Un anno fa Masih Alinejad – dissidente iraniana fondatrice della pagina Facebook “La Mia Libertà Rubata”, che si batte contro il velo obbligatorio in Iran – espose in una conferenza stampa l’ipocrisia delle donne occidentali che restano zitte davanti all’hijab imposto nella Repubblica Islamica.
Riprendere le parole di Masih in quella occasione è un ottimo esercizio per valutare l’ipocrisia delle femministe occidentali e di tanti progressisti – uomini e donne – che non hanno il coraggio di esprimere una singola parola in favore dei diritti delle donne iraniane.
Una delle ragioni per cui personaggi come la Bonino, la Mogherini e la Serracchiani non hanno denunciato la costrizione a indossare il velo durante il loro soggiorno a Teheran è perché “si tratta di una legge in Iran”. Si tratta di una delle affermazioni più abominevoli mai sentite.
Il perché è presto detto: come sottolinea Masih Alinejad, se il punto è la legge, allora non staremmo qui oggi a parlare della lotta dei neri americani contro le segregazioni razziali negli Stati Uniti, contro l’apartheid in Sud Africa o anche semplicemente contro la decisione francese di vietare il burkini. Una decisione che causò l’ira di numerose femministe, impegnate a difendere il diritto di una donna ad indossare uno scafandro nel nome della difesa delle specificità culturali.
Quando però si arriva all’Iran, lo stesso coraggio di sfidare la legge improvvisamente sparisce. Nessuna di queste supposte campionesse dei diritti delle donne ha quindi l’ardore di scendere dall’aereo a capo scoperto, di rifiutare le imposizioni del regime e di ripartire immediatamente davanti al rifiuto iraniano di accettare un simile affronto.
Ecco quindi smascherata la grande ipocrisia di queste persone: il doppio standard. Coraggiose come leonesse quando si tratta di affermare un diritto positivo a favore dell’Islam politico, timide come conigli quando si tratta di sfidare un obbligo imposto dalla Sharia, quando questo rappresenta palesemente una umiliazione della donna, una sua sottomissione al potere dell’uomo. Una sottomissione che, in Iran, implica l’obbligo del velo dall’età dei sette anni, la possibilità per una bambina di essere legalmente costretta a sposarsi a 13 anni, la necessità di una donna di avere come tutore un uomo per trovare un lavoro, per avere un passaporto o semplicemente anche per affittare un appartamento, e il fatto che, davanti alla legge iraniana, la testimonianza e la vita di una donna, valgono metà di quella dell’uomo.
Non sappiamo come sarà il prossimo Parlamento europeo e soprattutto non sappiamo quali saranno gli equilibri della prossima Commissione europea. Ciò che sappiamo e che speriamo è che quel poco di politica estera comune che fa l’Ue non deve essere guidata da personalità come Federica Mogherini, colei che ha rappresentato al peggio i valori di libertà che i padri fondatori dell’Europa unita hanno immaginato per le future generazioni.