Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta al presidente della Repubblica di Ludovico Seppilli, consigliere comunale a Pino Torinese, Torino, collaboratore parlamentare e componente del Tavolo esteri di Forza Italia Giovani
Egregio Presidente Mattarella,
non posso esimermi dal rivolgerLe questa lettera, dopo aver sentito le Sue dichiarazioni in risposta al Primo Ministro Boris Johnson. Non posso come giovane di 28 anni, che ha scelto di dedicare la sua vita alla cosa pubblica, convinto che la politica sia una missione per servire il proprio Paese. Non posso come giovane amministratore. Non posso come dirigente del movimento giovanile di un partito della nostra Repubblica. La rivolgo con profondo rispetto della Sua carica e ancor più della Sua persona, ma non per questo senza la schiettezza tipica della mia età.
Prima di decidere di rispondere in veste ufficiale al Capo del Governo di uno Stato tra i nostri più importanti e strategici alleati, sono certo che Lei abbia avuto modo di guardare il video integrale ed originale in cui alla Camera dei Comuni il Primo Ministro Johnson ha risposto alle sollecitazioni del deputato d’opposizione Bredshaw. Avrà quindi con attenzione ascoltato il concetto espresso da Johnson: per una società come quella inglese, da secoli diffidente nei confronti di limitazioni decise dallo Stato, la cui evoluzione storica l’ha sempre vista contraddistinguersi per un’esaltazione della libertà individuale, è inevitabilmente più complesso rispondere ad una pandemia la cui lotta si fonda in buona parte sulla rinuncia a libertà e abitudini dei singoli. Un elemento fondante dell’identità britannica che oggi rende senza dubbio più complesso regolamentare i comportamenti quotidiani di 66 milioni di cittadini e cittadine per combattere la pandemia. Sull’Italia hanno comandato pletore di regnanti, autoctoni quanto stranieri. Siamo il Paese delle signorie, dei continui cambi di casacca del nostro popolo. Io, Presidente, amo l’Italia più di qualsiasi altra cosa al mondo. Ma queste sono constatazioni che non ne riducono l’affetto, l’appartenenza e l’orgoglio. Sono constatazioni di chi ha studiato la storia.
Quanto detto non voleva certo essere insultante. Piuttosto, poneva sul tavolo un aspetto del problema che va oltre le fin troppo sentite partigianerie di questi mesi, dove ognuno difende la sua posizione anche contro ogni evidenza. Un uomo della Sua levatura ha ben chiaro quanto nella comprensione di questa sfida così nuova e così complessa, un ruolo importante lo hanno proprio le differenti caratteristiche di approccio e mentalità presenti tra le diverse popolazioni mondiali.
Trovo opinabile aver voluto dare una risposta così piccata, che trasmette l’idea di una mistificazione di quanto detto da un Primo Ministro straniero. Se, Presidente, si sentiva il bisogno di levare in alto l’orgoglio dello stendardo presidenziale di cui Lei è oggi titolare giovedì era in effetti un grande giorno in cui farlo. Perché giovedì uno dei più feroci autocrati dell’era contemporanea, Xi Jinping, faceva incarcerare un ragazzo di 23 anni che con cuore, passione e amore per quegli stessi diritti su cui abbiamo fondato la nostra Repubblica guida da mesi le proteste ad Hong Kong. Abbiamo accolto quell’autocrate, indegno della stretta di mano di chiunque si riconosca nella democrazia, con gli onori della “Scorta Reale”. Ieri, per poter rivendicare senso della libertà avremmo potuto schierare la Repubblica Italiana dalla parte di Joshua: la parte giusta della storia.
Lei ha risposto al Primo Ministro Johnson contrapponendo la serietà, Presidente. Il nostro attuale Ministro degli Affari Esteri è l’On. Luigi Di Maio. La stessa persona che da Vicepresidente del Consiglio dei Ministri si affacciò da un balcone per stappare una bottiglia e annunciare di aver “abolito la povertà”. Sono francamente in difficoltà ad immaginare di quale serietà possiamo in questo momento essere esempio.
Il Suo costante impegno nella difesa dell’immagine dell’Italia nel mondo non può che rendere me come credo qualsiasi altro giovane orgoglioso. Siamo tutti al Suo fianco in questo. Ma La prego, alziamo l’asticella. Alziamoci in piedi con questo coraggio quando i più basilari diritti umani vengono violati davanti ai nostri occhi. Facciamo sentire il peso del tricolore di Giuseppe Mazzini e Camillo Cavour quando Joshua Wong viene arrestato, non quando il Primo Ministro di una delle più antiche democrazie del pianeta, laureato in letteratura classica e filosofia ad Oxford, fa una riflessione che qualunque storico sottoscriverebbe. Con immutata stima e con i miei più sinceri auguri di buon lavoro, Le porgo i miei più cordiali e rispettosi saluti
Ludovico Seppilli