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Fame di gas, ma Biden affossa (di nuovo) EastMed: un vagone di regali per Erdogan

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Si è fatto un certo parlare, in queste settimane, del gasdotto Poseidon. Gemello meridionale del TAP e da posare fra la Grecia e la Puglia, sarebbe il terminale del gasdotto EastMed: 10 miliardi di metri cubi (ma progettato per essere raddoppiato a 20), attraverso Cipro e Creta, dai giacimenti del Levante. Il tutto, incluso rafforzamento della dorsale adriatica italiana e di un gasdotto in Puglia, teoricamente co-finanziato dalla Ue.

Nel Levante, di gas ce n’è tanto: dieci anni fa Israele ha scovato il giacimento Leviathan; poi ENI ha scovato montagne di gas in Egitto a Zohr (e sta esplorando Nour-Noor e tanto altro); poi ancora americani, francesi e sempre ENI hanno scovato Aphrodite e Glaucus e Calypso, in acque cipriote. Si tratta, come dice l’ad di Edison, delle uniche “fonti di gas già scoperte, già provate e più prossime al mercato europeo”.

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Purtroppo, il gasdotto è osteggiato da Ankara in ogni modo possibile (lo vedemmo su Atlantico Quotidiano): col supporto di Berlino (la sua Commissione europea sindacava su “quale sarà la domanda di importazioni”) e di Biden. Il quale si era già espresso ufficialmente contro, poco prima dell’inizio della guerra in Ucraina.

Opposizione che è venuta a ribadire la potentissima vice segretario del Dipartimento di Stato per gli Affari europei ed eurasiatici Usa, Victoria Nuland, in questi giorni in visita ad Ankara, Nicosia e Atene … facendo piazza pulita di alcune buone parole nel frattempo pronunciate da Chevron e dal responsabile esteri del Dipartimento dell’energia Usa, Andrew Light. Visita al termine della quale, la signora ha rilasciata un’intervista a Ekathimerini, che andiamo a commentare.

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Anzitutto, ha inferto il colpo di grazia al gasdotto EastMed: “questo pesante gasdotto in fondo al mare che sarà molto costoso e richiederà 10 anni per essere costruito … non abbiamo bisogno di aspettare 10 anni e spendere miliardi di dollari per queste cose … tra dieci anni non vogliamo un gasdotto, vogliamo essere verdi”.

Eppure, lo stesso, il gas del Levante le interessa: “questa parte del mondo può essere anche un motore di energia per il Nord Europa” dove “tutti hanno bisogno di energia ora, hanno bisogno di gas, hanno bisogno di elettricità”. Come fare senza gasdotto? Attraverso “più LNG, più cavi elettrici tra i Paesi … adesso ci serve il gas. Quindi dobbiamo usare lo LNG e dobbiamo usare connessioni elettriche che possiamo fare più rapidamente”. Del riferimento alle connessioni elettriche non sapremmo bene che farci: produrre energia elettrica a Cipro e spedirla sul continente europeo via elettrodotto, sarebbe una cosa folle. Al vettore di energia elettrica di dopodomani, l’idrogeno, la signora non fa il minimo cenno … anche perché il gasdotto EastMed è progettato per portare idrogeno un domani, e i due argomenti farebbero a pugni fra loro. Ne segue che l’interesse vero della signora non può che essere lo LNG.

Qui arriva lo zuccherino: “la Grecia è leader in tutto questo. E ciò è importante”. Zuccherino necessario perché, ad Atene, il voltafaccia di Biden sul gasdotto è stato preso molto male: come un favore alla Turchia. Spiega la signora: “abbiamo lavorato molto, nel corso degli anni, per costruire la diversificazione energetica e il TAP e l’Interconnettore con la Bulgaria e ora il rigassificatore ad Alessandropoli. Ciò consente alla Grecia di essere un hub energetico non solo per le proprie esigenze, ma per tutta l’Europa sudorientale”. Andiamo in ordine inverso. Il rigassificatore è uno di quegli impianti dove il gas LNG, portato via nave, viene riportato dallo stato fisico liquido a quello aeriforme: gas americano, naturalmente, ma pure quello del Levante. L’interconnettore è un piccolo gasdotto che va dal rigassificatore greco alla Bulgaria (3 miliardi di metri cubi pari al consumo nazionale bulgaro, bidirezionale, opererà da settembre 2022), inteso a portarci il gas azero che arriva via terra dalla Turchia e il gas LNG che arriva via nave in Grecia. Il TAP è il gasdotto che dal confine turco va in Puglia, ultimo tratto del Southern Gas Corridor che porta sino a 10 miliardi di metri cubi di gas azero in Europa, dei quali circa 8 in Italia. Insomma, i greci un pochettino di gas lo ricevono già oggi e si contentino, dice la Nuland.

