Giorno della vergogna in Italia: pandemia finita, ma oggi scattano nuove sanzioni incostituzionali
Scatta oggi in Italia una sanzione molto pesante, e palesemente incostituzionale, per gli over 50 che non abbiano ancora adempiuto all’obbligo vaccinale anti-Covid, ai quali verrà impedito di lavorare e di ricevere lo stipendio.
Siamo praticamente l’unico Paese che guida contromano in autostrada. Mentre tutti gli altri Paesi rimuovono obblighi e restrizioni, o non li hanno mai introdotti, o vi rinunciano dopo averli annunciati, considerando che Omicron è poco più di un raffreddore, o perlomeno fissano la data di un ritorno completo alla normalità, quella vera pre-Covid, da noi continuano ad entrare in vigore “in automatico” obblighi introdotti oltre un mese fa e si annuncia che il Green Pass è qui per restare, persino nel 2023…
Spacciato per “strumento di libertà”, in realtà il Green Pass, come abbiamo spiegato, non è solo una illegittima discriminazione nei confronti dei non vaccinati, ma un attacco alle libertà fondamentali anche dei vaccinati, perché ridà loro libertà e diritti che già avevano, ma temporaneamente e “condizionati”.
Oggi davvero è una #GiornodellaVergogna. Senza alcuna emergenza, con la popolazione quasi completamente “coperta” (tra vaccinati e persone venute a contatto con il virus siamo ormai vicini al 100 per cento) si impedisce ai non vaccinati di lavorare e ricevere lo stipendio, violando diversi articoli della Costituzione.
Ricordiamo infatti che l’obbligo vaccinale non è in sé escluso nel nostro ordinamento, ma i vaccini resi obbligatori devono soddisfare alcuni criteri fissati dalla giurisprudenza della Consulta. Per esempio, quello di contrastare la diffusione del contagio, quindi la protezione degli altri e non solo di se stessi. Peccato che gli attuali vaccini anti-Covid, come tutti sappiamo e molti di noi hanno sperimentato oramai, non impediscono che i vaccinati si contagino e possano contagiare.
Ma c’è anche una gravissima violazione nella sanzione prevista. Nel caso dei vaccini già oggi obbligatori, è prevista nei confronti dei non adempienti una sanzione amministrativa. L’obbligo via super Green Pass per lavorare, invece, prevede la sospensione dal lavoro e dallo stipendio, cioè dei mezzi di sostentamento per sé e per la propria famiglia. Una sanzione che equivale di fatto ad una costrizione fisica, in aperta violazione dell’articolo 32 della Costituzione, secondo cui l’obbligo “non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Per questo, sebbene nelle dichiarazioni pubbliche venga rivendicato l’obiettivo di spingere a vaccinarsi, l’obbligo di Green Pass per lavorare non viene presentato nei testi di legge come obbligo o spinta a vaccinarsi, ma come misura finalizzata a “prevenire la diffusione dell’infezione da Sars-CoV-2” e a garantire la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro. Peccato che questa giustificazione, come abbiamo visto, non regga più, semmai abbia retto in passato, dal momento che i vaccini non impediscono il contagio – e ciò è ancor più vero con Omicron.
Ieri sera, ospite a Quarta Repubblica, commentando alcuni tragici fatti di cronaca, Daniele Capezzone è tornato a denunciare il clima infame che è stato creato (qui il video): “Vi ricordate quando dicevano che ne saremmo usciti migliori? Fate schifo! Facciamo schifo”. Troppo comodo cavarsela dicendo che c’è stato un errore in quell’ospedale, che qualcuno ha sbagliato etc, “è stato creato un clima violento, disumano, cattivo”. Le terapie intensive sono occupate al 12 per cento, non c’è alcun problema sanitario, “per quale ragione – chiede Capezzone – domani mattina un milione di italiani non potranno andare a guadagnarsi il pane o a ritirare la pensione? Perché?”.
“Se avete dignità (signor presidente della Repubblica, dignità dignità dignità…) ci volete dare almeno, presidente Draghi, ministro Speranza, dei parametri oggettivi – sceglieteli voi: terapie intensive, i contagi, i gol dell’Inter, quello che vi pare – in base ai quali questa roba sparisce?”
E oggi una lezione di liberalismo i nostri governi se la sono presa anche da Djokovic. In un’intervista esclusiva alla Bbc, il campione serbo ha spiegato di essere pronto a rinunciare ai tornei in cui il vaccino è obbligatorio: “Sì, è un prezzo che sono disposto a pagare. Il principio di poter decidere sul mio corpo è più importante che vincere qualsiasi titolo o di qualsiasi altra cosa”. “Sostengo pienamente la libertà di decidere se essere vaccinati o meno”, ha aggiunto, sottolineando di non essere per principio contrario ai vaccini e di non voler essere associato al movimento no-vax. “Non sono mai stato contro i vaccini, mi rendo conto che a livello globale tutti stanno facendo grandi sforzi per affrontare questo virus e, auspicabilmente, vederne la fine, e la vaccinazione è probabilmente lo sforzo maggiore in questo senso. Ma ho sempre sostenuto la scelta di decidere cosa mettere nel tuo corpo” e, “sulla base delle informazioni che ho ricevuto, ho deciso di non vaccinarmi”.