Redistribuzione. È questo il termine che sta accompagnando il neonato governo giallorosso e che rivela senza troppi equivoci il suo orientamento di sinistra. Oltre all’ortodossia europeista imposta dal Quirinale, le politiche redistributive sono già diventate una priorità assoluta. Come mezzo per garantire una maggior equità sociale e per assistere un’Italia meridionale sempre più in crisi, ma elettoralmente decisiva per il consenso di Partito democratico e Movimento 5 Stelle.
Leggendo le prime dichiarazioni di alcuni ministri la via programmatica sembra tracciata. Se da un lato il ministro per il Sud Provenzano propone l’assunzione di mezzo milione di giovani meridionali per la pubblica amministrazione, dall’altro il ministro per gli affari regionali Boccia rilancia, definendo la visione “lavoro, guadagno, pago, pretendo” sbagliata. Lo Stato, stando alle sue parole, può esigere quanto vuole e il suddito (non possiamo chiamarlo cittadino…), seppur vessato, deve tacere e pagare.
Come emerge da queste prime iniziative, la filosofia dei giallorossi è chiara: più tasse a chi guadagna per aiutare chi vive situazioni di difficoltà. Una ricetta che, per come è stata presentata, lascia aperte numerose questioni. Che senso ha togliere denaro a chi ha di più per darne, tramite nuove imposte, a chi ne ha meno? In base a quale criterio il governo può alzare ulteriormente la pressione fiscale e colpire dei cittadini che, magari con grandi sacrifici, hanno raggiunto un reddito alto?
Considerata l’onnipotenza statale nostrana, sarebbe meglio che lo Stato lasciasse libero da nuovi vincoli chi produce ricchezza, magari riducendo il proprio perimetro e la propria burocrazia. Questa sarebbe la via maestra per favorire nuova occupazione, aiutando davvero chi ha meno. E non con mancette statali, come reddito di cittadinanza o impieghi nella pubblica amministrazione, ma tramite un lavoro vero e proprio. Tali forme di redistribuzione, tra l’altro, renderebbero sempre più dipendenti gli assistiti dal potere statale, scontentando, e non poco, i tassati. Generando così un conflitto sociale da non ignorare. Soprattutto al Nord.
Se il nuovo governo realizzerà delle misure redistributive del genere, c’è davvero da preoccuparsi. E da complimentarsi con chi esaltava il Pd come forza liberale e liberista.