Simpatie, affinità, convergenze, complicità, chiamatele come più vi pare, per conclamati regimi o semplici derive autoritarie, sembrerebbero progressivamente prendere piede anche in Italia. Bisogna riconoscere, con profonda preoccupazione, una crescente disaffezione per la democrazia in larga parte dell’opinione pubblica. Il sistema di pesi e contrappesi garantito dal sistema democratico appare a molti un limite, un ostacolo alla risoluzione di problemi concreti e urgenti. Non ultimi coloro che occupano posizioni di governo pro tempore, che soffocano qualsiasi discussione parlamentare mediante il ricorso sistematico al voto di fiducia. Non è forse anche questa una prassi che, agli occhi degli italiani, rischia di apparire come una manifestazione muscolare di prorompente debolezza democratica?
La proroga dello stato d’emergenza Covid, decisa dal governo senza contraddittorio alcuno, non è forse anch’essa un’anomalia in un Paese democratico? L’imposizione di un Green Pass obbligatorio per accedere ai luoghi di lavoro o della socialità, non dovrebbe spingerci a qualche piccolo esamino di coscienza? Molta della simpatia per lo Zar di tutte le Russie è dovuta ad una reazione identica e contraria a un progressivo avvelenamento del nostro sistema immunitario, reso incapace di comprendere il senso del limite. Non stupiamoci, quindi, dell’insano entusiasmo suscitato dall’iniziativa russa, nei cuori e nelle menti di alcuni nostalgici, tanto a destra quanto a sinistra.
La lucidità è venuta meno, l’amore per la millenaria cultura occidentale rinnegato, il gusto per la libertà soppiantato dal mito chimerico di un’esistenza senza rischi e incertezze. L’Ucraina non è una terra esotica e sconosciuta, una meta dimenticata e inaccessibile, è il quartiere dietro l’angolo, la periferia delle nostre esistenze, un monito da non ignorare. Il rischio non è il ritorno del comunismo o del fascismo, ma lo smarrimento di se stessi, la dimenticanza dei valori occidentali e, in primis, italiani. I capolavori della letteratura latina antica, il pensiero cristiano medievale, l’umanesimo e il rinascimento, l’illuminismo di Cesare Beccaria, la filosofia di Croce e Gentile, la bellezza e la grandezza del nostro passato, tutto obliato, divorato da un nichilismo astorico, qualunquista e privo di coordinate valoriali.
Ed ecco il vero negazionismo, il nulla che dilaga, senza freno e impedimento, svuotandoci dall’interno, incatenandoci alle nostre paure più ancestrali e primitive. Uno stato di smarrimento politico, etico e culturale che ci rende schiavi, incapaci di pensiero critico, gioiosamente protesi verso il padrone di turno. Semplici passanti lungo il sentiero della storia.