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La Tav va, lentamente ma va avanti: quando lo spin ha le gambe corte

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Tutto spin quello di sabato scorso del presidente del Consiglio Conte, che su Facebook, allegando lo scambio di lettere con i vertici di Telt, la società mista italo-francese incaricata di realizzare l’opera, ha venduto ai lettori, ed elettori cinquestelle, un grande successo: che dietro suo invito “ad astenersi, con effetti immediati, da qualsiasi ulteriore attività che possa produrre ulteriori vincoli giuridici ed economici per lo Stato italiano con riguardo ai bandi di gara”, la Telt ha confermato che “i capitolati di gara non partiranno senza l’avallo del mio Governo e del Governo francese e che, al momento, si limiteranno esclusivamente a svolgere mere attività preliminari, senza alcun impegno per il nostro Stato”.

Il premier, in realtà, non ha ottenuto alcun rinvio della pubblicazione dei bandi, come invece si potrebbe evincere dal suo post, in cui si destreggia abilmente nelle pieghe della nostra lingua. In questa fase, “con riguardo ai bandi di gara”, semplicemente non c’erano “ulteriori vincoli giuridici ed economici” da cui astenersi. E le “mere attività preliminari” sono gli “inviti a presentare candidatura” a cui il cda di Telt ha dato ieri via libera, come preannunciato sabato, e che bandi o non bandi, avviano la procedura di affidamento dei lavori.

Quasi come provocazione, sia il vicepremier Salvini che il ministro dei trasporti francese Elisabeth Borne parlano di “bandi di gara”: “Come aveva auspicato la Francia, questo cda ha permesso di lanciare i bandi di gara necessari al proseguimento del cantiere. Questo permette sia l’avanzamento del progetto, sia la tutela dei finanziamenti europei, nonché il rispetto del tempo di riflessione auspicato dal governo italiano”.

Come spiegavano i vertici di Telt nella loro lettera di risposta a Conte, infatti, un “nuovo rinvio” dei bandi di gara oltre il mese di marzo avrebbe comportato la perdita delle sovvenzioni europee, di cui la stessa società avrebbe dovuto rispondere per inadempienza. E quindi, informavano che “in assenza di atti giuridicamente rilevanti che comportino istruzioni di segno contrario”, il cda avrebbe autorizzato la pubblicazione degli “inviti a presentare candidatura”.

Quello che il premier ha “ottenuto” è ciò che è comunque in genere previsto nelle procedure di affidamento, e cioè la cosiddetta clausola di dissolvenza, “la facoltà per la Stazione appaltante (Telt, ndr) in qualunque momento di non dare seguito alla procedura”, senza oneri ulteriori.

Certo, prima dell’affidamento dei lavori passeranno sei mesi, nei quali il governo italiano potrà ridiscutere quanto vuole il progetto con quello francese e la Commissione europea, ma intanto, che si chiami bando, invito o avviso, ciò che ha deciso il cda di Telt ieri equivale all’avvio della procedura di affidamento, non poteva essere altrimenti e la lettera di Conte è stata ininfluente.