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Il politically correct globalista infetta anche Yale: corso di storia dell’arte “troppo occidentale”

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Succede a Yale, notissima università americana culla di menti brillanti, luogo di formazione di futuri e di passati leader, che, teoricamente, per la propria intrinseca natura di luogo di cultura e vocazione alla conoscenza dovrebbe essere al riparo dalle ondate di idiozia massificante globalista e invece a quanto pare non lo è.

Ovvero succede che la prestigiosa università sembra abbia intenzione di chiudere un corso di storia dell’arte perché i contenuti sarebbero, testuale, “troppo bianchi, troppo maschi e troppo eterosessuali”.

L’unica cosa che ricordo di troppo del professore di Yale con cui ho seguito un corso era il suo orrendo parrucchino – messo pure male perché calava sulle ventitrè – ma non mi sarei mai immaginata che a distanza di anni la lebbra del politically correct globalista sarebbe arrivata anche lì, perciò diciamolo noi visto che loro, pur in tanta eccellenza, non ci arrivano: l’unico concetto sbagliato è il “troppo”.

Stando a quanto si legge sul giornale di Yale, lo Yale Daily News, il Dipartimento di Storia dell’arte vorrebbe cancellare il corso di “Introduzione alla storia dell’arte – dal Rinascimento ad oggi” perché i canoni dell’intera questione metterebbero a disagio – o, ancor più ipotetico, potrebbero mettere a disagio – alcuni studenti, in quanto esempi di canoni e valori considerati “eccessivamente occidentali”. Che sarebbe come dire che Michelangelo è troppo toscano, Rubens troppo olandese, Goya troppo spagnolo e Picasso troppo macho: cioè una cretinata.

Un’istituzione che da statuto deve fare cultura e portare cultura e quindi diversità, programmatiche e non, decide all’improvviso che per fare un favore a chi sarebbe – o si sentirebbe – diverso da questi canoni, cioè chi non è bianco, chi non è occidentale e chi non è eterosessuale, diversi devono diventare quelli che fino a ieri erano considerati canoni normali, cioè i canoni dell’arte classica occidentale, di quell’Occidente di cui il Rinascimento è probabilmente una delle primarie derivazioni e innovative espressioni artistiche di tutti i tempi in tutto il globo.

A Roma si direbbe: levateje er vino.

Secondo loro ci sarebbe una “sovraidealizzazione” dei canoni artistici occidentali che sarebbe “problematica” in quanto porrebbe l’arte europea su un piedistallo. La mente geniale di questo parto intellettuale si chiama Tim Barringer, che sostiene che ci siano molte altre regioni del globo terrestre, generi e tradizioni artistiche e culturali che meritano ugualmente lo studio. Se così fosse a Yale avrebbero scoperto l’acqua calda, ma in realtà si deve tradurre, quindi traduciamo.

Siccome gli gnocchi della cucina italiana sono buoni ma non a tutti piacciono, non li dobbiamo esaltare come ricetta caratteristica della base delle preparazioni culinarie umane a base di farina e tuberi, ma dobbiamo sopprimerli e inserirli in unico corso di cucina mondiale perché anche gli involtini primavera cinesi con farina di riso e la pappina di tapioca africana sono ugualmente buoni, un cuoco non deve mica conoscerli tutti e non deve valorizzare l’Occidente in cui sono nati gli gnocchi, ci mancherebbe. Come dire che il cous cous non è troppo mediorientale e la pasticceria viennese non incontra un gusto tipicamente omosessuale, indi poscia la vellutata di zucca non è troppo femminile, quindi studiamo quella perché il chili con carne è troppo maschio così non offendiamo nessuno, non insegniamo le ricette a base di patate perché se no mettiamo la patata di Leonessa che ha centinaia di anni di gloriosa storia su un piedistallo quando le carote, i kiwi, le banane e il mangostano thailandese sono altrettanto meritevoli di essere studiati. Chiaro no?

Invece di questo corso singolo il professor Barringer proporrà la scelta tra “Arte e Politica”, “Creazioni globali”, “La via della Seta” e “Luoghi sacri”. Segnate la parola “politica”.

“Perché non si può ridurre tutto a prospettiva dell’arte occidentale come mainstream“, dice. Allora, cancelliamo come origine fondante di tutto gli inventori della prospettiva, le centinaia di artisti omosessuali, le infinite rappresentazioni del femminino e i messaggi politici di libertà ed esaltazione delle differenze veicolati da centinaia di migliaia di opere d’arte dal Rinascimento ad oggi, “troppo mainstream“, va bene, come dice lei professore, facciamo i fighetti di nicchia in difesa delle minoranze, che va di moda.

Gli fa eco una sua compare, la professoressa Marisa Bass, che “siccome l’arte negli ultimi tempi è cambiata” gli studenti si dovrebbero indirizzare verso corsi come “Arti decorative Globali”, “Arte Sacra e Architettura”, “Politica delle Rappresentazioni”. Di nuovo la parola “politica”, suona qualcosa?

Se non fosse che sei in un’università e che la forza della cultura è nella storia e nella diversità di quella storia nei vari posti, in oriente come in occidente, in su come in giù, e che i piedistalli esistono, il Rinascimento è nato in un’Europa, in un’Italia, che è stata culla della civiltà e non solo occidentale come vorreste far passare voi. Quello che questa gente vuole fare è negare l’evidenza e trasformare la storia della civiltà e dell’arte in politica, appiattendo tutto e tutti per non dare fastidio a nessuno ma allo stesso tempo appropriandosi del meglio altrui trasformandolo in quello che già è, e cioè patrimonio mondiale. Ormai anche chi voleva proteggere le differenze e le minoranze, dando vita al politicamente corretto, si è trasformato nella contraddizione in termini di se stesso: per istruire e far evolvere i deficienti è diventato deficiente.

Senza l’arte occidentale dal Rinascimento ad oggi come fonte primigenia, quindi mainstream come dice il professore, omnicomprensiva anche di tutti questi bellissimi corsi che hanno il coraggio di spacciare per alternativi, innovativi e “inclusivi” – e che invece sono solo spacchettati, e che l’arte occidentale dal Rinascimento ad oggi ha già inventato e ricomprende perfettamente in sé – costoro non sarebbero mai diventati professori di un bel niente né troppo bianco né troppo occidentale né troppo eterosessuale.

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