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Dopo “Instex” e Patto di Aquisgrana, l’Italia deve decidere in che serie giocare

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Dopo mille peripezie, nasce l’Instex, il veicolo speciale che permetterà alle aziende europee di bypassare le sanzioni americane all’Iran. Ad annunciarlo a Bucarest sono stati tre Paesi: Gran Bretagna, Francia e Germania. Precisamente, l’Instex avrà sede a Parigi, verrà guidata da un tedesco e sarà supervisionata da un board britannico.

Molto interessante notare come questa decisione arrivi dopo la firma del cosiddetto Patto di Aquisgrana tra Francia e Germania, un accordo in cui i due leader europei hanno manifestato in solitario le loro intenzioni di rafforzare non solo l’intesa bilaterale, ma anche quella internazionale, sia in seno alle Nazioni Unite – promuovendo un seggio permamente per la sola Germania – sia in sede Ue.

L’Instex e il Patto di Aquisgrana segnano un percorso molto netto, di cui è bene che l’Italia prenda coscienza il prima possibile: l’integrazione Ue, quella che tiene sempre in considerazione Roma come Paese fondatore – sebbene non prima potenza – è finita. Gli Stati Uniti stessi, approvando dei waiver ad hoc solamente per alcuni Paesi europei, hanno lanciato un messaggio chiaro: l’Europa mediterranea deve scegliere se giocare in serie B, seguendo l’asse franco-tedesco, o provare a giocare in serie A, promuovendo senza freno un rapporto stretto tra Washington e Bruxelles.

Se l’Italia e tutta l’Europa mediterranea scelgono la serie A, le scelte da mettere in atto sono molto chiare:
– premere fortemente per la firma dell’accordo di libero scambio tra Usa e Ue. In tal senso, Paesi come l’Italia devono provare a dividere francesi e tedesci, profittando dei chiari interessi commerciali di Berlino negli Stati Uniti (contrari alle politiche fortemente protezioniste dei francesi);
– boicottare l’Instex, isolando in maniera chiara e netta l’Iran. Per questo, i Paesi mediterranei devono promuovere la firma di accordi energetici alternativi sia attraverso canali come il TAP dall’Azeribaijan, sia senza indugiare per quanto concerne le risorse presenti nel Mediterraneo. In tal senso, avere dubbi sulle trivellazioni nell’Adriatico o ritardare la costruzione dei gasdotti in Puglia, è sicuramente un atto di puro masochismo;
– evitare follie come quelle accadute sul Venezuela, ove vergognosamente la posizione del governo italiano è stata percepita come pro-Maduro (nonostante i tentativi di metterci una pezza da parte di Conte e Moavero);
– smetterla di giocare a risiko con la Cina. Prima di prendere impegni importanti con Pechino, l’Italia deve essere certa che gli Usa e la Cina troveranno un accordo commerciale, di lungo periodo. Men che meno, l’Italia deve concedere a Pechino la gestione di infrastrutture critiche come la rete 5G o il trasporto aereo nazionale (leggasi Alitalia);
– promuovere un accordo tra Ue e Gran Bretagna nel dopo Brexit. Nessuno può escludere che la presenza degli inglesi nell’Instex possa rappresentare un ottimo cavallo di troia, per controllare da vicino i rapporti tra Ue e Iran e fare – indirettamente – un favore agli Stati Uniti. Inoltre, seguendo la buona teoria di Dehio, nessun Paese mediterraneo deve permettere che l’Ue sia solo nelle mani di potenze centrali (heartland), prive del contrappeso di una potenza insulare vicina geograficamente (e amica);
– per quanto concerne la Russia, molto dipenderà dall’eventuale accordo tra Stati Uniti e Cina. Se andrà in porto, Mosca sarà sempre più isolata, altrimenti le cose potrebbero cambiare.

Ad ogni modo, ad oggi, Trump sembra aver irrigidito la sua posizione contro Putin, probabilmente più per ragioni di necessità interna (Russiagate), che di riflessione geopolitica. Generalmente parlando, possiamo però dire che Washington non avrà una posizione netta sul ruolo della Russia, soprattutto in aree dove non intende avere boots on the ground, come la Siria o la Libia. Se si applica questa considerazione, limitata per specifici temi, gli Stati Uniti non impediranno un dialogo con Putin. Le stesse sanzioni alla Russia, d’altronde, sono tranquillamente raggirate producendo nei Paesi sanzionatori o che non applicano le sanzioni (come ammesso ormai candidatente da tutti).

L’importante, anche in questo caso, è avere il senso del limite e capire quando il dialogo limitato rischia di diventare un “dialogo irritante” (e qui sta alla saggezza dei leader, tracciare con Washington le linee rosse da non oltrepassare)… D’altronde, lo sanno tutti: a Mosca si mostrano i muscoli perché c’è la piena consapevolezza che – rispetto a Stati Uniti e Cina – la Russia è poco più di una media potenza…

Senza queste scelte fondamentali, l’Europa mediterranea sarà destinata a giocare un campionato di serie B, se sarà fortunata. Un qualsiasi governo, in primis quello che si definisce sovranista, deve avere chiaro l’interesse nazionale. Un interesse nazionale che, per l’Italia, ha solo tre parole d’ordine: Washington, Nato e libero scambio commerciale con gli Stati Uniti!

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