Il ruolo di Teheran nel diffondere la disinformazione di Pechino sul coronavirus

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Il coronavirus è stato “creato” dagli Stati Uniti: questa accusa, come è noto, è stata rilanciata in primis dalla Cina e addirittura twittata dal portavoce del Ministero degli esteri di Pechino. Ora, un report di Graphika, dimostra come la stessa accusa sia stata diffusa nei media e sui social dalla International Union of Virtual Media (IUVM), un gruppo iraniano che, ufficialmente, nasce per combattere la cosiddetta disinformazione sulla Repubblica Islamica, ma che nei fatti crea e diffonde articoli, video e meme, il cui unico scopo è creare narrative ad hoc per diffondere non solo la causa del regime clericale iraniano, ma anche quella palestinese.

Secondo Graphika, quindi, nelle ultime settimane questo gruppo ha diffuso su Facebook e Twitter contenuti per diffondere l’idea che siano stati gli Usa a creare il coronavirus. Lo scopo, ovviamente, è quello di sostenere non solo che Washington abbia creato il coronavirus, ma anche che sia necessario immediatamente sospendere (o abolire) subito le sanzioni al regime iraniano per via dell’emergenza Covid-19. Il lavoro di disinformazione, secondo il report, è cominciato a febbraio, nello stesso momento in cui Teheran iniziava a rendere noti i primi decessi per coronavirus.

Il materiale diffuso per la campagna di disinformazione evidenziava anche che “non era una coincidenza se il virus attaccava selettivamente nei Paesi nemici degli Stati Uniti, in primis Cina e Iran, ma anche alcuni Paesi Ue come l’Italia. Lo scopo americano, era quello di restare la potenza dominante, contro l’ascesa di Pechino.

Da quello che emerge nel report di Graphika, la IUVM ha creato numerosi account, ma non sarebbe riuscita ad andare oltre i 5.000 followers tra le varie piattaforme. Questo grazie proprio ai ricercatori di Graphika che, in questo periodo, hanno direttamente lavorato con Facebook per denunciare e scoprire la campagna di disinformazione, impedendole di raggiungere un grande pubblico. Già un paio di anni fa, proprio Facebook aveva rimosso una serie di accounts connessi alla IUVM, grazie al lavoro della compagnia di cyber security FireEye.

Purtroppo, se Facebook non ha permesso che la sua piattaforma fosse usata dal regime iraniano, alcuni rappresentanti politici italiani sono caduti nella propaganda dell’Iran. Il ministro degli esteri Zarif ha avuto una conversazione telefonica con il ministro Di Maio, in cui si è parlato soprattutto degli Stati Uniti e della necessità di abolire le sanzioni Usa. I deputati e i senatori grillini delle Commissioni esteri hanno firmato una dichiarazione congiunta chiedendo al presidente Trump di sospendere le sanzioni contro la Repubblica Islamica. Nessuno di loro ha detto una singola parola relativamente al fatto che le sanzioni americane non colpiscono affatto i beni umanitari e che, se indirettamente lo fanno, è perché purtroppo in Iran anche il settore farmaceutico è stato parzialmente appaltato ai Pasdaran. Senza contare che gli stessi che si sono prodigati a favore dell’Iran, non sono ancora riusciti a dire una singola parola sul fatto che ancora oggi vola liberamente in Europa – Italia compresa – la compagnia di bandiera Iran Air, senza che nessuno abbia ancora spiegato come viene garantito che da Teheran non arrivino sui nostri scali persone positive al coronavirus

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