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Già, risponde il giornalista greco, ma i turchi? Ed è come se chiedesse: ma perché noi no e i turchi sì? Perché loro possono ricevere tutti i gasdotti che vogliono e pure dalla Russia? Domanda più che pertinente, in quanto Biden va mostrandosi vieppiù filo-turco. Ha cominciato rovesciando la precedente posizione favorevole di Trump sull’EastMed, come abbiamo visto. Non ha mai chiesto ad Erdogan conto del Turkstream, inaugurato l’08 gennaio 2020 che ha sostituito l’abortito South Stream e che, esattamente come quest’ultimo, viene dalla Russia. Non ha mai chiesto conto della prosecuzione del Turkstream via terra verso la Bulgaria e la Serbia e l’Ungheria. Non ha mai chiesto conto della decisione di non partecipare alle sanzioni alla Russia (né quelle vecchie, né le nuove). Sta per togliere le sanzioni imposte ad Ankara da Trump per aver acquistato il sistema anti-aereo russo S-400. Di più, il 4 aprile 2022 ha annunciato una cosa chiamata Meccanismo Strategico turco-americano, e ringraziato la Turchia per la mediazione con la Russia … cioè, per non aver messo le sanzioni.

Nuland risponde come farebbe un agnellino: la Turchia, poveretta, “ha particolari vulnerabilità che derivano dal suo coinvolgimento in Siria, che derivano dalla sua maggiore dipendenza dall’energia russa”. Ma non preoccupatevi – è come se soggiungesse – li stiamo amorevolmente persuadendo. Così, (1) quanto alle sanzioni, “la mia sensazione è stata che capiscano come le sanzioni Ue e le sanzioni Usa abbiano un impatto anche su di loro: un effetto a cascata. E di non poter permettersi di divenire un luogo in cui la Russia può eludere le sanzioni. E abbiamo avuto una buona conversazione su questo”; (2) quanto alla dipendenza dal gas russo, i turchi “direi che stanno capendo di essere troppo dipendenti dal petrolio e dal gas russi … che scommettere sul petrolio e sul gas russi è una cattiva idea”.

Sembra una chioccia, la madre amorevole di tutti gli ottomani. Indifferente alla contraria evidenza dei fatti; incurante della uguale condizione di dipendenza dal gas russo di Germania e Italia alle quali, invece, Biden continuamente chiede che spengano il condizionatore: “lo so che l’eliminazione del gas russo avrà dei costi per l’Europa. Ma non è solo la cosa giusta da fare dal punto di vista morale, ci metterà su un piede strategicamente molto più forte”.

A giustificazione di tale fragrante discriminazione fra alleati della Nato, Nuland porta due argomenti: (1) Ankara “ha fornito alcune armi importanti e altamente tecnologiche, che si sono rivelate efficaci” … considerazione che vale pure per gli altri, inclusa la Grecia: del che la signora si accorge (pure “le vostre armi sono state efficaci per l’Ucraina, sul campo di battaglia”), quindi è lei stessa a mettere da parte l’argomento. (2) “La cosa più importante è porre fine a questa guerra” in Ucraina e “io penso che il fatto che Erdogan abbia un vero rapporto con Putin e con Zelensky sia stato importante … per poter creare uno spazio sicuro per la diplomazia” … ma lo stesso avrebbero potuto fare la Germania, la Francia o persino l’Italia, se fosse stato loro concesso di non mettere le sanzioni.

