EsteriQuotidiano

Khamenei lancia la “jihad economica”, potendo contare su un nuovo Parlamento appiattito sulla sua volontà

4.8k
Esteri / Quotidiano

Il nuovo speaker del Parlamento è l’ex sindaco di Teheran, e capo Pasdaran, Mohammad Bagher Qalibaf

Si è tenuta ieri la prima seduta del nuovo Parlamento iraniano, totalmente dominato dai conservatori (221 dei 290 seggi). Come è stato annunciato dai nuovi parlamentari iraniani, questa sarà la “legislatura del leader Supremo”, ovvero completamente appiattita sui voleri della Guida Suprema Ali Khamenei. Un Khamenei che ha già inviato al Parlamento il suo messaggio inaugurale, invitando i legislatori iraniani a focalizzare il loro lavoro sulla cosiddetta “jihad economica”, ovvero una impostazione economica principalmente orientata verso l’autarchia. La cosa non è di poco conto, perché non si tratta di sola propaganda: quando Khamenei lanciò la jihad economica in passato, questo significò per le Guardie Rivoluzionarie iraniane ricevere centinaia di contratti in tutti i settori economici, cosa che non solo contribuì all’arricchimento dei Pasdaran – anche con l’arrivo al potere del negazionista Ahmadinejad – ma anche alla definitiva diffusione della corruzione in ogni settore istituzionale.

Con la nuova legislatura quindi, se possibile, i Pasdaran faranno addirittura un passo in avanti. Non solo i conservatori e gli ultra conservatori dominano il Majles, non solo Khamenei lancia come principale mandato la jihad economica, ma viene eletto come nuovo speaker del Parlamento l’ex sindaco di Teheran, Mohammad Bagher Qalibaf. Qalibaf è noto in Iran per due ragioni. La prima, per essere stato un ex comandante Pasdaran, arrivando a scalare le gerarchie con la benedizione di Khamenei (i due sono entrambi di Mashhad). Come Pasdaran, Qalibaf è stato vice comandante della milizia Basij e comandante della Katam al-Anbia, la potente holding finanziaria delle Guardie Rivoluzionarie, che gestisce miliardi di Toman e dà lavoro a centinaia di persone. In ultimo, prima di passare alla politica, Qalibaf è stato comandante dell’aviazione delle Guardie Rivoluzionarie. In questa veste, nel 1999, è stato tra i firmatari di una lettera all’allora presidente riformista Khatami – insieme a 23 altri comandanti Pasdaran, tra cui anche Soleimani – in cui veniva chiesto di agire contro le proteste degli studenti dell’Università di Teheran (proteste poi represse nel sangue, in un raid nel dormitorio dell’università).

Come sindaco di Teheran, Qalibaf si è fatto conoscere per gli scandali finanziari, ben cinque, che lo hanno toccato direttamente. Il più eclatante dei quali riguarda il rapporto con alcuni narcotrafficanti. Secondo quanto è emerso dalle indagini, Qalibaf avrebbe concordato un accordo con la malavita della capitale: in cambio della liberazione dal carcere di alcuni narcotrafficanti, avrebbe ricevuto un aiuto economico e pratico (in termini di voti), nella campagna per diventare sindaco di Teheran (nel 2005). Per tutti gli scandali finanziari che lo hanno riguardato, purtroppo, è necessario usare il condizionale, perché nei fatti tutto è stato totalmente messo a tacere dalla magistratura iraniana.

Infine, ricordiamo che il 18 maggio scorso, il Parlamento iraniano aveva approvato una legge per boicottare ogni relazione con Israele. Legge dentro la quale non è entrato anche il boicottaggio sportivo, solo per l’intervento del ministro dello sport (le federazioni sportive internazionali, a cominciare dalla Fifa, hanno messo in chiaro a Teheran che se gli atleti iraniani continuano a boicottare quelli israeliani, tutto il team della Repubblica Islamica verrà squalificato dalle competizioni). La legge contro Israele, come già avevamo evidenziato su Atlantico Quotidiano, non scopre nulla di nuovo nelle relazioni tra Iran e lo Stato ebraico, ma mette nero su bianco – ancora una volta – tutto l’odio del regime fondamentalista sciita per “il nemico sionista”. Un odio che, in questi giorni, si è espresso anche con le decine di tweet della Guida Suprema Khamenei, che ha invocato per Israele una “soluzione finale” (con indiretto riferimento, seppur negato da Zarif, alla Shoah).

Per la cronaca, la legge contro Israele è stata controfirmata dal presidente Rouhani, entrando a tutti gli effetti ufficialmente in vigore. Con tutto ciò che ne consegue, ovvero non solo la classica propaganda contro Gerusalemme, ma anche l’obbligo per il Ministero degli esteri iraniano di impegnarsi per ottenere un referendum in Palestina – in cui a votare de facto sarebbero pochissimi ebrei – e soprattutto raccogliere le denunce dei palestinesi contro i “criminali sionisti”. Denunce che poi verranno girate al procuratore generale, con tutto ciò che ne consegue per un regime fondato sulla Sharia come è quello iraniano, lo stesso regime che ha approvato la fatwa di morte (ancora in vigore) contro Salman Rushdie.

Iscrivi al canale whatsapp di nicolaporro.it
la grande bugia verde