Solo un outsider come Dario Corallo avrebbe potuto criticare in modo così spietato la sicumera del Pd. Solo un giovane dem delle retrovie avrebbe potuto fare delle dichiarazioni così pesanti che mai e poi mai sarebbero potute emergere dai discorsi dei soliti noti.
Perché il suo intervento all’Assemblea del Partito democratico ha destato tanto scalpore? Forse perché Corallo ha fatto riferimento al metodo twitter di Burioni (“bulleggiare ed umiliare chi esprime dubbi”) per spiegare come il Pd ha trattato l’elettorato italiano che prima ha votato no al referendum costituzionale, e poi ha preferito altri partiti alle politiche. Quel “come un Burioni qualsiasi” non è stato un attacco al metodo scientifico o all’importanza dei vaccini, ma ad un’impostazione politico-culturale secondo la quale “sono state elevate a scienza assoluta delle scelte politiche di destra”. In effetti Corallo ha messo in luce il solito vizietto dei dem: tacciare di analfabetismo funzionale chiunque metta in discussione i suoi dogmi. Per questo ha citato l’europeismo, evidenziando che il Pd difende l’indifendibile, cioè “un’Europa antidemocratica”.
Date queste premesse ha anticipato quel che ormai è noto: la sinistra italiana, dopo la probabile disfatta delle elezioni europee, rischia di scomparire. A maggior ragione se continua ad utilizzare questo tipo di atteggiamento.
Il giovane candidato alla segreteria del Pd ha poi ribadito quanto sia controproducente demonizzare gli elettori di Lega e 5 Stelle e quanto sia assurdo incolpare l’elettorato dopo una sconfitta alle urne. In tal modo ha rovesciato l’impostazione secondo cui sono gli elettori a non comprendere l’agenda del Partito democratico, mettendo in dubbio una delle tesi più care al renzismo. Strano a dirsi ma “se dopo anni le persone non capiscono, può essere il Pd che si è espresso male”.
Insomma, il discorso di Corallo è una presa di posizione netta che rompe una quiete surreale ed è una testimonianza preziosa perché descrive dall’interno tutti i difetti che stanno distruggendo la sinistra. Difetti che sono ormai noti, ma che gran parte della classe dirigente dem continua ad ignorare.
Con la presunzione di essere “i competenti” (come ci si può autodefinire competenti senza delle realizzazioni politiche che giustifichino l’uso di questo termine?) i democratici continuano a cantarsela e a suonarsela tra loro, ignorando la rabbia e il malcontento di tantissimi italiani. Chiusi nei palazzi del potere, concentrati sulle lotte per la segreteria, non ascoltano un’Italia che, trascurata, alza la testa e guarda altrove. E quando qualcuno prova a sollevare una questione seria, difendono Burioni (che peraltro non è stato attaccato) e ignorano il cuore del problema. Del resto quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito.