Domenica 31 marzo si terranno le elezioni presidenziali in Ucraina. Un fronte forse un po’ dimenticato, che non attira più le attenzioni di media e giornali come tra 2013 e 2014. Sono già passati cinque anni dalle proteste in piazza Maidan contro il presidente Yanukovych ed a favore di un avvicinamento di Kiev a Ue e Nato. In mezzo ci sono state le azioni di Mosca (l’annessione della Crimea alla Russia e l’autoproclamata indipendenza delle regioni del Donbass), gli accordi di Minsk ed un importante mutamento dello scenario geopolitico mondiale.
Le presidenziali del 31, a cui seguiranno le parlamentari ad ottobre, saranno uno snodo fondamentale per il futuro dell’Ucraina e per i rapporti tra Kiev, Occidente e Russia.
L’attuale presidente Petro Poroshenko, negli anni ’90 imprenditore nel settore dei dolciumi, è stato uno dei principali sostenitori economici della protesta di Euromaidan. Nel 2014 vinse le elezioni con oltre il 50 per cento al primo turno. Si presenta per ottenere un secondo mandato. Nei suoi cinque anni ha sensibilmente avvicinato il paese a Ue e Nato e ha perseguito una linea non certo accondiscendente nei confronti di Putin. I sondaggi evidenziano che la sua popolarità è in calo, per Poroshenko non sarà facile confermarsi. La sua principale avversaria è Yulia Tymoshenko, veterana della politica ucraina, un passato da primo ministro, finì in carcere nel 2011 accusata di abuso di potere e condannata a sette anni. È stata liberata all’inizio del 2014 sulla scia delle proteste. In molti si ricordano di lei e delle sue trecce bionde all’epoca della “Rivoluzione Arancione” del 2004. Guida il partito “Patria”, da molti è bollata come populista. Ha promesso: Ucraina nella Nato e nell’Unione Europea, il recupero del controllo su Crimea e Donbass ed una riforma economica radicale. Terzo incomodo, stando ad alcune rilevazioni addirittura in testa ai sondaggi, l’attore comico televisivo Volodymyr Zelenskyj. Candidatura ovviamente inaspettata, non sorprende poi così tanto il successo che pare stia ottenendo. Infatti in un paese martoriato dalla corruzione e dall’enorme potere esercitato da lobby ed oligarchie, la presenza di un volto noto al pubblico che si batte contro la classe dirigente e si presenta come “servitore del popolo” è un format destinato ad avere il consenso della platea elettorale. Oltretutto il 41enne Zelenskyj si rivolge ad un’ampia fetta di elettorato grazie a proposte come la risoluzione delle tensioni con la Russia con un accordo che soddisfi entrambe le parti oppure grazie al fatto che non si limita a parlare ucraino ma nei suoi messaggi usa anche il russo. C’è però un’ombra che si staglia dietro questa candidatura ed è quella del magnate televisivo Ihor Kolomojskyj, in molti chiedono un chiarimento del rapporto tra lui e l’attore che si esibisce in un programma tv del suo canale.
Gli ultimi due candidati che meritano una menzione sono Yuriy Boyko e Anatoliy Hrytsenko. Il primo, già collaboratore di Yanukovych e filorusso, intende normalizzare le relazioni dell’Ucraina con la Russia e si oppone al coinvolgimento del governo nelle questioni della chiesa ortodossa (Poroshenko si è impegnato personalmente affinché la Chiesa di Kiev si “staccasse” da quella di Mosca). Mentre Hrytsenko è un ex ufficiale dell’esercito che ha già prestato servizio come ministro della Difesa, guida un gruppo di piccoli partiti di opposizione ma è contrario a qualsiasi concessione alla Russia, sostiene la necessità di una forte lotta alla corruzione. Le formazioni di destra ed estrema destra, protagoniste principali degli scontri di piazza, come “Svoboda”, “Pravyi Sector” e altre minori hanno presentato un candidato comune.
Impossibile fare pronostici. L’unica certezza è che, a scanso di mutamenti clamorosi, il nome del futuro presidente dell’Ucraina uscirà dal ballottaggio del 21 aprile e non al primo turno. Anche perché i candidati ufficialmente registrati sono trentanove e il quadro politico, già ampiamente frammentato, subisce continui mutamenti con un susseguirsi di intese e rovesciamenti di alleanze. Bisogna anche ricordare che il 12 per cento della popolazione, quella di Donbass e Crimea, non parteciperà al voto.
Sono molti gli spettatori interessati. In primis Putin, la Russia ha da sempre esercitato una rilevante influenza sull’Ucraina e a seconda di chi dovesse spuntarla ci sarebbero conseguenze diverse ma altrettanto importanti per Mosca. Con Poroshenko o la Tymoshenko difficilmente diminuirebbero le tensioni tra i due paesi e i venti di guerra che soffiano ancora oggi non cesserebbero; Zelenskyj sarebbe un’incognita tutta da scoprire ma forse, per la sua neutralità, potrebbe essere la persona giusta per risolvere la matassa Donbass e Crimea; sicuramente Boyko avrebbe un atteggiamento conciliante verso Mosca ma proprio per questo difficilmente verrà eletto. L’Unione Europea spera nell’elezione di un candidato europeista, ma se fino a qualche tempo fa guardava con attenzione ad un allargamento ad est ora ha problemi più importanti al suo interno da risolvere. Ovviamente anche gli Usa sono della partita, Trump potrebbe essere ben contento di cementare un’alleanza con Kiev (come accade con altri paesi dell’ex blocco sovietico, Polonia su tutti), riuscire a mettere la bandierina della Nato sull’Ucraina sarebbe un altro significativo successo.
L’Ucraina ha bisogno di un presidente che cerchi di risolvere le difficoltà economico-sociali e di una svolta sul fronte orientale che metta, al più presto, la parola fine ad anni di tensioni. Per sapere chi avrà l’onere di fare tutto ciò non ci resta che attendere l’esito di queste interessanti elezioni, a quel punto sapremo se avrà vinto l’ex “re del cioccolato”, un attore tv o l’ex premier un tempo famosa per le sue trecce dorate.