L’Iran punta a costruire nuove basi al confine tra Siria e Libano per i suoi piani di aggressione

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Il regime iraniano sta provando ad espandersi notevolmente in Siria e in Libano. Dopo la notizia della decisione del governo siriano di affittare parte del porto di Latakia a Teheran, l’opposizione libanese maronita denuncia altri piani della Repubblica Islamica che dovrebbero impensierire tutta la comunità internazionale. E soprattutto l’Italia, coinvolta direttamente nella stabilità dell’area libanese – al confine con Israele – con la missione Unifil 2.

Secondo le Forze Libanesi – partito maronita – il piano dell’Iran sarebbe quello di stabilire un porto nell’area di al-Hamidiyah (cerchio blu nella mappa sotto), una cittadina costiera siriana. Da anni il governo siriano parla di costruire qui un porto turistico e di pesca, ma finora è rimasta lettera morta. Questa volta però, il Ministero dei trasporti siriano ha annunciato l’intenzione di costruire un porto in quest’area a sud di Tartus, con il diretto coinvolgimento della holding iraniana Khatam al-Anbia’a, di proprietà ovviamente delle Guardie Rivoluzionarie iraniane (i famosi Pasdaran).

Non basta: intenzione di Teheran sarebbe anche quella di affittare vaste aree di terreno, intorno ai villaggi al confine tra Siria e Libano (come ad esempio Bani Naem – in Siria – e Aarida e Semmaqiyeh all’interno del territorio libanese). Un’area stimata in oltre 100 chilometri quadrati (cerchio rosso nella mappa in alto).

Perché l’Iran vuole quest’area? Perché qui l’obiettivo è costruire una base aerea non lontana dal porto di al-Hamidiyah. Gli occhi di Teheran sono puntati su l’aeroporto di Kleyate, anche noto come la base aerea di Rene Mouawad. Gli iraniani vorrebbero partire da questo aeroporto civile e militare per espandere la zona aeroportuale costruendo, appunto, una base aerea (che praticamente si troverebbe a circa 5 chilometri dal confine siro-libanese).

Se realizzato, sarebbe un progetto estremamente pericoloso, per vari motivi:

  1. Rende di fatto il Libano uno Stato totalmente vassallo dell’Iran, ponendo sotto il diretto controllo di Teheran non solo l’area del sud della Valle della Bekaa (feudo di Hezbollah), ma anche il confine nord con la Siria (con le ripercussioni che potranno esserci sulle comunità non sciite);
  2. Pone sotto il diretto controllo di Teheran l’autostrada Minieh Aaarida, ovvero quella che percorre tutta la costa siriana e scende giù dritta dritta per il Libano, superando anche la città di Tripoli;
  3. Per mezzo del porto di al-Hamidiyah, consente all’Iran di aggirare l’influenza russa e connettersi direttamente con l’aeroporto di Hama, ove atterrano quotidianamente i voli che trasportano armi e mezzi ai terroristi libanesi di Hezbollah;
  4.  Impedisce qualsiasi reale progetto di stabilizzazione dell’area, che dipende direttamente dal ritiro delle forze militari e paramilitari iraniane e sciite dalla Siria.

Come suddetto, è importante che l’Italia tenga conto di queste mosse di Teheran, soprattutto se il nuovo Governo Conte intende non andare contro la strategia di “massima pressione” che Trump sta attuando verso l’Iran. Se Roma vuole giocare la sua partita, con tutte le possibili distanze dalla strategia americana, non può assolutamente permettersi che l’Iran continui impunemente ad estendere il suo dominio fuori dai confini della Repubblica Islamica. È su queste basi che è fallito il JCPOA e nessun nuovo accordo sul nucleare sarà possibile, senza contenere l’imperialismo iraniano e il suo programma missilistico.

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