Pubblichiamo un intervento di Giulio Centemero, deputato, capogruppo in Commissione Finanze e tesoriere della Lega
Il detto “nel bene o nel male, purché se ne parli” (e simili) parafrasa un brano di Oscar Wilde: “There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about“. Da anni è diventato il motto con cui si giustifica la comunicazione più volgare, aggressiva, sguaiata. In pubblicità come in politica, in televisione come sulla stampa. Se il messaggio che viene dato dagli esponenti di governo deve rassicurare o almeno dare indicazioni su quali possono essere le disposizioni da adottare per la salvaguardia dello stato di salute degli italiani, non si giustificano motti di allarmismo e proclami senza alcuna giustificazione ma, soprattutto, privi di fondamento ed evidenza empirica.
Ma andiamo per gradi. Il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri lo scorso 18 aprile azzarda un paragone alquanto inopportuno, sicuramente in linea con la comunicazione mainstream di questo governo, associando infatti i decessi da Covid-19 in Lombardia degli ultimi due mesi ai caduti della Seconda Guerra Mondale nel quinquennio 1940-45. Sino a qui, anche se il paragone risulta sicuramente improprio e “indelicato”, c’è poco da obiettare. Ma dichiarare addirittura che in Lombardia ci siano stati decessi pari a circa 5 volte le persone morte nella Seconda Guerra Mondiale (morti civili per bombardamenti a Milano) – che quindi dovrebbero essere spannometricamente circa 2.000 – non solo lascia perplessi ma induce a riflettere sulla strategia comunicativa di questo governo. Quella che par essere la bieca propaganda del duo Casalino-Conte altro non è che l’ultimo tentativo di questo Governo di minare la credibilità di una delle Regioni più virtuose d’Italia che ha saputo fronteggiare il virus con prontezza e professionalità, e che ha preferito attivarsi celermente, anziché rincorrere le smentite e le dichiarazioni di taluni politicanti. Ad ogni modo ci sarebbero stati altri e ulteriori paragoni da fare, meno inquietanti e allarmisti anche se pur sempre delicati. Quando si parla della salute delle persone non si scherza. Ad esempio: ogni anno l’influenza genera in Italia, fra morti dirette ed indirette (persone con altre complicazioni), circa 10.000 morti. Tenuto conto che in Lombardia vive circa 1/6 della popolazione italiana, possiamo assumere che in Lombardia ogni anno muoiano circa 1.600 persone. Allo stesso modo potremo anche dire (ammesso che abbia un senso come per altro l’accostamento precedente) che ogni anno la normale influenza fa un po’ meno (1.600 vs 2.000) morti in Lombardia della Seconda Guerra Mondiale.
Continuando questa triste rassegna, dovremmo anche considerare che in Italia si contano 26.500 decessi per incidenti (di cui quelli domestici sono una voce preponderante) ogni anno. Quest’anno probabilmente, paradossalmente a causa del lockdown (passiamo più tempo in casa), ci sarà un numero ancora maggiore. Si potrebbe pensare a come ridurre questo numero. Magari stando più tempo sdraiati sul letto/divano o riducendo, con l’home delivery, il numero di volte che si va in cucina per cucinare. Ad ogni modo, le morti per incidenti di competenza della Lombardia (ragionando sempre su 1/6 della popolazione italiana) sono abbondantemente più di 4.000, ma fermiamoci conservativamente a 4.000. Usando la metrica di prima (quella suggerita da Arcuri), potremmo dire che in Lombardia ogni anno muoiono, per incidenti, 2 volte le persone morte nella Seconda Guerra Mondiale a Milano. A questo punto, visto che la situazione di cui sopra sembra essere alquanto preoccupante e il Governo sempre pronto e risoluto nel trovare soluzioni: perché non nominare un gruppo di esperti/pensatori anche per arginare questo problema? Tanto in quanto a task force non ci facciamo ridere dietro da nessuno… Buon lavoro Arcuri!