Domenica scorsa si sono tenute le elezioni politiche in Austria. Il voto anticipato si è reso necessario dopo la fine del primo governo guidato da Sebastian Kurz, caduto dopo l’uscita della destra (FPÖ) dalla maggioranza, causata dallo scandalo Ibiza in cui è rimasto coinvolto l’ex leader dell’FPÖ Strache.
L’ÖVP, il partito popolare dell’ex cancelliere Kurz, è emerso come il netto vincitore ottenendo il 38 per cento dei consensi. In seconda posizione troviamo i socialdemocratici, che registrano il peggior risultato della loro storia con circa il 22. Infatti, se i popolari guadagnano 11 seggi attestandosi a quota 73, la SPÖ ne perde altrettanti fermandosi a 41. Al terzo posto troviamo il Partito della Libertà (FPÖ) con il 17,3 per cento, ora guidato da Norbert Hofer, già candidato alla presidenza della Repubblica e perdente al ballottaggio con l’attuale presidente Van der Bellen, che perde circa nove punti percentuali ed avrà 32 parlamentari. Quarti arrivano i Verdi che tornano in parlamento con un risultato straordinario, raccolgono infatti 12,5 per cento dei consensi e 23 seggi. Ultima lista ad entrare al Nationalrat è NEOS (14 seggi), compagine liberale e legata al gruppo parlamentare europeo Renew Europe.
Il risultato di Kurz non è certo inaspettato. Raggiunge però vette davvero importanti, infatti migliora di sette punti percentuali quello delle legislative 2017 e pone l’ÖVP come una delle forze del Partito popolare europeo più in forma. Lo sesso Kurz ha detto: “Eravamo convinti che avremmo incassato un bel risultato, ma un successo di questa portata non se lo aspettava nessuno”. L’ex cancelliere ha preso molti voti provenienti dalla destra di Strache ed Hofer ora che, colpita dallo scandalo e guidata da una classe dirigente non certo eccellente, si trova in seria difficoltà. Situazione da cui Kurz ha saputo trarre maggior profitto. La campagna elettorale impostata da quello che sarà nuovamente cancelliere è stata caratterizzata da temi cari all’elettorato e da uno spostamento a destra, ancora più marcato rispetto a due anni fa. Infatti, si è basata sulla promessa di una forte riduzione delle tasse, di maggiore sicurezza per i cittadini e di una linea dura sull’immigrazione. Questo a dimostrazione del fatto che un centrodestra che parla ai cittadini di problemi e di soluzioni reali e lo fa rifacendosi ad istanze tipicamente conservatrici non solo vince, ma trionfa.
Ora però si apre la difficile partita della formazione del governo. All’ÖVP servono circa 20 seggi per poter governare e per il trentatreenne Sebastian si aprono tre strade:
- una riedizione della passata alleanza con FPÖ e quindi un governo sostanzialmente di centrodestra-destra, che gli consentirebbe di portare avanti, senza troppi problemi, il suo programma ma che sicuramente farebbe storcere ancora il naso ad alcuni esponenti della classe dirigente dell’Unione europea;
- una “Große Koalition” con i socialdemocratici, ipotesi che saprebbe “di stantio” e legata a logiche del passato invise agli elettori;
- oppure una novità: un governo di coalizione con Verdi e NEOS il quale avrebbe tra i vantaggi un forte sostegno mediatico e quello di Bruxelles ma che, sicuramente, comporterebbe una limatura del programma elettorale. I Verdi hanno già fatto sapere che non accetterebbero politiche troppo liberali in economia ed una linea troppo dura nella questione immigrazione.
Quindi Sebastian Kurz ha davanti a sé una scelta delicata da prendere, in una schermaglia che vedrà coinvolti anche agenti esterni. Le pressioni per non promuovere un altro governo con la destra di Hofer saranno consistenti. Va detto che alcuni esponenti del Partito della Libertà hanno escluso di tornare al governo, pensando magari che un giro all’opposizione potrebbe far bene dal punto di vista dei consensi, ma va anche sottolineato che, secondo un sondaggio, la maggioranza dei loro elettori la pensa diversamente.
In conclusione, possiamo dire che il trionfo personale del leader del nuovo partito popolare austriaco (passato nei colori “sociali” dal nero al turchese), che dà al prossimo cancelliere un forte mandato, ci dimostra come, in alcuni casi, la presenza di una cosiddetta ultradestra sia superflua se un partito, che molti definirebbero erroneamente moderato, cerca di proporre risposte “di destra” a quelle che sono le reali istanze dei cittadini e che lo scenario politico impone. Dall’esperienza di Kurz potrebbe prendere spunto Salvini, e le parole di ieri di Giorgetti che non escludono l’entrata della Lega nel PPE potrebbero far pensare ad un futuro in questa direzione.
Sarà comunque importante vedere con chi andranno al governo i popolari austriaci, una coalizione con forze di centrosinistra potrebbe far sfumare l’enorme consenso di cui gode il giovane e dinamico Sebastian Kurz, con il rischio di perdere il futuro da leader di grandi prospettive e di respiro internazionale che ha davanti a sé.