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La bufala di Trump “amico di Putin”: i “trumpiani” che si sono bevuti la propaganda Dem

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“Se fossi stato ancora in carica, la guerra in Ucraina non sarebbe mai scoppiata”, aveva dichiarato Donald Trump, il 24 febbraio, nel giorno dell’invasione russa. La prima reazione del mondo trumpiano, soprattutto fuori dall’America, è stata quella di completare la dichiarazione: “perché Trump, essendo amico di Putin, non lo avrebbe mai provocato fino a far scoppiare un conflitto”. Nel mondo alla rovescia in cui viviamo, Biden è il “guerrafondaio”, mentre Trump è “amico di Putin”.

Questo, probabilmente, è quanto avete letto e ascoltato in un’infinità di commenti sui social network, sui giornali, nei talk show. I commentatori a favore, chiaramente, rimpiangono l’irenismo di Trump, il presidente che non ha mai combattuto una guerra. I contrari, lo citano per dimostrare che Trump fosse veramente l’uomo di Putin in America. L’ex presidente Usa, che dai social network è bannato (tanto da dover fondare il suo, Truth), si sta invece sgolando, quasi tutti i giorni, per affermare il concetto contrario: con lui presidente, Putin non si sarebbe mai mosso, perché avrebbe avuto il terrore della reazione americana.

La disattenzione (più o meno voluta) regna sovrana nelle cronache di politica estera e del rapporto fra Trump e Putin si parla solo di: scandalo Russiagate (finito in una bolla di sapone), manipolazione delle elezioni americane (su cui indagava la stessa amministrazione Trump), scandalo Ucrainagate (su cui si è imbastito il processo di impeachment: Trump assolto dal Congresso) e la convinzione che Trump e Putin, assieme a Orban e Bolsonaro, alla Le Pen e a Salvini, facessero parte comunque della stessa “famiglia politica”, vagamente definita, sovranista. Una gran confusione di immagini, false convinzioni e definizioni che nasconde il vero ruolo, storico, di Donald Trump ed anche le sue idee attuali sulla politica internazionale.

Uno degli architetti della strategia trumpiana, Matt Pottinger, spiega al Wall Street Journal che nessuno può sapere come si sarebbe comportato Trump in questa crisi mondiale, ma comunque c’era “una genuina imprevedibilità del comportamento del presidente Trump, di cosa avrebbe potuto fare o non fare. E questo ha potuto rallentare i piani di Xi e Putin, più volte di quanto la gente pensi”. Al fianco di una “diplomazia rispettosa al vertice”, c’era l’intenzione di mantenere la superiorità sull’avversario. Nel caso della Russia, Pottinger cita: l’opposizione al gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2, la dura negoziazione sul New Start (per la riduzione degli armamenti nucleari), la fornitura di aiuti militari all’Ucraina, l’espulsione di diplomatici russi accusati di spionaggio, le sanzioni economiche. Da notare: Biden ha ridotto o annullato tutti questi strumenti, essendo contrario alle sanzioni sul Nord Stream 2, avendo interrotto le forniture di armi all’Ucraina fin proprio al giorno prima della guerra ed avendo concluso subito la trattativa sul New Start, “concedendo subito il rinnovo di cinque anni, come Putin chiedeva”.

Il primo di marzo, sul suo sito, Trump pubblicava una dichiarazione in cui smentiva categoricamente la percezione dei suoi rivali e simpatizzanti distratti: “I RINO (Repubblicani solo di nome), i Guerrafondai e i Fake News Media continuano a mentire palesemente e a travisare le mie osservazioni su Putin perché sanno che questa terribile guerra condotta contro l’Ucraina non sarebbe mai avvenuta sotto la mia sorveglianza”. Nel suo discorso alla Cpac, la conferenza annuale dei conservatori, Trump aveva vantato di essere l’unico presidente durante il cui mandato i russi non avevano mai invaso un altro Paese: sotto lo sguardo di Bush, infatti, avevano attaccato la Georgia, sotto quello di Obama avevano annesso la Crimea.

Sulla Nato si dice troppo spesso che Trump avrebbe voluto scioglierla (lo ha anche minacciato più volte, quando entrava in conflitto con gli alleati europei). Ma l’esito del suo pressing continuo è stato positivo per l’Alleanza: “La gente dimentica così rapidamente, con l’aiuto delle fake news, che sono stato io a convincere 20 dei 28 Paesi Nato insolventi a iniziare a pagare i soldi che dovevano per ricostruire una Nato in difficoltà. Nessuno sapeva che le cose sarebbero accadute così rapidamente, ma la Nato era povera ed ora è ricca”, dichiarava il 16 marzo. Piuttosto, l’8 marzo, ricordava ancora la mancanza di volontà degli europei a collaborare allo sforzo della guerra economica contro la Russia: “È appena arrivata la conferma che la maggior parte dell’Europa non si allineerà agli Stati Uniti sul boicottaggio del petrolio e del gas russi. Come al solito gli Stati Uniti saranno lasciati soli, sfruttati dall’Europa, mentre noi li difendiamo, mentre leggiamo nelle fake news come tutti si sono uniti sotto Biden per combattere la Russia”.

Intervistato su Fox Business, l’ex presidente repubblicano ha calcato la mano, per suggerire quale sarebbe stata la sua linea d’azione con Putin: “L’ho sentito usare spesso la parola con la “n”, la parola nucleare. Al che noi diciamo ‘oh, è una potenza nucleare’. Ma noi siamo una potenza nucleare più grande. Abbiamo i più grandi sottomarini del mondo, le macchine più potenti mai costruite”. All’amministrazione Biden, se solo potesse, suggerirebbe: “Dovresti dire: ‘Guarda, menziona ancora una volta quella parola e li invieremo lì (i sommergibili lanciamissili nucleari, ndr), facendoli andare avanti e indietro, su e giù per la tua costa”. Perché: “non puoi lasciare che questa tragedia continui. Non puoi lasciare che queste migliaia di persone muoiano”. Ma Trump non può suggerire la sua linea, non può neppure rivolgersi al pubblico, se non con le interviste, con i proclami pubblicati sul suo sito e negli eventi a cui partecipa di persona. Mentre nel suo stesso social network, Truth, nella versione italiana, uno dei video più condivisi di queste settimane è il discorso di Putin allo stadio Luzhniki di Mosca, tradotto. Giusto per ribadire che Trump e Putin sono “la stessa cosa”.