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Il regime nel bunker prepara la stretta finale per il 5 gennaio. È ora di dire basta

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Uno sente cabina di regia e pensa a Zio Tibia con gli Addams, Frankenstein e Freddie Kruger. Perché le misure via via adottate sono sempre più mostruose, sempre più all’insegna dell’alienazione feroce. E per cosa? Per coprire fallimenti e menzogne sulle quali ha scritto in modo impeccabile Federico Punzi. Qui si può al massimo chiosare l’ovvio e cioè che simili trovate aumentano lo sconcerto sociale e le conseguenze di un disastro economico sotto gli occhi di tutti. E non basta, l’implacabile Draghi annuncia nuove strette già il 5 gennaio che di fatto sostanziano l’obbligo globale di vaccino col ricatto del megagreenpass, da mantenere, attenzione, fino alla fine dell’emergenza, che tuttavia rimane senza termine. Siamo allo stato etico e concentrazionario, siamo oltre l’esperimento sociale di cui parlano le testate americane, e siamo ad un unicum nella storia delle democrazie occidentali: non sussiste alcuna ragione sanitaria, i motivi sono tutti politici, legati alle manfrine e alle manovre elettorali ad ampio spettro, all’attesa di fondi europei sempre più problematici, a un prendere tempo per perdere tempo. Intanto lo sfascio Italia cresce di giorno in giorno. Ma hanno testato la resistenza dei cittadini, purtroppo intesa non come reazione ma come soggezione, e ne hanno dedotto che può essere infinita, che la nuova egemonia comunista di cui vaneggiava il ministro Speranza nel suo libro fantasma non era un vaneggiamento ma un obiettivo sinistramente lucido.

A questo punto l’unica domanda, ironicamente, è di stampo leninista: che fare? Ormai lo abbiamo capito: non si fermeranno. Subire ancora non porterà niente di buono. Volersi convincere che l’approccio moralistico, premiale (per i puntaspilli) e punitivo (per i dissidenti) è suicida per tutti. Continuare a ripetere, mah, speriamo vada bene, è demenziale: non è andato bene niente, non poteva andare peggio di così e peggiora di settimana in settimana. La “variante raffreddore” non può giustificare la paralisi ostinata di un Paese, la diffusione dell’ennesima ondata è tutta responsabilità di chi ha preso le decisioni e sciagurate decisioni: fine delle illusioni, delle false coscienze, delle dissonanze cognitive, della militanza davvero miserabile per cui il siero è di sinistra e tutto quello che decide il Partito – il Pd, ovviamente – è buono e giusto, è Verbo incarnato.

I trinariciuti sanitari se ne facciano una ragione: tocca anche a loro, questo regime ormai è fuori controllo e non distingue più. Uscite come quelle dei vari Brunetta, Sileri, dello stesso Draghi, perfino di Figliuolo – secondo il quale chi fa le file per sciare o per il Black Friday non deve rompere i coglioni se sta 10 ore in coda per un tampone inutile – testimoniano di una condizione allucinatoria, da bunker degli ultimi giorni; e potrebbero esserlo davvero, ultimi, se solo la cittadinanza guardasse in faccia la realtà e dicesse: basta. Semplicemente ma in modo risoluto. Basta con le attese del nulla, col deserto dei Tartari, con la mendica dei “ristori” che tanto non arrivano. Basta con l’ubbidienza cieca, pronta (prona) e assoluta. Basta credere (cedere) alle fandonie dei media di regime. Basta soprattutto credere che questa sia ancora una democrazia: non è più neanche un regime, sta saltando direttamente al livello dittatura.

“Basta” non significa dirlo sui social e mettersi in pace la coscienza. Non significa le pagliacciate catartiche, sterili, autoreferenziali dei vari Puzzer o Nunzia Schillirò, evaporate come era logico. E men che meno significa, come certi esaltati da tastiera vanno ripetendo, la lotta armata o la rivoluzione. No, basta significa obiettare. Non obbedire. Basta vuol dire anzitutto che gli esercenti, i commercianti, i titolari di attività, possono, debbono smettere di adeguarsi a questo racket di stato, forzandosi a pretendere dai clienti qualsiasi assurdità venga loro richiesta: parte da loro, gli utenti poi seguono, ma se trovano muri di ostilità e di razzismo, che altro possono fare se non rassegnarsi? Sarà retorico dirlo, ma, alla fine, dipende da tutti noi, ciascuno nel suo ruolo, ciascuno col suo infimo potere: se i commercianti di una via, un quartiere, una città, si uniscono e dicono basta, sarà difficile che il regime possa reagire come in Ungheria nel ’56 (o in Cina ancora oggi, ciò che a qualche commentatore sembra provocare irrefrenabili orgasmi). Più probabile che questo regime, che oggi tenta la stretta finale perché è logoro, fragile e disperato, finisca per capitolare.

Non ascoltare. Non obbedire: di questo si tratta, in modo non violento ma deciso. Funziona in Romania, funziona in tante parti del mondo più o meno libero: perché da noi no? Perché rifugiarsi sempre nel luogo comune degli italiani pecoroni che tirano a campare all’insegna del “particulare”? Qui di convenienza individuale o familista non ce n’è più, qui restano solo macerie. Ecco perché diventa inevitabile, e non procrastinabile, scioperare contro gli obblighi, i veti, le sciarade paranoidi dei QR, dei megagreenpass, delle quarantene a giorni alterni, dell’autosorveglianza: non lo vedete, che sono in confusione totale e cercano di riversarla sui cittadini, considerati carne da esperimento se non da macello?

Tante sono le strade da percorrere, dal boicottaggio dell’informazione di regime allo sciopero fiscale – se non mi fai lavorare, se mi blocchi lo stipendio, se mi tratti da schiavo, perché io dovrei ancora versarti il mio tributo? Non è un’idea campata per aria, lo stato, disorganizzato com’è, fatica già adesso a riscuotere quello che pensa gli spetti; ci sono casi, e chi scrive ne conosce diversi, di “obiettori” del Green Pass che hanno già accumulato dozzine di multe in due anni: nessuna pagata, lo stato si è arreso, non è riuscito a combinare niente con loro.

Questo sistema di incapaci e di folli, di bugiardi e di incompetenti è una tigre di carta, ruggisce e dilania solo se glielo lasciamo ancora fare. Se insistiamo nel dividerci, rifiutando di capire che ormai la partita non è tra “pro” e “no”, riguarda tutti, distrugge tutti e tutto. Se la smettiamo di aspettarci soluzioni da una politica che non prevede ombra di opposizione reale, se la finiamo di mandare avanti l’altro, e procediamo insieme. Il Pd dei Letta e degli Speranza (Sinistra Italiana è solo una succursale, i grillini ormai un travaso), del CTS, degli scienziati farlocchi, dei guitti a sussidio, vuole una sola cosa, lo stampino cinese, il controllo totale e senza termine, vuole licenza di insistere nei suoi errori e tragici errori secondo la più atroce delle soluzioni ideologiche: se la realtà non torna, potenziamo l’ideologia e strozziamo la realtà, alla fine avremo ragione noi. Sono post comunisti eternamente comunisti, ma almeno una cosa comunista valida, per eterogenesi dei fini, debbono pur ricordarcela: a questo punto, che abbiamo da perdere se non le nostre catene?

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la grande bugia verde