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Il cyber-attacco iraniano all’acqua di Israele che ha rischiato di avvelenare milioni di civili

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Inizio aprile 2020, i tecnici israeliani che si occupano dell’impianto di pompaggio dell’acqua rilevano un improvviso mal funzionamento di alcune pompe che, pur anomalo, inizialmente non sembra grave. Ciò che verrà fuori in seguito, lascerà senza parole: come riporta il Financial Times, quello che all’apperenza era un innocuo mal funzionamento, era un pericolosissimo attacco hacker iraniano contro parte del sistema di pompaggio dell’acqua israeliano.

Secondo il FT, passando per mezzo di server situati in Europa e negli Stati Uniti, gli hacker iraniani hanno provato ad aumentare la quantità di cloro all’interno del sistema di pompaggio idrico israeliano, con potenziali effetti drammmatici sui cittadini dello Stato ebraico. Non solo questo attacco hacker avrebbe potuto nei fatti provocare il blocco dell’irrigazione dei campi – durante un periodo estremamente caldo – ma soprattutto avrebbe potuto avvelenare milioni di israeliani. Un avvelenamento che, ovviamente, avrebbe preso di mira i civili indiscriminatamente, a cominciare dai bambini e dagli stessi arabi (che tanto Teheran pretende di difendere…).

Ecco che si palesa nuovamente davanti agli occhi del mondo, di cosa concretamente sia capace il regime iraniano per eliminare, sul serio, Israele. Un terrificante piano distruttuvo che non implica solo l’uso dei missili e il finanziamento indiscriminato dei gruppi terroristici di qualsiasi natura. Il regime di Teheran ha mostrato di non avere alcuna pietà e di essere pronto a colpire lo Stato ebraico in maniera subdola e terrificante. Un nuovo livello dello scontro tra Repubblica Islamica e Israele, che dovrebbe impensierire anche l’Occidente. Di nuovo, se c’era ancora bisogno di una prova, non è possibile restare nel mezzo. Un regime che è disposto ad arrivare ad avvelenare civili innocenti per i suoi scopi ideologici, infatti, non merita di far parte della comunità internazionale.