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Il Pd in un campo minato: non può muoversi senza deflagrare. E non si accorge che Salvini sta costruendo un “blocco sociale”

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Zingaretti ha fatto un gioco rischioso, cioè quello di far crescere il Pd oltre il 20 per cento, recuperando riconvertiti dei LeU, così da poter guadagnare quel 3-4 per cento che gli serviva per, poi, spostarsi del tutto sull’estrema sinistra, delegandole la gestione politica dell’immigrazione, di cui si sono impadroniti deputati dei LeU, con la complicità di alcuni del Pd. È interessante leggere nel numero dell’Espresso 7 luglio 2019, la lettera del segretario del Pd, pubblicata in risposta ad una precedente di Cacciari, che, sotto il titolo, già di per sé significativo “Caro Cacciari dobbiamo fermare i barbari”, si trascina per varie colonne. Il contenuto rilancia previsioni alla Cassandra circa le sorti di questo Governo, essendo state amaramente deluse le precedenti aspettative, volta a volta coltivate circa elezioni a settembre e l’attivazione della procedura comunitaria per debito eccessivo; ma trascura completamente il problema fortemente sentito dagli italiani della immigrazione e della sicurezza.

Tutto il futuro del Pd viene consegnato al famoso passo nella Filomena Marturano di Edoardo De Filippo, “Ha da passà ‘a nuttata”, cioè la artificiosa bolla elettorale costituita dalla Lega, rinviandone la scadenza alla futura legge finanziaria, che costringerà il duo giallo-verde a effettuare una vergognosa ritirata o a subire una sonora bocciatura dalla Commissione europea. Per il resto il dialogo con Cacciari, intervenuto a sua volta in seconda battuta, si svolge in stretto politichese, assolutamente invendibile al di fuori dei convinti a priori, sul rilancio del centro-sinistra (quale centro?), il risveglio della società civile, il recupero della solidarietà, con una accusa chiaramente emergente all’elettorato di non essere in grado di curare il suo vero interesse, abbagliato da un giocatore di prestigio. D’altronde è ormai corrente nella intellighenzia di sinistra, l’idea per cui avendo votato per le elezioni europee solo circa il 50 per cento, in realtà la Lega col suo 34 per cento rappresenterebbe solo 1/6 del corpo elettorale, col che si colloca automaticamente l’astensionismo come un fenomeno di sfiducia verso il Governo. Non ci si pone il quesito del perché ci sia l’astensionismo in luogo di un voto massiccio a favore di Pd e dei LeU; no, la colpa è della gente che non vota o vota meno di una volta, sicché basterebbe smontare il fondamento del benedetto stato costruito dal nostro testo costituzionale, cioè la libertà di voto. Ciò, direttamente, con l’introdurre l’obbligo di votare sempre, sanzionandolo, per esempio, tramite il ritiro transitorio o definitivo del certificato elettorale; o, indirettamente, col condizionare la legittimità di qualsiasi elezione al raggiungimento di una soglia superiore al 60 per cento del corpo elettorale, condannando il funzionamento dell’intero sistema democratico.

Il Pd ha messo i piedi su una bomba a uomo, per cui non può muoversi senza deflagrare, cosa inevitabile se mai perderà le prossime regionali dell’Emilia Romagna, come fanno prevedere le consultazioni europee e confermano la probabile ripresentazione di una figura incolore come il presidente Bonaccini e la prudente “fuga” in Europa della vice Gualmini.
D’altronde, questa sarebbe la sorte dell’ultimo partito della prima Repubblica, cui non pare in grado di sfuggire, secondo l’antico detto, “Chi di spada ferisce, di spada perisce”.

Non si è ancora accorto che Salvini, oltre a ipnotizzare il tonto elettore col pugno duro contro l’immigrazione, si sta muovendo su un fronte molto ampio: dalla battaglia per le autonomie, criticata, oggi, da una sinistra appena ieri l’altro favorevole alla modifica costituzionale del Titolo V, Parte seconda della nostra Costituzione che introduceva questa possibilità, alla prospettata riduzione fiscale per i ceti medi; dalla difesa delle infrastrutture essenziali come la Tav e l’Ilva alla riforma di una giustizia, in cui la sensazione di una onnipotenza incontrollabile si è diffusa dalle correnti della Magistratura, esplicitamente collocate su diverse e contrastanti politiche del diritto, alle più alte cariche, alle procure, giù giù fino alle ultime ramificazioni. Insomma, a dirla all’antica, sta creando quello che una volta si sarebbe chiamato un “blocco sociale”, come già fece Berlusconi, riferito non a classi e ceti sociali ben distinti, ma a un complesso coordinato di interessi trasversali (immigrazione, sicurezza, giustizia e politica rispetto a un’Unione europea burocratica) e particolari (autonomia delle regioni del nord, flat tax per i ceti medi e pensioni anticipate per i lavoratori).

Non ultima la posizione forte assunta in politica estera, che ha permesso a Salvini di interloquire sia con il segretario di Stato Usa sia con il presidente della Russia, cosa per la quale la c.d. stampa indipendente lo ha accusato, volta a volta, di essere un “utile idiota”, prima dell’uno poi dell’altro, convergendo sulla soluzione più facile, perché l’uno e l’altro sono pari, tentano entrambi di destabilizzare l’Europa. Ma siamo sicuri che questa Europa, vissuta come matrigna, goda di tanta fortuna in Italia,
sì da poter dire ciò che vuole per condannarci a un futuro uguale a quello della Grecia; che sia così condivisa la calata di infamia da parte dei mass media europei progressisti che ci viene quotidianamente versata addosso?

Certo, Dio esiste per bocca del Papa solo quando parla di immigrazione, non quando predica sulla crudeltà dell’aborto, sulla primazia della famiglia naturale, cioè etero-sessuale e preposta alla cura della prole, sulla intangibilità del matrimonio… Dio, invece non avrebbe patria, anche se è quello stesso che promise agli ebrei erranti di dargliene una su loro misura; ma il cattolicesimo è universale, e trovo giusto che il Pontefice guardi ad un mondo senza confini. Ma per il c.d. popolaccio, accusato dagli stessi mass media di essere “plebeo”; così come la casa familiare, anche la patria esiste come costituita da questa penisola, coi suoi confini conquistati e difesi con tanto sangue delle giovani generazioni, nelle tre guerre di indipendenza e nella prima guerra mondiale. Violarli con forza e arroganza rappresenta un vulnus per molti, troppi, che li percepiscono come inaccettabili espressioni di una illegalità capace di legittimare tutto. Il braccio di ferro con Salvini lo si può fare a parole, insulti, comportamenti trasgressivi non solo benedetti, ma esaltati; ma quello con il corpo elettorale lo si deve fare convincendolo, se ci si riesce.

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