Dunque? Dunque niente, per Washington la Turchia può far quel che le pare perché è la Turchia, ebbasta.

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Purtroppo, l’intervistatore non chiede a Nuland della Libia. Che pure era citata fra i punti di discussione prima della sua visita ad Ankara. Ma l’assenza di qualsivoglia cenno nelle risposte, non può voler dire altro che Biden ha di nuovo calato le brache, temiamo.

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Quanto a Cipro, divisa a metà dalla invasione militare turca del lontano 1974, nell’intervista Nuland fa cenno ad eventuali colloqui di pace, ostentando mera curiosità istituzionale ed ottimismo personale. Parlandone, non dà il minimo segno di imbarazzo: anzi, durante la visita a Nicosia è giunta a chiamare “presidente” il capo della cosiddetta Repubblica Turca di Cipro del Nord (lo stato fantoccio auto-proclamato e riconosciuto solo da Ankara) … salvo poi far finta di essersi sbagliata (“scusatemi, è tanto tempo che non vengo a Cipro” [sic]).

Sempre nell’intervista, la signora definisce la Russia come “immorale” … implicando che esistono pure invasioni militari morali come, evidentemente, quella turca di Cipro. Un concetto parecchio forte, visto che quella invasione comportò pure la pulizia etnica dei greci di Cipro … ma, quando si tratta di dire di sì ai turchi, si sa Biden non conosce vergogna.

E, infatti, l’unica eccezione concessa nell’intervista a questo vagone di regali americani per il Sultano, è quando Nuland apparentemente estende il giudizio negativo sul gasdotto EastMed alla relativa controproposta turca: costruire un tubo con Israele che porti il gas in Turchia e, di lì, eventualmente sino in Europa via terra anziché via mare. Tubo che, noi sappiamo, dovrebbe passare nella ZEE di Cipro … imponendo un preliminare accordo fra le due metà dell’isola. Orbene, non sarà che, col cosiddetto “presidente”, la signora sia andata a parlare proprio di ciò? Sarà questo, il prossimo regalo di Biden al Sultano?

Guardacaso, in un’altra intervista data il giorno prima al quotidiano turco Hurriyet, Nuland ara stata molto esplicita: (1) “è fortemente nel nostro interesse, nell’interesse sia di Israele che della Turchia, avere buone solide relazioni: relazioni commerciali, relazioni energetiche” … quindi va bene che il gas da Israele vada in Turchia. (2) “Ci sono molti diversi tipi di opportunità nel Mediterraneo orientale, alcune che coinvolgono i vicini più vicini della Turchia, altre che coinvolgono nuove esplorazioni e nuovi gasdotti” … quindi va bene che il gas da Israele vada in Turchia via gasdotto. (3) “Tra le cose che questa guerra ha messo in evidenza, c’è la necessità che tutti i Paesi che hanno ancora una quantità elevata di importazioni di petrolio e gas dalla Russia, trovino modi per diversificare e diversificare rapidamente … Quindi, vogliamo lavorare con voi su tutto questo e, in particolare, vogliamo aiutare la Turchia e il suo obiettivo di diversificarsi lontano dalla dipendenza russa” … quindi va bene che il gas che da Israele andrà in Turchia via gasdotto venga consumato lì, al posto di quello che arriva dalla Russia.

In sintesi, un gasdotto per il gas del Levante in effetti ci sarà, ma andrà in Turchia. E Washington insisterà che lì sostituisca il gas russo e, quindi, non giunga in Europa.

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Insomma, la signora è venuta a dire che il gas del Levante non giungerà mai in Europa via gasdotto, ma eventualmente solo in Turchia. Quel che avanzerà, se ne avanzerà, giungerà in Europa solo via navi metaniere LNG. Talché l’Italia, se lo vuole, farà bene ad attrezzarsi con nuovi rigassificatori propri, o con gasdotti che ci colleghino a rigassificatori in Paesi vicini … da costruirsi meglio se in Grecia o Albania. Così parlò Nuland.