Comprereste una mascherina usata da quest’uomo? Giuseppi Conte, premier per allegria o per disgrazia, non chiede collaborazione: pretende sottomissione, non invoca unità d’intenti, vuole pieni poteri senza discussioni. Teleguidato da Rocco del Grande Fratello, ha smarronato oltre il lecito poi, in preda al panico e ad un curiosissimo complesso di superiorità, ha accusato l’universo mondo di tutti gli errori da lui commessi. Confortato dalla sua imbarazzante compagine, dove stanno scoprendo – vero, Vito Crimi? – che uno non vale uno. Non sempre, anzi quasi mai e comunque non in casi estremi. Che miseria però, questo Contevirus che dilaga per tutte le televisioni, tutte le testate mainstream e non vuol essere contraddetto, col puntiglio del bambino vanitoso e capriccioso. “Nessun allarmismo, tutto sotto controllo, ci sono io…”. E gli italiani: ah, beh, ma di cosa ci preoccupiamo? C’è lui… Passano tre giorni e il Conte che ha sballato tutti i conti si dichiara stupito dalla diffusione del morbo; non di meno, si definisce sconcertato per la mancanza di obbedienza di tutti, dagli alleati alle opposizioni, dagli ospedalieri ai virologi, dai media all’opinione pubblica: è sempre colpa degli altri, di tutti, pur che non mia.
“Niente polemiche! È il momento di agire!”. Ma per agire ci vorrebbe qualche illuminazione, e qui le lampadine scarseggiano, o sono fulminate. Pare incredibile la propensione al narcisismo anche in tempi di psicosi ma l’uomo è così, tutto in lui indica un patologico impulso a mostrarsi, dalla pochette al ciuffettino da barone piacione. Che fare? Nell’immediato, dalle parti del governo non sembrano avere idee e tanto meno chiare, in compenso si è già capito come stanno impostando il futuro prossimo sventuro, vale a dire stanno cercando di trarre partito perfino dalla pandemia, vera o supposta che sia: apre le danze l’ineffabile conte Gentiloni, detto er Moviola: il coronavirus, scandisce, creerà conseguenze economiche devastanti che nessuno può ancora stimare. Tradotto dal comunistese: è l’occasione buona per sfogare il nostro morboso desiderio di tasse, tasse e tasse. Usano il virus, come se prima i nostri tassi di crescita fossero stati cinesi anziché subafricani.
Ma non è il momento delle polemiche, lasciatelo lavorare, c’è un uomo solo al comando, dove sia diretto non è chiaro a nessuno, neanche a lui, ma bando ai disfattismi: la situazione è sotto controllo, c’è Giuseppi con la sua sicumera e la sua rabbia isterica. Coadiuvato da ministri come Speranza, “i virus non si fermano davanti alle frontiere inventate dall’uomo”, e figurarsi se si lasciava scappare la polemicuzza antisovranista perfino in questo caso. Quanto a Zingaretti, non smentisce ciò che la faccia annuncia: la sua ricetta per debellare il corona è “sconfiggere le destre, che non sono in grado di governare”; già saremmo nell’indicibile, ma non può mancare Grillo con addosso una mascherina a forma di cervello. Come l’avesse appena rigurgitato.
In tutto questo gran varietà, spicca l’ardito silenzio di Mattarella: dicono sia costipato, l’hanno sentito tossicchiare. Bisogna capire. Certo che questo misterioso agente patogeno, fra tanti disastri, qualche fine per eterogenesi l’ha conseguito: confermare che a sinistra l’ideologia s’impone regolarmente sulla realtà; dimostrare che siamo in mano a una banda di sconsiderati allo sbaraglio; ribadire che il Giuseppi si piace sempre di più, e questo è tutto quel che gli preme; portare alla luce il cinismo miserabile dei buoni, gli umanitari che minimizzano le perdite, tanto son tutti vecchi; illuminare la loro imbecillità di ultras tutti contenti perché ad ammalarsi sono gli italiani, in particolare del nordest, regioni leghiste, quanto a dire il trionfo dello stesso razzismo puntualmente additato negli altri. Vivere in Italia al tempo del coronavirus: il trionfo dell’assurdo, manco a dirlo, e del doman non v’è certezza. Ma voi comprereste un flacone di Amuchina usata da questo presidente del Consiglio?