Guerra e insulti a imprese e autonomi: nessuna sorpresa dal governo rosso e più rosso

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La propensione italica al melodramma, alla suscettibilità patetica per cose patetiche, non si smentisce: 500 ristoratori aggrappati alle tende come Francesca Bertini, “non siamo più disposti a tollerare simili offese che mettono a rischio un intero comparto!”. Accigliati e rigidi come la Giustizia offesa. Andiamo di paradosso, sia chiaro, i ristoratori hanno molte ragioni di risentirsi per l’uscita della grillina Laura Castelli, viceministro dell’economia, siccome siamo oltre il grottesco: è quella che, messa di fronte alle sue asinerie tecniche, risponde puntualmente “questo lo dice lei”. La matematica è un’opinione per Castelli di sabbia e lo è anche la decenza: “Se i ristoratori non hanno clienti, che cambino mestiere”.

Non è Maria Antonietta e non è madame de Pompadour: è semplicemente l’ennesima 5 Stelle messa da un format ai vertici dello stato. Per questo è un po’ patetico offendersi: che t’aspetti da un vuoto d’aria, l’ennesima sprovveduta in attesa di tornare nell’oblio? La collega e correligionaria Barbara Lezzi non è passata alla storia per aver dichiarato che in estate il Pil sale per effetto del ricorso ai condizionatori? Non sono loro, con le loro sparate a salve, a seppellire la filiera della ristorazione come tutte le altre, è la malagestione di Conte, grillino intermittente, col consigliori Casalino, grilletto senza causa. I ristoratori se la prendono, ma gli altri esercenti, categoria per categoria, sono stati forse trattati meglio dalla setta fondata dal comico, uno che è passato dallo sfasciare i computer a totemizzarli, dalla pubblicità delle automobili all’ecologismo mistico, dall’odio per il Pd alla santa alleanza col Pd?

Ed è proprio questo sgoverno impropriamente definito giallo-rosso, in realtà rosso e più rosso, il problema. Dei ristoratori, degli albergatori, dei bottegai, dei turistici, degli artisti, degli imprenditori, delle partite Iva, degli artigiani, degli autonomi, di tutti meno che dei Benetton, dei mafiosi e dei fannulloni a reddito di cittadinanza. Il governo rosso e più rosso, ma non di vergogna, ha in odio chi intraprende a qualsiasi titolo. Le Castelli come il turista per caso Di Battista, come i Toninelli, i Gualtieri, i Misiani, sono solo conferme di un regime non per caso gradito all’ultima dittatura comunista, quella cinese. Tutta la gestione, e malagestione, del Conte 2 è orientata a fare dell’Italia una colonia pechinese, un Paese neocollettivista, di risacca realsocialista. O socialfascista, se si preferisce: “Tutto nello stato, nulla al di fuori dello stato, niente contro lo stato”: è Mussolini a parlare, ma potrebbe essere anche l’azzeccacavilli Conte con la sua compagnia di giro di avventurieri e miracolati.

Infrastrutture che tornano a controllo pubblico, compagnie di bandiera ripetutamente foraggiate dal pubblico, sussidi e incentivi al settore pubblico, larga comprensione ai lavativi pubblici, una politica economica chiaramente ispirata dal cigiellino antagonista, Landini, la burocrazia, segno sicuro del regime autoritario, ideologico, dello stato etico, potenziata e onnipotente in ogni dove. Perfino i virologi zdanoviani, assoldati, controllati e spediti a diffondere terrorismo sanitario per la propaganda. Dall’altra parte, la presa in giro, fino all’offesa aperta, per tutto ciò che pubblico, che statale o parastatale non è. Ha fatto intendere Tridico, un altro grillino, alla guida dell’Inps, che gli imprenditori aspettano solo le regalie. Loro, non i parassiti e i camorristi percettori del reddito di cittadinanza. Ha detto il piddino Misiani, vice di Gualtieri ottimo interprete di “Bella Ciao”: “Le partite Iva? Non stanno peggio degli altri”. E qui siamo alla provocazione palese, maramalda.

Nella colossale mangiatoia pubblica mettiamoci anche gli sbarchi dei clandestini, vigorosamente ripresi “con più fame che pria” e coi pretesti più vari, con il ministro Lamorgese che non si accontenta, adesso vuole svuotare la Libia travasandola in Italia ed è facile sospettarne le ragioni, come è stato facile intuire quelle della fallimentare sanatoria della ministra agricola Bellanova. Il messaggio è chiarissimo, perfino sfrontato: la classe media, la borghesia imprenditora e mercadora prima sparisce e meglio è; intanto le rendiamo la vita impossibile, la ammazziamo con le tasse anche se non ha potuto lavorare e a maggior ragione se non ha potuto incassare. Quanti sono i saccenti che a vario titolo in questa fase di emergenza hanno alluso alla propensione ladra ed elusiva degli autonomi e delle partite Iva, quanti quelli che hanno tradito tutto il loro disprezzo? E aiuti, pochi e niente. Non può essere un caso dopo sei mesi così, come non può essere un caso la continua rappresaglia verso tutte e ciascuna le categorie del privato. Laura Castelli, una grillina all’Economia, è una delle tante incapaci ma ha detto solo una ovvietà, nell’ottica del potere di cui fa parte; proprio sicuri, amici ristoratori, che sia il caso di prendersela e soprattutto di prendersela con questa scartina?

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