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Iran verso la bomba o alza la posta con Biden? La cooperazione con Pyongyang e il cambio di narrazione

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Stanno passando quasi del tutto sotto silenzio alcune notizie drammaticamente importanti, relative ai progetti nucleari e missilistici del regime iraniano. Un silenzio quasi totale, che si trasforma in tombale quando si tratta dei media italiani.

Cominciamo dal programma missilistico: due giorni fa è stata rivelata l’esistenza di un report confidenziale dell’Onu, in cui viene denunciato come Teheran e Pyongyang abbiano ripreso la loro cooperazione missilistica. Si tratta di una notizia allarmante, perché anche in passato la Repubblica Islamica per costruire i suoi principali missili balistici – come i missili del tipo Ghauri e Shahab – si è basata sul know how tecnologico fornito dalla Corea del Nord, in particolare sul modello dei missili No-Dong. Questa volta, secondo il report Onu, il centro di ricerca iraniano Shahid Haj Ali Movahed avrebbe ricevuto assistenza da specialisti nordcoreani, per costruire vettori capaci di raggiungere lo spazio (e Pyongyang avrebbe anche esportato in Iran alcuni componenti missilistici).

Le altre notizie che preoccupano riguardano il programma nucleare. L’Aiea ha comunicato che l’Iran sta continuando a violare l’accordo del 2015, producendo uranio metallico, elemento fondamentale per la costruzione di testate nucleari. In particolare, sono stati trovati 3.6 grammi di uranio metallico nell’impianto di produzione di Isfahan.

A questa notizia se ne aggiunge un’altra che dovrebbe preoccupare ancora di più.

Piccola parentesi inerente la fatwa sul nucleare iraniano: come noto, pur sapendo tutti che si tratta di una falsità, il regime iraniano non ha mai ammesso di volere la bomba nucleare, asserendo che il suo programma nucleare sia pacifico e che, addirittura, esista una fatwa (un divieto religioso) emesso da Khamenei contro le armi nucleari. Sulla fatwa, vi diciamo subito che si tratta di una bugia, perché nulla di simile è stato mai pubblicato in maniera formale sul sito della Guida Suprema iraniana, ove le fatwa vengono diffuse. Sul sito della Guida Suprema esistono sicuramente vari articoli relative alle “opinioni” di Khamenei sulle armi nucleari, come per esempio un messaggio per la conferenza internazionale sul disarmo del 2010. Ma queste opinioni non sono formalmente una fatwa, la cui forma e valore legale è totalmente differente.

Come è stato dimostrato da una inchiesta del Memri, infatti, nessuna fatwa contro le armi nucleari è stata mai pubblicata sul sito della Guida Suprema iraniana. La fatwa, quando emessa, ha un valore legale supremo e per questo viene pubblicata in forme ben precise, ovvero molto concisa e soprattutto con la modalità di domande e risposte. Niente di tutto questo esiste sul sito della Guida Suprema e qualsiasi opinione da lui espressa contro le armi nucleari non costituisce un obbligo e può essere sempre rivista.  

La storia della fatwa contro le armi nucleari, quindi, è un mero strumento propagandistico del regime iraniano che, purtroppo, negli anni ha funzionato molto bene, tanto che lo stesso ex presidente Usa Obama si riferì ad essa all’inizio del suo mandato presidenziale.

Ora, perché vi raccontiamo tutto questo? Perché il 30 gennaio scorso, intervistato da una tv libanese, Amir Mousavi, ex diplomatico iraniano, ha affermato che l’Iran potrebbe rivedere la sua posizione sulle armi nucleari, addirittura affermando che la stessa fatwa di Khamenei non sarebbe permanente e potrebbe essere in ogni momento rivista.

Le affermazioni di Mousavi sono state in qualche modo confermate e aggravate lo scorso 8 febbraio, in una intervista alla tv iraniana, da Mahmoud Alawi, ministro dell’intelligence. In quell’intervista, pur ribadendo la contrarietà iraniana alle armi nucleari, Alawi ha affermato che il regime – se costretto come un gatto messo all’angolo – potrebbe comportarsi diversamente da “un gatto libero”. Se spinto in quella direzione, infatti, l’Iran potrebbe rivedere la sua posizione sulle armi nucleari e questa decisione non dovrebbe essere vista come una responsabilità iraniana, ma di chi l’ha provocata.

La sensazione, da osservatori esterni, è che l’Iran non solo stia alzando la posta nei confronti della nuova amministrazione Usa, ma in qualche modo abbia già deciso il corso degli eventi. Ovvero, che a Teheran abbiano già deciso di correre verso l’ordigno nucleare o, per lo meno, verso la soglia critica che permetterebbe agli iraniani di costruire l’ordigno in poche settimane, se e quando ritenuto opportuno. Nei fatti, lo “stato di soglia”, permetterebbe alla Repubblica Islamica di essere considerato al pari di un Paese con l’ordigno nucleare, con tutto ciò che ne conseguirebbe per la regione mediorientale.

Insomma, insieme ai fatti, Teheran sta cambiando la narrazione e questo cambiamento deve essere osservato con profonda preoccupazione dagli osservatori internazionali.

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