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IoApro: la protesta dei miti dimostra che l’unica sconfitta è la rassegnazione

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Sempre più italiani iniziano a non accettare più le chiusure, i divieti di circolazione e tutte le note restrizioni messe in essere al fine di contenere la pandemia. Stanno diventando ogni giorno più irricevibili, le misure ideate dal precedente governo di Giuseppe Conte, e rilanciate quasi in toto, purtroppo, dall’esecutivo di Mario Draghi. Se un anno fa la maggioranza del Paese accettò comprensibilmente di rinchiudersi in casa e di chiudere le proprie attività, perché il Covid piombò come una minaccia del tutto sconosciuta e si confidava in uno sforzo, anche duro, per poi poter tornare alla normalità nel giro di un paio di mesi, oggi, il lockdown, come unico strumento per battere il virus, non è più tollerabile. L’imposizione degli arresti domiciliari è diventata oltremodo odiosa perché il cittadino si è accorto di essere il solo a fare sacrifici, mentre la politica e i vertici della nazione non hanno fatto la loro parte.

Nell’era Conte, la negligenza è stata pressoché totale, ma neppure l’arrivo di Mario Draghi ha finora comportato una svolta positiva per l’Italia. Pur senza addentrarci adesso nei vari modelli oltreconfine, anche se vi sarebbe parecchio da dire e da imparare, osserviamo come i principali Paesi del mondo abbiano fatto e stiano facendo molti più passi dell’Italia per uscire dall’incubo Covid. C’è chi ha chiuso di più e chi meno, o chi non ha chiuso per nulla, ma laddove si è scelto di limitare la quotidianità delle persone, si è provveduto davvero ad aiutare economicamente le categorie più colpite dalle restrizioni anti-Covid. Si è altresì investito in modo massiccio su strutture sanitarie, cure domiciliari e vaccini, per evitare il sovraffollamento degli ospedali e per rendere più breve possibile il lockdown. In quello che un tempo veniva definito come il Belpaese, non è stato fatto nulla di tutto questo, né sul terreno dell’economia, né su quello della salute, e non bisogna perciò sorprendersi se a distanza di un anno, la gente, per così dire, non ci sta più.

Anzi, è sorprendente come gli italiani siano stati finora sin troppo tranquilli ed obbedienti. La mortificazione continua del diritto e della libertà è un danno enorme, anche psicologico, per tutti, ma nella massa di oppressi e depressi, c’è chi è più oppresso di altri, perché, oltre a non potersi muovere in libertà, non può nemmeno lavorare e gli viene precluso il futuro in maniera drammatica. Parliamo naturalmente dei titolari e dipendenti di tutte quelle attività economiche chiuse da mesi (ristoranti, bar, palestre, parrucchieri, centri estetici ed altre ancora). Dopo la speranza, e poi la delusione, è giunta ora l’esasperazione di queste categorie, dal momento che l’uscita dal tunnel non si vede ancora ancora. E in tanti hanno iniziato a farsi sentire sui social e a farsi vedere nelle piazze, anche dinanzi ai palazzi romani del potere.

Si sono dati un simbolo ed una denominazione: IoApro. Sono scese a manifestare nelle strade di Roma e di altre importanti città italiane, persone che forse prima si tenevano alla larga da qualsivoglia raduno, politico o di categoria, ma quando il vaso è ormai traboccato, si sceglie anche la strada più impensata. Le recenti manifestazioni di IoApro hanno visto una folta partecipazione e nell’ultima dimostrazione romana vi sarebbero state ancora più persone, se alcuni pullman non fossero stati bloccati alla partenza. Ciò è stato denunciato dagli organizzatori, e se fosse tutto vero, si sarebbe trattato di un brutto segnale da regime liberticida, ma anche della consapevolezza, da parte del potere, di una mobilitazione massiccia di tanti italiani esasperati, da contenere, quindi, in un modo o nell’altro.

Inutile dire come gli animatori di IoApro abbiano tutte le ragioni del mondo, e a quanto sembra, la loro determinazione non si stia rivelando del tutto inutile. Una delegazione dei manifestanti è già stata ricevuta da membri del governo, e il tema delle riaperture è tornato ad essere centrale nel dibattito politico. Persino il “chiusurista” ad oltranza Roberto Speranza inizia a parlare di una road map delle riaperture. Certo, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ma quando il vertice si accorge che la base non è più disposta ad accettare ogni cosa e può anche arrivare a disubbidire in modo forte e diffuso, è lo stesso vertice che cerca poi di adeguarsi in qualche modo. Farsi sentire, abbandonare il silenzio rassegnato, aiuta.

Naturalmente, è fondamentale attirare l’attenzione dei potenti con la disobbedienza civile nonviolenta, del tutto legittima in democrazia, e mai attraverso la violenza. Non sono mancate tensioni con la polizia durante gli appuntamenti di IoApro, ma sarebbe disonesto liquidare quel movimento spontaneo, sorto sulla esasperazione di piccoli imprenditori e categorie che tengono in piedi l’Italia, come un gruppo fascistoide ed estremista. Alcuni media, figurarsi se non potevano trattenersi, hanno senz’altro provato a dipingere in negativo le proteste dei ristoratori, ponendo, per esempio, l’accento sulla partecipazione di CasaPound, sullo sciamano de noantri e sulle bombe carta. A scanso di equivoci, chiunque sia stato ad azionare quella bomba carta, è evidente che si tratti di un idiota irresponsabile, peraltro subito condannato dai principali oratori della manifestazione, i quali inoltre hanno sfilato per le vie di Roma ammanettati, proprio per evidenziare al massimo le loro intenzioni nonviolente. Non si può nemmeno escludere la presenza di infiltrati, giunti con l’interesse opposto a quello degli organizzatori. Se poi decidono liberamente di aggiungersi gruppi, per così dire, scomodi ed impopolari, oppure personaggi singolari come l’emulo dello sciamano di Capitol Hill, essi non possono essere di certo cacciati a pedate.

Ovviamente, i media mainstream ci marciano così come succedeva in passato, se ci ricordiamo bene, durante le dimostrazioni di piazza della destra italiana (Msi e in buona parte anche An), nelle quali il primo ad essere intervistato o fotografato era quasi sempre un tizio in camicia nera. Tuttavia, al netto della disinformazione diffusa, la sostanza di IoApro è quella della frustrazione e dell’esasperazione di tante categorie alle quali è stato imposto uno stop e non è stato corrisposto alcun serio aiuto. Uomini e donne, padri e madri di famiglia che rischiano di non riaprire mai più. Invece di sprecare tempo con CasaPound, i nostri mezzi d’informazione più autorevoli avrebbero reso un servizio migliore se si fossero occupati maggiormente di quelle persone in piazza con le lacrime agli occhi e di coloro i quali hanno deciso di umiliarsi sino a mettersi in ginocchio.