I nuovi mostri sono tra noi, i nuovi mostri siamo noi. Assuefatti, mutanti. Il Covid colpa nostra, di noi umani che non rispettiamo il pianeta, la natura, le congiunzioni astrali. Noi umani occidentali, sia chiaro, la Cina massimo inquinatore mondiale e inventore del virus non c’entra. Come sostiene quell’oroscopista in fama di intellettuale, certo Zakaria, “uno dei 21 più influenti al mondo”, e figurati gli altri, che intervistato dal Tg1 grillino fa il salto della quaglia e dice – più o meno – che il Covid è colpa nostra e bisogna votare Biden anche se poi i seguaci di Trump usciranno ad ammazzare tutti perché loro sono così. E chi lo intervista che, invece di fargli il gesto del matto, si agita forse, chissà, fremendo di piacere. Ma no, Zakaria, il virus non si deve a una punizione del naturalismo magico, è una creazione cinese, sfuggita o liberata da un laboratorio cinese, occultata dalla dittatura comunista cinese, capace di giovare alla economia del capitalismo comunista cinese, utile a frantumare quel che resta della coesione nazionale in Europa, da cui il neocolonialismo cinese.
La Cina come vittima anziché carnefice organizzato. Povera Cina, d’accordo non sarà una perfetta democrazia ma bisogna capire, l’America è peggio, l’Occidente è peggio, vedi come hanno saputo domare la pandemia, truccando i dati, occultando i morti, e perché noi no? Guai a sparlare della Cina, vi piaccia o non vi piaccia siamo, saremo roba sua, la Cina è vicina, è arrivata, tanto vale capirlo e gioirne.
Altre creature orrende, zombie, mostri che mangiano. Il Covid oggetto misterioso, del quale dopo un anno non si sa niente ma va bene così, deve andare così, i virologi si sono dimostrati una categoria di mostri anche loro, famelici di notorietà stracciona, si mangiano a vicenda, e intanto nessuno sa, capisce, prevede, provvede; il vaccino è un anno che è imminente ma non si vede, adesso dicono forse a metà anno prossimo, la comunicazione affidata a una coppie gossippare, e c’è uno in fregola che rilegge, che fa suo il delirio di una sconosciuta tutta felice di gustarsi lo spettacolo dei malati che cascano come mosche, popcorn e cassa di birre, “come in Svezia”. Ma in Svezia di morti ce n’è pochi e picca, le mascherine non servono, più le impongono e più i contagi salgono, ma i contagiati non sono malati, sono asintomatici e la nuova moda è andare in televisione o su internet e dire: “Sono malato ma non lo sapevo, mi sento benissimo, scoppio di salute”. Un bell’applauso. E di questo si morirebbe? I soliti zelanti da regimetto, le popstar spedite nella grande mangiatoia di Sanremo, dicono in cambio che questa sarebbe la morìa più grande dell’umanità, ma se vai a vedere i dati, ufficiali, dell’Istituto Superiore di Sanità, trovi che l’età media gira sugli 82 e per pazienti con almeno tre o quattro patologie pregresse, tanto fragili che un raffreddore bastava a stroncarli. Ma i tipetti in fregola insistono con la loro curiosa propaganda autopromozionale, mettono la foto con l’amico Conte che non potrebbe dir meglio, coscienze civili che parcheggiano serene a cavallo dei posti per disabili e, interpellati, non rispondono, bloccano i molesti.
I nuovi mostri alimentano la propaganda di stato: tutti felici per i lockdown a pioggia, tutti grati, riconoscenti ma il cronista insiste nei suoi piccoli esperimenti sociali e trova una realtà lunare: “Che palle ‘sta mascherina”, butto là alla cassa del supermercato ed è un boato, un muggito di esasperati, non parlarmene, mi sono rotto i coglioni, non serve a niente, lo fanno solo per calcolo politico. La fatidica gente non sarà informata, avrà anche un’idea approssimativa dei meccanismi di potere ma il succo lo coglie e il succo è quello che ha fatto intendere Franceschini: “Tanto il lockdown ci sarà e abbiamo vinto noi”. Per dire inutile discutere e Conte ormai è cotto. La logica della guerra da scuola media e il noi sarebbero lui che dà la scalata al Pd e quell’altro, Speranza, l’oscuro funzionario di Politburo che fa un libro per dire che guariremo e il giorno stesso dell’uscita lo fa ritirare perché deve dichiarare che il contagio è inarrestabile e pretende nuove chiusure totali. Al Festival dell’ottimismo il nostro primo ministro si presenta e dice che, la situazione andando al precipizio, è necessario bloccare tutto, che è la catastrofe. E qui siamo ai nuovi mostri come commedia grottesca e un tantino sinistra.
Più truci e trucidi i mostri che girano tranquilli staccando le teste dal collo. Ma niente panico, sono incidenti di percorso che peraltro “ci siamo cercati” e guai a chi li chiama col loro nome, è un razzista, uno che non distingue, uno che fomenta, il vero tagliagole è lui. Ha detto il ministro di polizia Lamorgese, una che solo in quest’epoca di nuovi mostri può stare ancora dove sta: “Ma la Tunisia mica ci aveva avvertito”. Decapitano a giorni, a ore ma l’antidoto o se preferite il vaccino è ottimo e abbondante: gessetti, lagne in girotondo e “siamo tutti professori, comici”, tutti per dire non ce ne può fregare di meno. Del resto, neppure all’inquilino del Vaticano può importare meno.
Questo Occidente ha preso e dato tutto, ha inventato la filosofia e l’arte, la cultura e l’eresia, le guerre di religione e la laicità, il comunismo e il liberalismo, gli -ismi e il nichilismo, l’inquisizione e il culto del dubbio, le guerre totali e le paci perenni, gli stati nazione e i sovrastati che li stritolano, ha creato la letteratura, la scienza, la musica eterna, il rock, la tecnologia, l’inquinamento selvaggio e la tecnologia migliore che argina la tossicità, le malattie moderne e le medicine che le combattono, e altre malattie, altri modi di morire e altri farmaci e rimedi in una corsa forsennata, indomabile. Adesso sembra impotente, impantanato, ha escogitato le macchine che dovevano renderci la vita più bella, più facile ma un virus, un mostro cinese, si è messo di mezzo e le macchine servono a dividerci, ad alienarci, a sconfiggerci; il resto lo fanno i tagliagole che non bisogna discutere, né fermare, né vedere. Le città sono conquistate, le statue sbriciolate, i musei distrutti, le coscienze imbavagliate. Per le strade, eserciti di maschere avanzano compatti in un presente oltre l’incubo, niente sorrisi, niente volti, solo occhi tutti uguali, solo maschere, siamo maschere, non più umani, maschere sopra maschere. Non si trova più niente da difendere, né il rock, né l’aria che respiriamo, né i nostri occhi, né la laicità, né la religiosità fondativa, né la nostra spiritualità. L’Occidente ha perduto, è perduto…