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Green Pass per lavorare e pensioni: Draghi fa il Draghi, ma i sindacati?

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Ormai, sia a livello politico che sociale, stiamo assistendo ad un continuo capovolgimento della normalità a cui eravamo abituati. Oggi, ad esempio, fa notizia, destando anche particolare scalpore, il mancato raggiungimento di un accordo sulle pensioni tra il governo Draghi e i sindacati. Dall’incontro a Palazzo Chigi, infatti, emerge forte tensione e nessuna intesa con il premier che, addirittura, sembrerebbe essersi alzato prima della fine della riunione, probabilmente irritato dalla linea dura dei sindacati. Cigl, Cisl e Uil vanno verso una mobilitazione unitaria le cui forme saranno decise dopo il varo della legge di bilancio, anche se già in molti parlano di un possibile sciopero.

Ma c’è davvero da stupirsi? Questa dovrebbe essere la normalità. Che cosa, allora, non torna? Draghi si è sempre comportato da Draghi: dritto al punto, nessuna concessione. Può piacere o meno ma d’altronde è stato chiamato per questo.

E i sindacati? Piuttosto, sono loro che ormai da tempo hanno smesso di comportarsi da tali. In un periodo storico in cui, con l’introduzione dell’obbligo di Green Pass sul luogo di lavoro, coloro che legittimamente scelgono di non vaccinarsi rischiano di rimanere senza stipendio o comunque di dover coprire a proprie spese il costo dei tamponi, sarebbe scontato aspettarsi di vedere i sindacati scendere in piazza al fianco dei lavoratori in difesa di un diritto sacrosanto, su cui si fonda la nostra Costituzione, quello al lavoro. E invece di che cosa si sono occupati? Cosa c’era di tanto emergente da vederli costantemente impegnati? Ricorderete, dopo l’assedio alla Cgil, che ovviamente noi tutti condanniamo, le foto degli abbracci tra Landini e il premier Draghi, scattate appunto durante la manifestazione #maipiùfascismi, dagli intenti condivisibili ma di fatto sfociata in un patetico e ridicolo comizietto di partito a ridosso delle elezioni amministrative.

Ma non è finita qui, oltre a trascurare i diritti di milioni di lavoratori per manifestare contro l’imminente pericolo del ritorno al fascismo, che, come da previsioni, è puntualmente sparito appena chiuse le urne, i sindacati si sono resi protagonisti di un’altra battaglia estremamente importante per la sopravvivenza dei lavoratori: la conferma dell’orario di “Un posto al sole”. Senza nessuna variazione, infatti, la fiction di RaiTre continuerà ad andare in onda alle 20.40. Sul tema si è espressa la Cgil: “una vittoria dei lavoratori”. È evidente a tutti la drammaticità della situazione in cui anche chi dovrebbe fare da portavoce dei problemi reali dei lavoratori si dimostra del tutto inadeguato, arrendendosi dinnanzi al dilagare del pensiero unico dominante, contribuendo di fatto ad eliminare ogni tipo di pluralismo di idee, che col passare dei mesi sembra essere un concetto sempre più difficile da raggiungere.

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