Anche il regime iraniano prova a cavalcare l’ondata di sdegno seguita all’uccisione di George Floyd a Minneapolis, strumentalizzandola per la sua propaganda anti-israeliana.
Un nuovo tweet pubblicato il 18 giugno scorso sul profilo ufficiale dell’ambasciata iraniana a Roma si è rivelato un clamoroso falso con l’intento di diffamare le forze armate israeliane. Nell’immagine riportata si vede un soldato con un ginocchio sopra un povero ragazzino. Secondo il testo, il soldato sarebbe israeliano e il bambino, la cui sorte sembra essere una morte terribile, senza scampo, sarebbe palestinese.
Ovviamente, l’immagine ha l’obiettivo di rievocare la drammatica morte di Floyd negli Stati Uniti e di far passare l’idea che i soldati israeliani usano la stessa violenza del poliziotto che ha soffocato Floyd ma, peggio, sui minori.
Peccato che si tratti di una gigantesca fake news. Tra l’altro, di pessima fattura. Basta osservare la divisa del militare, dove c’è scritto “Subtenente E. Venegas”, ed effettuare una banalissima ricerca online, ed ecco emergere che si tratta di un soldato cileno.
Eppure, nonostante si tratti di un grossolano falso, quel tweet è rimasto indisturbato dal 18 giugno, senza che Twitter abbia ritenuto di fare qualcosa, rimuoverlo o almeno etichettarlo, come ha preso a fare con tutt’altra solerzia con i tweet del presidente Trump. Né ovviamente l’ambasciata iraniana ha avvertito il bisogno di cancellarlo una volta emerso che si tratta di un falso.
Degli iraniani non siamo sorpresi: dai rappresentanti di un regime che invoca ufficialmente la cancellazione dello Stato d’Israele e nega la veridicità dell’Olocausto non ci possiamo aspettare altro. Un po’ sorpresi però siamo dalla passività dei manager di Twitter – come detto molto solerti quando si tratta di bannare i tweet di Trump, ma improvvisamente ciechi quando si tratta di dei cinguettii di personaggi e regimi antisemiti e anti-occidentali.
Non è la prima volta infatti che l’ambasciata iraniana a Roma pubblica tweet chiaramente in contrasto con le regole del social network. Solo qualche settimana fa, proprio Atlantico Quotidiano denunciava i tweet in cui si invocava per la questione palestinese una “soluzione finale” (un referendum generale che rievocava però nel nome la soluzione finale teorizzata e praticata dai nazisti con la Shoah).
Proprio oggi, alle 14, l’ambasciatore iraniano a Roma, Hamid Bayat, sarà ascoltato in Commissione Affari esteri del Senato. Ci aspettiamo quindi dai senatori una posizione netta, inequivoca, nei confronti del diplomatico del regime islamista, richieste di chiarimenti sull’abuso dei diritti umani in Iran, sulla postura regionale aggressiva e destabilizzante della Repubblica Islamica, sul programma nucleare e le recenti denunce dell’Aiea, sul programma missilistico dei Pasdaran, sugli attentati che Teheran ha provato ad organizzare in Europa nel 2019 (rischiando di uccidere a Parigi anche parlamentari italiani) e non ultimi anche sulle fake news e i tweet che inneggiano alla violenza pubblicati di recente dall’ambasciata iraniana a Roma e dal consolato di Milano. Tweet che diffondendo false informazioni, contribuiscono deliberatamente ad alimentare l’odio non solo verso Israele, ma anche verso l’intero mondo ebraico.