Ci siamo di nuovo. Arriva il Dpcm e torna in tv il nostro premier Giuseppe Conte.
Sono state emanate le nuove misure per far fronte a questa nuova fase della pandemia. Ebbene se queste sono le misure, facciamocele andare bene. Non solo noi cittadini, ma anche voi signori del Governo. Fatevele andare bene.
Perché se le avete emanate, lo avrete sicuramente fatto a ragione veduta, sulla base non solo dei dati attuali, ma di tutto ciò che dalle tendenze attuali si può estrapolare per il futuro.
Non dobbiamo insegnarvi certo, signori del Governo, che gli effetti di questi provvedimenti non si vedranno per un paio di settimane e che in questo periodo i casi rilevati continueranno ad aumentare secondo la stessa curva.
Inoltre, per quanto severe e penalizzanti per molte attività economiche, queste misure non rappresentano un lockdown, come lo abbiamo conosciuto in primavera. Non dobbiamo certo spiegarvi noi, signori del Governo, che quindi la diffusione del virus continuerà a crescere anche dopo.
Tutto questo lo sapete e ne avete senza dubbio tenuto conto. Siamo tutti d’accordo, quindi – noi cittadini e voi Signori del governo – che quanto è stato predisposto rappresenta un equilibrio sostenibile in futuro e che non ci saranno necessità di ulteriori giri di vite.
Perché se fosse necessario un regime più duro è chiaro che ce lo avreste detto oggi. Non avrebbe alcun senso che aspettaste che i casi divenissero cinque o dieci volte quelli attuali per applicare misure di contenimento che sarebbero più efficaci se introdotte subito.
Va da sé, signor presidente del Consiglio e signori del Governo, che ci rivediamo a maggio, quando torna la bella stagione, e che di qui ad allora non ci aspettiamo altri Dpcm che riducano ulteriormente la libertà personale e la libertà economica. Nei prossimi mesi ci aspettiamo solamente, nel caso, misure di efficientamento sanitario.
Abbiamo capito bene, vero?
Non è che tra poco esce un altro Dpcm? Non è che ci ritroviamo nuovamente in un “film” in cui l’intero Paese attende costantemente il capo del Governo affacciarsi da Piazza Venezia, per dirci, ogni pochi giorni, a chi dobbiamo stavolta “spezzare le reni”? Se ai ristoratori, se ai baristi, se ai parrucchieri, se agli insegnanti di fitness, se ai professionisti dello spettacolo, se ai piccoli commercianti, se alle famiglie che celebrano i compleanni, se ai “runner”.
Perché è questa “mussolinizzazione” della presidenza del Consiglio che è la vera “distopia”. E’ di questa rituale celebrazione del “comando” che dobbiamo avere paura – di questa valenza profetica e salvifica del Governo, di questa ebbrezza data dal potere conferito a pochi uomini di decidere sulla vita e sul lavoro di tutti, di distruggere oppure di risparmiare “generosamente”.
Ci rivediamo a maggio, vero, Signori del governo?