Rodchenko da Mosca a Mantova. E’ un’occasione speciale quella che Palazzo Te offre ai suoi visitatori fino al 27 maggio: la mostra “Alexander Rodchenko. Revolution in photography” presenta una raccolta di circa centocinquanta fotografie dai negativi originali degli anni Venti e Trenta dell’esponente di primo piano dell’avanguardia sovietica del XX secolo. Organizzata dal Ministero della Cultura della Federazione Russa, dal Comune di Mantova, dal Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te, dal Museo Civico di Palazzo Te e dal Multimedia Art Museum, Moscow, con la collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura di Mosca, in sinergia con Russian Seasons, l’esposizione propone nelle Fruttiere della villa di Giulio Romano le fotografie provenienti dalla collezione del Multimedia Art Museum, Moscow e selezionate dalla curatrice Olga Sviblova, documentando il ruolo rivoluzionario di Rodchenko nell’ambito della fotografia. Introducendo il pensiero concettuale e l’ideologia costruttivista, l’artista sovietico determina un cambiamento radicale del modo di concepire la natura della fotografia e il ruolo del fotografo: l’immagine diviene anche uno strumento per la rappresentazione visiva di costruzioni intellettuali dinamiche. Nella sua opera fotografica la composizione si coniuga con un approccio documentario autentico e con la capacità di cogliere istantaneamente le sensazioni dell’uomo moderno.
Il percorso espositivo si apre con l’Autoritratto caricaturale del 1922, accanto a un corpus di ritratti in cui appaiono anche amici e familiari, e alle fotografie La scalinata (1930) e Ragazza con una Leica (1934), che incarnano integralmente i principi innovativi del suo “metodo”. L’itinerario di mostra prosegue con una selezione di immagini sulla realtà industriale raccolte nelle short series: Fabbrica di automobili AMO del 1929, dedicata al settore dell’industria automobilistica; MoGES (Centrale Elettrica di Mosca), che documenta la nuova centrale elettrica eretta nel 1927 e il lavoro degli operai. La verticalità delle moderne costruzioni viene ripresa nelle fotografie di architetture e particolari costruttivi, come la Scala antincendio (con un uomo) del 1925. Le spettacolari parate di ginnasti e atleti sono protagoniste degli scatti che raccontano lo spirito dinamico e la nascente coesione sociale degli anni Trenta in Russia. La nuova attenzione rivolta da Rodchenko al dettaglio permette di mettere in luce l’armonia delle architetture e delle nuove forme create dalla tecnologia, illustrata in mostra con l’immagine della Torre Shukhov del 1929 e con la short series Fabbrica di lampadine elettriche di Mosca realizzata a cavallo degli anni Venti e Trenta. La nuova Mosca è documentata con le fotografie della costruzione del Parco della Cultura e della asfaltatura delle strade di Leningrado, e con le immagini di edifici simbolo, quali quello progettato da Ginzburg sul viale Novinski e quello del Mosselprom. La fotografia di stampo giornalistico è testimoniata dagli scatti dei fotoreportage all’interno dell’ufficio editoriale e dell’archivio del giornale “Gudok” (1928) e quello sui lavori di costruzione di grandi imprese ingegneristiche, in particolare la costruzione del canale che collega il Mar Bianco con il Mar Baltico. Con le acrobazie degli artisti del circo si conclude una narrazione fotografica di grande suggestione, fortemente rappresentativa dello spirito dei nuovi tempi.
“Io ho creato oggi per poi, domani, cercare il nuovo”, scrive Rodchenko, “anche se esso sembrerà nulla in confronto a ciò che è stato fatto ieri. In compenso dopodomani supererò ciò che è stato fatto oggi”.