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Il taglio dei parlamentari suggella un trentennio di antipolitica: il seme dell’autodistruzione gettato anni fa

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Il seme dell’autodistruzione del sistema politico italiano è stato gettato da anni e ha trovato terreno fertile non solo nel “popolo ignorante”, ma anche in giornali, tv, aule giudiziarie, grand commis dello Stato e grandi famiglie dell’imprenditoria italiana, e nei politici stessi. L’establishment ha sapientemente alimentato questo clima dove la mob rule si è sostituita allo stato di diritto, con effetti paralizzanti sul sistema Italia

Anche se con una maggioranza meno consistente di quanto ci si aspettava, il taglio del numero dei parlamentari è diventato realtà. L’Italia avrà 400 deputati e 200 senatori per la gioia della Casta anti-casta che la governa. Sarebbe però sbagliato attribuire al solo Movimento 5 Stelle la paternità della misura che gli italiani hanno confermato nel referendum costituzionale. Né si può derubricare il fenomeno dell’anti-politica a populismo passeggero o, peggio ancora, all’esprit du temps.

L’Italia che nel 2020 ha parificato il ruolo di parlamentare ad una poltrona è la stessa che nel 1992 gioiva per il linciaggio mediatico e giudiziario dei protagonisti di Tangentopoli, esaltandone gli antagonisti in toga. È la stessa che ha cercato nell’imprenditore di successo, nel professore morigerato e nella sobrietà di un ex commissario europeo la soluzione a ogni suo male. È la stessa che quando Monti tagliò le province con un decreto legge azzerandone i consigli provinciali, esultò per il risparmio e per il taglio dei costi, senza chiedersi né se fosse costituzionalmente possibile azzerare le province con decreto (risposta: no), né chi sarebbe subentrato per svolgere le funzioni a esse delegate.

Ma questa Italia priva di cultura politica, un po’ arruffona e con una visione “bassa” della politica, non è rappresentata solo dalla tanto disprezzata “gente comune”. Anzi. I media, i grand commis dello Stato, le grandi famiglie dell’imprenditoria italiana – o ciò che ne rimane – e persino lo stesso sistema politico italiano hanno sapientemente coltivato questo clima dove la mob rule si è sostituita allo stato di diritto, con effetti paralizzanti sul sistema stesso. Dai referendum di Mario Segni a oggi il Paese ha fatto un triplo salto carpiato all’indietro, suggellato dal voto di ieri e dalla prossima riforma elettorale in cantiere, concepita proprio per garantire – tramite la falsa promessa di un maggiore equilibrio tra le forze politiche che dovrebbe derivare dal sistema proporzionale – che saranno sempre i soliti, tramite accordi e accordicchi di piccolo cabotaggio, a governare il Paese. In fondo, siamo il Paese dove il Pd ha governato in 9 degli ultimi 10 anni senza mai avere un mandato elettorale per farlo. Anzi, qualche volta lo ha fatto nonostante sia stato esplicitamente mandato all’opposizione dal corpo elettorale.

Chi ha scritto che la rappresentanza versava già in condizioni penose prima della sforbiciata pentastellata non ha detto una cosa peregrina. I parlamentari erano già calati dall’alto, senza alcun rapporto con le loro constituencies, nella maggior parte dei casi. Ma pensare di risolvere il problema della rappresentanza disegnando circoscrizioni ancora più grandi e meno rappresentative significa giocare al tanto peggio tanto meglio. Un po’ come sperare che la propria squadra perda perché così viene esonerato l’allenatore che non piace. Un po’ come votare per i 5 Stelle perché, tanto, “gli altri hanno fatto tutti schifo”.

Il seme dell’autodistruzione del sistema politico italiano è stato gettato da anni e ha trovato terreno fertile in giornali, tv, aule giudiziarie, uomini del fare e, come detto, nei politici stessi. Se la politica dà a volte una pessima immagine di sé, travolta da scandali e immobilismo, non è con scelte al ribasso che la si migliorerà. La politica italiana deve tornare a guardare in alto, a prefigurare un futuro per se stessa che non sia subordinato alle inchieste giudiziarie o alla genuflussione imbarazzante davanti alle potenze straniere. Sodani, Tofali, Dibba e Taverne varie sono il frutto di 30 anni di totale asservimento della classe dirigente e politica ai peggiori istinti della pancia del Paese. Ma così facendo la nostra vita pubblica non è migliorata, la qualità e la virtuosità dei nostri governanti non è schizzata verso l’alto. Così facendo si sta andando verso l’America Latina. Proprio quello che sognavano i 5 Stelle e tutto il variegato mondo del peronismo italiano.

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