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La strana idea di “normalità” di Alberto Negri

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“Gli Stati Uniti non sono un Paese normale”, è questo il titolo dell’articolo pubblicato il 4 giugno da Alberto Negri su il Manifesto. Neanche a dirlo, a fare degli Stati Uniti un Paese “anormale” sono la gestione del presidente Trump della sua visita in Gran Bretagna e l’offerta del segretario di stato Mike Pompeo all’Iran di aprire un negoziato diretto. Offerta poi rispedita al mittente perché, attualmente, non ci sono le condizioni, dato che – come affermato da Pompeo – l’Iran non si comporta da Paese normale.

Ora, non vogliamo entrare nel dettaglio delle invettive di Negri contro gli Stati Uniti e contro il presidente Trump. Sono sue considerazioni, da cui è sempre facile dissentire, ma che comunque vanno rispettate. Ciò che ci importa rilevare è che lo stesso Negri che accusa gli Usa di non essere un Paese normale, non è mai arrivato a simili conclusioni rispetto a Paesi verso i quali esprime tutta la sua passione, in primis la Repubblica Islamica dell’Iran.

Quindi le domande che poniamo al lettore sono: è “normale” l’Iran del 2019? È normale un Paese retto da una teocrazia, i cui reali poteri non sono in mano alle “istituzioni democratiche” ma a quelle parastatali (Guida Suprema, Fondazioni religiose, Pasdaran)? È normale un Paese il cui apparato militare è dominato da una milizia pretoriana votata alla jihad, piuttosto che da un esercito nazionale? È normale un Paese in cui la vita della donna e la sua testimonianza valgono legalmente metà di quella dell’uomo? È normale un Paese che impone il velo alle bambine di sette anni e che considera legale il matrimonio delle adolescenti, sin dall’età di tredici anni? È normale un Paese che, pur essendo membro dell’Onu, nega la vediricità dell’Olocausto e non si fa problemi a scendere in piazza gridando alla morte degli Stati Uniti, di Israele e di tutto l’Occidente? È normale un Paese che, piuttosto che avere relazioni diplomatiche normali con i suoi vicini, decide di riempire la regione mediorientale di milizie paramilitari, allo scopo di esportare il khomenismo? È normale un Paese che, pur essendo membro del trattato NPT di non proliferazione nucleare – e quindi ha diritto all’accesso al nucleare pacifico senza problemi – decide di portare avanti un programma nucleare clandestino? È normale un Paese in cui la figura più potente, la Guida Suprema, emette editti religiosi (fatwe), che vietano alle donne di portare la bicicletta in pubblico, che non riconoscono i diritti della minoranza Baha’i, ma che invece legittima coloro che invocano gli spiriti (fatwa del 2013)? È normale un Paese che condanna a 30 anni di carcere e centinaia di frustate gli avvocati indipendenti che difendono i prigionieri politici?

La nostra risposta è chiara se netta: no. Questo non è un Paese normale. E pensare di normalizzarlo, trattandolo da pari, era e continua ad essere una semplice illusione di una casta di intellettuali occidentali che, piuttosto che difendere i valori di libertà con i quali sono stati cresciuti, preferiscono credere nelle favole, o abbardarsi con copricapi colorati e farsi scortare per i negozietti di Teheran…