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Fatturazione elettronica: se “ce lo chiede l’Europa” per una volta potrebbe non essere un male

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Negli ultimi quindici anni gli sviluppi tecnologici, culturali, economici e gestionali che hanno interessato il mondo dell’impresa hanno dato vita a cambiamenti sostanziali che, con velocità differenti, continuano ancora oggi. Con l’avvento delle nuove tecnologie produttive, dei big data, dell’industria 4.0 e della business intelligence, il fare impresa ha scoperto una nuova dimensione che, almeno per quanto riguarda il nostro Paese, non ha ancora adeguatamente esplorato.

Vittime di un’intrinseca reticenza al cambiamento, ancora ancorati ad approcci manageriali oramai superati e impegnati a contrastare gli effetti della crisi economica, non siamo stati in grado di tenere il passo con un mondo in evoluzione o, quanto meno, non abbiamo afferrato appieno le potenzialità che questo ci ha offerto e ci offre, non solo in termini tecnologici.

Il primo scoglio, infatti, è quello di andare oltre il mero aspetto produttivo. Sì, è vero, le nuove tecnologie unite a sistemi più efficienti portano ad un aumento della qualità e della produttività ma, se non adeguatamente accompagnati da un revisione generale della visione del management, rischiano di essere un boomerang anche in termini di investimento economico. Lasciando stare le grandi realtà che operano in ambito internazionale, la sfida per un vero sviluppo industriale ed economico, per quanto riguarda l’Italia, dovrebbe essere quella che vede come protagoniste le migliaia di PMI operanti sul nostro territorio, oltre il 95 per cento delle aziende italiane.

In un momento di incertezza politica e con gli effetti della crisi economica ancora a pesare sui bilanci quello dell’innovazione è un tema che fatica a creare interesse, soprattutto in un Paese tradizionalmente legato alla produzione artigianale. Dal 1° gennaio 2019, però, per forza di cose ogni impresa italiana dovrà confrontarsi con una novità non di poco conto, con l’approvazione della legge di Bilancio 2018 il nostro Paese ha infatti previsto l’introduzione della fatturazione elettronica, misura concordata con l’Unione Europea per evitare altrimenti l’ennesimo aumento IVA.

Quello legato alla fatturazione elettronica, e più in generale alla digitalizzazione, è potenzialmente uno dei più grandi cambiamenti che interesseranno il mondo delle imprese italiane. Come tutti i cambiamenti, però, può rappresentare un fattore di crisi oppure una grande opportunità: tutto dipende da come lo si affronta. Questione di punti di vista insomma, e se da una parte è vero che l’introduzione del processo di fatturazione elettronica è un obbligo di legge e non lascia molta discrezionalità agli interessati è altrettanto vero che questo potrebbe essere visto in una prospettiva positiva, primo passo verso una totale dematerializzazione dei documenti cartacei e verso l’integrazione e automatizzazione dell’intero ciclo ordine-pagamento, sostanzialmente l’occasione per dar vita ad una vera e propria reingegnerizzazione dei processi aziendali.

Il grande scoglio è allora quello di vedere l’opportunità oltre l’obbligo, non fermandosi ai costi d’investimento, che ci saranno, e ai risparmi potenziali che seguiranno ma cercando di utilizzare un cambiamento forzato come primo passo per dar vita ad una vera e propria rivoluzione digitale all’interno dell’impresa. Per la prima volta potremmo davvero battere l’Europa sul tempo (l’obbligo di fatturazione elettronica a livello europeo sarà effettivo dal 2020) e affermarci come modello benchmark non solo per l’utilizzo del singolo processo di fatturazione ma anche per la digitalizzazione dei processi e delle procedure, andando definitivamente a calcare le strade dell’eSupply Chain Execution e dell’innovazione.

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