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Il caso Biot rafforza chi spinge per una politica anti-russa. Ma è nel nostro interesse?

Zuppa di Porro: rassegna stampa del 28 ottobre 2019

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Com’era prevedibile, la “scoperta” che ci sono spie russe attive in Italia ha rafforzato politici e mass media che puntano al peggioramento dei rapporti tra il nostro Paese e Mosca. Eppure è una scoperta, per così dire, farlocca, giacché grazie alla sua posizione strategica l’Italia è, da sempre, un campo d’azione privilegiato per lo spionaggio internazionale di ogni tipo (e, quindi, non soltanto russo).

Non molto tempo fa, per esempio, si venne a sapere che gli Usa spiano in maniera pervasiva anche le nazioni alleate, e la notizia fece scoppiare polemiche a non finire in Italia e altrove. Alti esponenti dell’Unione europea fecero sentire la loro voce pretendendo subito spiegazioni da Washington e minacciando al contempo di boicottare i negoziati per la creazione di una zona di libero scambio tra le due sponde dell’Atlantico.

Le reazioni, intendiamoci, erano più che prevedibili. I governi europei debbono fornire alle loro opinioni pubbliche l’impressione di prendersi cura della tutela della privacy, sia a livello pubblico sia sul piano dei diritti individuali.

Mette però conto notare che dietro tali reazioni si manifestava una grande dose di ipocrisia. Si deve partire dal fatto incontestabile che gli europei in altre circostanze erano rimasti silenti, accettando le decisioni americane in tema di politica estera quasi senza fiatare (anche quando si rivelavano discutibili). E si dimentica che, dalla fine del secondo conflitto mondiale in avanti, l’Europa ha in pratica appaltato tutti i problemi riguardanti la difesa agli Stati Uniti.

La delega della difesa non è però scomparsa con il crollo dell’Urss. È proseguita anche dopo, quando lo scenario mondiale è profondamente cambiato con l’avvento di nazioni emergenti quali Cina, India e la stessa Russia post-sovietica, e con il parallelo emergere del fondamentalismo islamico.

Per quanto riguarda Vladimir Putin, desta sconcerto il fatto che egli intrattenga rapporti preferenziali con partiti europei che si definiscono tradizionalmente come “di destra”, e tenda invece a snobbare quelli di sinistra (o presunti tali). Lo stesso vale per la stampa. Per leggere commenti equilibrati sulle questioni russe è meglio lasciar perdere Repubblica o Fatto quotidiano e verificare quanto viene scritto in giornali apertamente conservatori.

La vicenda dell’ufficiale italiano colto in flagrante mentre forniva documenti ad agenti di Mosca casca a fagiolo proprio perché permette a tutti i sostenitori di una politica anti-russa di perseguire non maggiore facilità i propri obiettivi.

E s’inserisce inoltre perfettamente nel mainstream incoraggiato dalla nuova amministrazione Usa che mira, per l’appunto, a indicare Putin come un nemico da abbattere a tutti i costi, e usando toni assai meno duri con il nemico vero, vale a dire la Cina.

Eppure il leader russo ha svolto – e continua a svolgere – un ruolo essenziale nella lotta contro il terrorismo islamico, in certi casi più efficace delle azioni americane in questo campo.

La sua caduta, inoltre, avrebbe con certezza ripercussioni drammatiche per la stabilità di tutte le Repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale, anch’esse sotto la minaccia costante del fondamentalismo islamista.

La vicenda del militare italiano arrestato per aver ceduto dietro compenso documenti segreti agli agenti russi è indubbiamente grave e va stigmatizzata. Ma s’inserisce pur sempre in quel grande “gioco delle spie” che è una costante dei rapporti tra potenze, e non solo nel contesto europeo. Non v’è quindi alcuna necessità di peggiorare i nostri rapporti con Mosca.

Questo lasciamolo fare al neopresidente Biden che, in materia di politica estera, sembra avere idee piuttosto confuse. E ai suoi nuovi sostenitori italiani come il ministro degli esteri Luigi Di Maio, inopinatamente passato in brevissimo tempo dall’amore per la Cina di Xi Jinping a posizioni ultra-atlantiste.

La Federazione Russa non è soltanto una grande potenza militare. Influisce pure sugli equilibri di vaste aree del mondo, alcune delle quali sono d’interesse primario per l’Italia, e i nostri governanti non dovrebbero scordarlo. Non mi accodo pertanto a coloro che auspicano la caduta di Putin, e mi auguro che continui la sua opera per lungo tempo.

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