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La vera sfida per il ministro Cartabia: smantellare il “Sistema” denunciato da Palamara e Sallusti

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È giunta la fine del totoministri. Nella serata di venerdì scorso, il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi ha sciolto la riserva e accettato formalmente l’incarico, comunicando la lista dei ministri. Tra questi, come ministro della giustizia, il nome di Marta Cartabia: ex presidente della Corte costituzionale, nelle ultime settimane tra i nomi più accreditati non solo in qualità di ministro, ma anche nella rosa dei papabili premier per un governo di transizione, prima della definitiva scelta ricaduta sull’ex numero uno della Bce. 

A differenza del precedente ministro Alfonso Bonafede, tanto per intenderci colui che confondeva la responsabilità dolosa con quella colposa, la personalità di Marta Cartabia ha diversi indiscutibili punti a favore: già professoressa universitaria, ha ricoperto il ruolo di giudice costituzionale dal 2011 al 2019, nonché prima donna alla guida della Corte.

Ma le sfide da affrontare non sono poche. Oltre alla già richiesta riforma della giustizia civile, sul tavolo sono presenti numerose questioni relative al problema carceri, alla prescrizione, alla separazione delle carriere ed alla riforma del Csm.

Il neo ministro potrebbe iniziare a muovere i primi passi in sinergia con il Pd, che da tempo sta cercando di rimettere in campo la legge di riforma dell’esecuzione penale dell’ex guardasigilli, oggi ministro del lavoro, Andrea Orlando, lasciata nel cassetto da Bonafede.

Ma la vera partita si gioca sulla magistratura, sicuramente il tema più insidioso. È urgente trovare una soluzione efficace per smantellare il “Sistema” denunciato da Luca Palamara nel libro best seller scritto insieme ad Alessandro Sallusti, da cui emerge chiaramente il ruolo che la magistratura associata – in particolare Magistratura Democratica, la corrente di sinistra – ha avuto nel deviare il corso della vita politica italiana degli ultimi vent’anni.

La strategia vincente di Palamara consisteva nel mediare, nel cooperare, nel reggere gli equilibri senza cadere mai, garantendo di fatto la sopravvivenza del “Sistema” e contrastando in ogni modo le riforme della giustizia indesiderate dalle correnti: “io ero il protettore del sistema correntizio che a maggioranza era su posizioni politiche e ideologiche di sinistra in conflitto con le destre di Silvio Berlusconi”, spiega l’ex magistrato.

Sotto le incalzanti domande di Sallusti, Palamara descrive per filo e per segno tutte le nefandezze compiute in quegli anni dalla magistratura associata: nomine pilotate, negoziazioni notturne, campagne politiche. Uno spaccato che racconta non solo tutto ciò che è successo ai vertici della magistratura, ma anche i legami con esponenti politici, passando addirittura per il Quirinale.

Vorrà il ministro Marta Cartabia, forte del suo eccellente curriculum, mettere mano al problema, smantellare il “Sistema” denunciato da Palamara, oppure preferirà nascondersi dietro il capro espiatorio, sprecando l’ennesima occasione?