Fu così che chi doveva rottamare il vecchio modo di fare politica, ovvero Matteo Renzi, e coloro i quali si erano imposti l’obiettivo di aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, il Movimento 5 Stelle, rimasero tutti aggrappati ad un governo scadente pur di evitare il giudizio degli elettori e la possibile perdita delle seggiole su cui poggiavano i loro fondoschiena. A costo di smarrire del tutto faccia e dignità politica. Non che ci si aspettasse granché, a dire il vero, da un Renzi già rivelatosi inaffidabile in tante occasioni, ma la mancata sfiducia al ministro della giustizia Bonafede, dopo tante parole al vento (il leader di Iv battagliava con il ministro grillino anche prima della pandemia e su un tema delicato come la riforma della prescrizione), ha fatto dell’ex rottamatore il principe delle furbizie e dei giochetti della peggiore politica. Carlo Calenda, quindi non un estremista, ritiene il “Bomba” di Rignano sull’Arno più retorico di Conte e meno coerente di Mastella.
Il Conte II è già nato con il vizio della strenua difesa della poltrona e della paura verso elezioni anticipate. L’anno scorso Matteo Renzi, M5S e Pd si misero allegramente insieme, eliminando con un colpo di spugna tutti gli attacchi reciproci risalenti solo a qualche giorno prima e quanto avevano promesso al Paese. Sono attaccati fra loro con il nastro adesivo e senza dubbio il coronavirus ha aiutato questo governo ad evitare tanti possibili scossoni, ma anche in assenza di un’emergenza come quella provocata dal Covid-19, renziani e giallorossi avrebbero in ogni caso scansato con tutte le loro forze, vendendosi pure l’anima, un’eventuale crisi di governo e il ricorso al voto. Avremmo assistito finora ad un considerevole numero di voltafaccia uguali a quello di cui si è reso protagonista Renzi sul caso Bonafede. Il collante di questa maggioranza è la paura di elezioni, impedire o perlomeno posticipare il più possibile una potenziale vittoria delle opposizioni di centrodestra.
Per quanto non fossero per nulla certe elezioni anticipate nel caso di una caduta del ministro Bonafede e di conseguenza dell’intero governo, la linea da seguire rimane quella di borrelliana memoria: resistere, resistere, resistere. E non rischiare di segare i rami sui quali ci si trova appollaiati. Hanno senz’altro buon gioco, a causa di questo particolare e buio momento, a ripetere adesso, tutti e quattro i partiti di governo, di aver responsabilmente scongiurato una crisi che sarebbe stata catastrofica per un’Italia impegnata a ripartire fra innumerevoli difficoltà. Diciamo che, una volta superata in gran parte, come sembra, l’emergenza sanitaria, se un governo si rivela incapace di creare le giuste condizioni per la ripartenza economica ed ignora il connubio “libertà e responsabilità”, che è l’unico strumento per coniugare al meglio libertà individuali e tutela della salute, renderebbe un grande servizio al proprio Paese ammalato facendo al più presto le valigie, anziché ostinarsi a minare sempre di più il destino del paziente con cure inesistenti o dannose. Ma i nostri, si fa per dire, eroi non demorderanno tanto facilmente, almeno fino a quando il solito Renzi, sì sempre lui, non sarà sicuro di poter ottenere un posto al sole in un’ipotetica formula di governo alternativa.
La paura fa novanta eppure, quand’anche si riesca a condurre il Conte bis sino alla scadenza naturale della legislatura, arriverà il momento della resa dei conti con gli italiani. Gialli, rossi e renziani sperano che valga ancora l’antico motto andreottiano, “il potere logora chi non ce l’ha”, e che il trascorrere del tempo determini lo sgonfiamento dell’attuale vantaggio elettorale, stando ai sondaggi, del centrodestra unito, (Lega, FdI, FI e “Cambiamo” di Giovanni Toti). Se si votasse subito, sebbene certa informazione vuole accreditare l’immagine di un Giuseppe Conte abbastanza popolare fra gli italiani e nel contempo di un Matteo Salvini in declino, l’opposizione di centrodestra, ovviamente se coesa, batterebbe i giallorossi con i loro reggicoda di Italia Viva. Renzi riesce talvolta ad essere scaltro, ma chi di furbizia ferisce, di furbizia può anche perire, ed infatti proprio il suo partito, in base alle ultimissime rilevazioni, non riuscirebbe più a stare nemmeno sul 3 per cento dei consensi e subirebbe il sorpasso da parte di Azione di Carlo Calenda.
Non è detto tuttavia che spingere questo governo fino alla scadenza della legislatura, a costo di trascinarlo in maniera impietosa come un corpo morto, salvi Conte, Renzi, Zingaretti e le disorientate truppe grilline da una Caporetto elettorale, che sarebbe soltanto posticipata. Anzi, se al momento Giuseppi può ancora approfittare della paura diffusa e comprensibile di molte persone, che vogliono uscire in fretta dall’incubo della pandemia e non importa in quali mani siano le leve del comando, dopo sarà sempre più insostenibile per i protagonisti del Conte 2 andare avanti con la vuota retorica che non viene colmata da aiuti concreti a famiglie ed imprese in grande difficoltà, e non saranno più sufficienti né il terrorismo psicologico dei virologi amici, né tantomeno la compressione delle libertà via Dpcm. Un’Italia affamata, che nel frattempo non ha ricevuto l’aiuto necessario, chiederà risposte sia sulla folle conduzione iniziale (non si è chiuso quando sarebbe stato necessario, salvo poi tallonare i pensionati nei parchi o i runner sulle spiagge), che sulla drammatica incapacità, o mancanca di volontà, di supportare il Paese nella riaccensione dei motori.