaf Scholz lo scorso novembre.
Insomma, ai leader del centrodestra si richiede ben altro che un banale “resteremo nell’Euro”; si richiede piuttosto che antepongano l’Europa non solo all’interesse nazionale, ma al proprio stesso interesse personale. Dinanzi a tanto esose pretese, non vi sarebbe da stupirsi se, chissà quanto casualmente, si prospettasse un “gran rifiuto”.