Paolo Gentiloni, commissario europeo per gli affari economici e monetari, ha rilasciato a Die Welt una intervista (qui la traduzione) rivolta al pubblico tedesco, per dire la sua sulla trattativa del Recovery Fund.
All’intervistatore tedesco che gli fa notare come, se tutto va bene, “i soldi del fondo giungerebbero al più presto nell’autunno del 2021”, Gentiloni risponde col solito argomento delle aspettative: “Se gli Stati membri concordano su un potente piano di ricostruzione, ciò creerà fiducia in molte economie e tale fiducia da sola può aiutare l’economia europea a riprendersi più rapidamente”. Prosegue, spiegando che tali aspettative si baseranno “sulla rapidità con la quale gli Stati membri che desiderano ottenere soldi dal fondo presenteranno i propri piani di riforma e investimento”. Cioè, sino all’autunno del 2021 se tutto va bene, dei soldi sentiremo l’odore e di riforme ci sfameremo. E lo dice il commissario europeo per gli affari economici e monetari.
Dell’unico programma che egli dice disponibile nell’autunno 2020, il SURE, specifica di non conoscere: la lista completa dei Paesi richiedenti, le somme specifiche richieste, se vi parteciperanno Francia Germania e Paesi Bassi, il criterio per la distribuzione dei fondi. Di fronte allo stupore dell’intervistatore tedesco per la modestia delle cifre a disposizione, risponde serafico che “i 100 miliardi dovrebbero essere sufficienti”.
Naturalmente, egli si dice ottimista che se Merkel “accelera un compromesso, possiamo raggiungere un accordo questo mese”, ma nel dir questo praticamente scarica l’onere sulla cancelliera. Anzi, alla cancelliera egli fa una fretta dannata: “Il tempo è poco. Invito pertanto tutti gli Stati membri ad avviare negoziati nella prossima settimana, pronti a scendere a compromessi”. Dichiara che “le cifre attuali sulla disoccupazione nascondono la vera portata della crisi” e descrive un autunno economico 2020 tragico, in cui “minacciano molti fallimenti nei settori più colpiti, di conseguenza, molte persone possono perdere il lavoro”. Butta lì che “nessuno sa come si svilupperà l’infezione nei prossimi mesi e questo ci preoccupa tutti”, al punto che l’intervistatore gli chiede se egli si riferisca ad una seconda ondata di infezioni, costringendo il nostro alla retromarcia: “Il rischio maggiore sono gravi focolai locali”.
Perché il problema del nostro non è la pandemia. Il problema del nostro non è nemmeno la crescita economica generale, dato che “Danimarca, Polonia, Svezia o Germania sembrano superare meglio la crisi”. E forse nemmeno che, contemporaneamente, “in Italia, Francia e Spagna, l’economia crolla dal 10 all’11 per cento”. No, ciò che lo terrorizza è la divaricazione. Egli è terrorizzato perché “i Paesi dell’Eurozona si stanno sviluppando economicamente ancora più separati l’uno dall’altro di quanto previsto ancora in primavera”.
E uno pensa: sarà terrorizzato per le conseguenze sociali, bancarie, di ordine pubblico, per gli imprenditori italiani che si suicideranno, per i bambini italiani che resteranno senza casa. Ma neanche a parlarne. Gentiloni è terrorizzato perché: “Ciò da cui abbiamo sempre messo in guardia è ora confermato: la recessione da Covid minaccia di distruggere la zona euro”.
Eureka. Siamo stati sepolti, negli scorsi mesi, da dichiarazioni di politici e giornalisti di ogni Paese, che gridavano: ‘il Covid mette a rischio il mercato unico’. Potremmo citare La Stampa (“Il rischio di distruggere il mercato unico”), La Repubblica (“Salvare il mercato comune europeo è interesse di tutti”), Von der Leyen (“Si nous n’agissons pas de manière déterminée, nous verrons des distorsions croissantes sur le marché unique”), Scholz (“Le fondement économique de notre prospérité est le marché intérieur européen”), Merkel (“evitare che il coronavirus disfi il mercato unico”), Prodi (“Oggi l’Europa si presenta come una nuova grande patria in un momento in cui l’operare in un grande mercato domestico è diventato condizione necessaria per la sopravvivenza”), Amendola (“combattiamo una recessione che non deve produrre disparità, pena la disgregazione e la competitività del mercato unico”), Vittorio Grilli (“Ora tutti i Paesi, non solo la Germania, tutelando l’integrità della Ue intendono salvaguardare anche il mercato comune”), Charles Michel (“il buon funzionamento del mercato interno, che garantisce la prosperità, dipende dalla capacità dei 27 Stati membri di rilanciare le loro economie”), Conte (“Noi stiamo lavorando per preservare il mercato interno”) e decine e decine di altre. Sopra tutti, Macron: “Il mercato unico avvantaggia alcuni degli stati o delle regioni più produttivi, perché producono beni che possono vendere ad altre regioni. Se abbandoniamo queste regioni [in difficoltà per il Covid], se lasciamo cadere parte dell’Europa, tutta l’Europa cadrà”.
Ma no, miei cari, la recessione da Covid non minaccia il mercato unico, ce lo ha spiegato Gentiloni: “La recessione da Covid minaccia di distruggere la zona euro”. Che è cosa ben diversa.
Certo, Draghi considera l’Euro necessario a tutelare al massimo grado il mercato unico delle merci, dei servizi e dei capitali: ciò che lo stesso Draghi pretende di considerare come il vero obiettivo della moneta unica; lo ha detto a Lubiana, ripetuto a Francoforte e ripetuto ancora nel suo discorso di congedo a Sintra. Ma sono disposti gli olandesi a trasferire trilioni ai Paesi del Mediterraneo, pur di continuare ad avere insieme l’Euro ed il Mercato Unico? Manifestamente no. Ed i tedeschi, preferirebbero aggiungere ad una propria rivalutazione i contro-dazi italiani? Crediamo proprio di no. Al punto che troviamo Barbara Spinelli preoccuparsi che la situazione attuale venga superata, non dalla parte dell’unione politica che lei sogna, bensì dalla parte della fine della zona euro dentro il mercato unico, con ancora ben vigenti tutte le “regole fissate a partire dagli anni ’80, nella politica industriale e nel mercato del lavoro”, che lei certo non ama.
Barbara Spinelli avrà di che consolarsi: la sopravvivenza del mercato unico garantirebbe la libera circolazione delle persone e delle merci… ma la distruzione della zona euro terminerebbe la libera circolazione dei capitali. Di questo, il commissario europeo per gli affari economici e monetari ha voluto avvertire i tedeschi. Parlando abbastanza chiaro, per una volta. Perciò valeva la pena leggerlo.